Una gestione attiva per vincere la volatilità
Savatteri (T. Rowe Price): "In un contesto caratterizzato da estrema incertezza è importante seguire una strategia in grado di generare alpha. Le migliori opportunità? Tra gli emergenti"
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Il 2019 promette di essere un anno dalla elevata volatilità. Che non si tradurrà necessariamente in mercati ribassisti. Certo è che il rischio recessione negli Usa, unito alle incertezze geopolitiche, favorirà un contesto di “straordinaria” instabilità. In ogni angolo del globo. E se da un lato le asset class rischiose continueranno a essere le sole a garantire un rendimento accettabile, dall’altro lato gli investitori dovranno riposizionarsi per proteggere il portafoglio da possibili scossoni. “Periodi attesti di elevata volatilità potrebbero indurre gli investitori a interrogarsi sull’asset allocation – conferma Bertrand Cliquet, portfolio manager del fondo Lazard Global Equity Franchise – A nostro giudizio è probabile che nei prossimi anni i benchmark azionari non saranno più tanto remunerativi. Quindi, per proteggere il capitale e ottenere rendimenti accettabili, gli asset allocator dovrebbero cominciare ad adottare un approccio differente”.
Il contesto
Un’economia Usa a fine ciclo è tra i principali fattori di rischio del 2019. Segnali di recessione evidenti ancora non ci sono. Tuttavia, l’impatto degli stimoli fiscali negli States sta svanendo. Inoltre, la crescita cinese e le sue importazioni stanno rallentando, colpendo esportatori come il Giappone, la Corea del Sud, Taiwan e la Germania. E anche se alcuni rischi sono andati attenuandosi (è il caso della Fed, che a inizio anno ha annunciato la scelta di sospendere il ciclo di normalizzazione dei tassi di interesse), un incremento della volatilità nei prossimi mesi non è da escludersi.
Protezione a basso costo
“In questo contesto, un primo livello di difesa del portafoglio è rappresentato dalla riduzione graduale dell’esposizione agli asset rischiosi – consiglia Stéphane Monier, chief investment officer di Banque Lombard Odier & Cie – Il secondo livello di difesa, invece, riguarda la volatilità. I livelli di volatilità implicita, misurati dal Vix, si sono più che dimezzati dopo il picco del mese di dicembre. Inoltre, per la prima volta in quasi un anno, l’attuale volatilità implicita sull’Eurostoxx è inferiore a quella dell’S&P500. Questo si traduce nel fatto che adesso è relativamente economico acquistare una certo grado di protezione contro la volatilità futura”. Visto il trend rialzista di quest’anno, per molti investitori potrebbe avere senso acquistare strumenti capaci di proteggere il portafoglio qualora i mercati dovessero cambiare radicalmente direzione nei prossimi mesi. In questo modo si assicurerebbero i guadagni già realizzati in questi primi mesi del 2019.
Il paradosso della diversificazione
Più in generale, Cliquet di Lazard Asset Management ritiene che gli investitori debbano focalizzarsi maggiormente sul rischio assoluto, anziché su quello correlato al benchmark e considerare un approccio concentrato, orientato a un rendimento assoluto indipendente dall’indice di riferimento. “Gli investitori dovranno concentrarsi sulle società giuste, con valutazioni corrette, un’immagine di elevata qualità e utili più prevedibili – sottolinea Cliquet – Le imprese che godono per loro stessa natura di una posizione dominante all’interno del proprio mercato, in settori con significative barriere all’aumento della quota di mercato, risultano essere meno esposte alla volatilità. Occorre diversificare in modo ragionevole e non semplicistico. Per assurdo, un portafoglio altamente diversificato può essere più rischioso di uno concentrato”, conclude.