Il legame tra gli italiani e il risparmio continua ad essere irrisolto. L’aggiornamento del rapporto Assogestioni- Censis mostra una metà del Paese preoccupata per la gestione del patrimonio. Come e con quali soluzioni aiutarla
Potrei, ma non oso
L’aggiornamento del quarto rapporto Assogestioni-Censis ha messo in luce ancora una volta il legame ambivalente che sussiste fra italiani e risparmio. Per la metà del campione delle famiglie, infatti, la gestione del patrimonio è fonte di preoccupazione. Un dato che non può troppo sorprendere visto l’incessante aumento delle fonti d’incertezza.
Contesto macroeconomico, rapporti di forza nello scacchiere globale, demografia e trasformazione digitale e ambientale. I punti di equilibrio che hanno contraddistinto l’ultimo decennio sono in via di ridefinizione. Si va dall’instabilità geopolitica, al futuro del lavoro con l’avvento dell’intelligenza artificiale. E, guardando più vicino, dai pensieri sul futuro previdenziale, all’inflazione con il suo potenziale di distruzione di valore.
Le risposte date dai risparmiatori nel sondaggio Censis riguardanti quest’ultimo fenomeno fanno emergere un famigerato moltiplicatore d’incertezza: lo scarso livello di alfabetizzazione finanziaria. Ben il 40% degli intervistati non è stato in grado di rispondere ad una domanda di base sull’effetto dell’innalzamento dei prezzi. E, com’è noto, il sonno della ragione genera mostri.
Non mancano però segnali positivi. Guardando ai mercati, nel 2023 ha sorpreso in positivo la resilienza della crescita, negli Stati Uniti ma non solo. C’è poi per il 2024 la prospettiva di un inizio del percorso di taglio dei tassi da parte di Federal Reserve e Bce che potrebbe significare un’ulteriore ripresa del mercato obbligazionario, a cui dedichiamo il dossier di questo numero.
Inoltre, guardando ai risparmiatori, si nota l’interesse dei più giovani verso le principali tematiche economico-finanziarie, testimoniato dai risultati – approfonditi nelle pagine intere al numero – dell’iniziativa a loro dedicata da Assogestioni in collabora- zione con Will Media. Un interesse da coltivare affinché l’attuale fase non si trasformi in un’occasione persa, con un appiattimento su soluzioni d’investimento eccessivamente prudenti e concentrate o con un immobilismo totale di fronte a quella che Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, definisce “ansia da risparmio”.
Alcuni dati forniti dall’ufficio studi dell’Associazione fanno riflettere in questo senso. Nel quarto trimestre del 2023 i deflussi dai fondi aperti sono stati superiori complessivamente agli 8 miliardi, mentre l’effetto mercato sul patrimonio è stato del +4,5% in soli tre mesi. La correzione di questo movimento asincrono fra performance e raccolta deve essere al centro degli sforzi della catena del valore del risparmio, ma non solo. Gli effetti positivi di un’allocazione responsabile capace di guardare al lungo periodo e all’economia reale non riguardano, infatti, solo le disponibilità finanziarie e gli obietti- vi dei risparmiatori, ma coinvolgono l’intero tessuto produttivo.
L’equazione però è notoriamente di difficile soluzione. Come combinare ritorno dei tassi d’interesse, deglobalizzazione, invecchiamento della popolazione, rivoluzione tecnologica, lotta al cambiamento climatico e sostegno all’economia reale in un portafoglio d’investimenti è la sfida che si trovano di fronte professionisti della finanza e risparmiatori. Proprio la ricerca di nuovi equilibri è il tema del Salone del Risparmio 2024 che si terrà dal 9 all’11 aprile. Un momento cruciale per disegnare il domani e rendere ancora una volta concreto lo slogan dell’evento più importante dell’industria del gestito italiano: “Il futuro ha un grande futuro”.
Jean-Luc Gatti