Tensioni Usa-Iran: i fondi in pole per cavalcare i rally dell’oro
Secondo il gestore l’aumento del prezzo dell’oro è più un riflesso della possibilità di rendimenti reali più bassi che di un rischio di guerra in aumento
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Al momento c’è una sola certezza riguardo l’anno appena iniziato: il rischio geopolitico ci accompagnerà per tutti i 12 mesi. Il nuovo fronte aperto da Trump il 3 gennaio con la morte del generale Soleimani ha già incontrato le prime reazioni concrete da parte delle Autorità iraniane e ciò che si teme è un’escalation nelle relazioni bilaterali. Massimo De Palma, responsabile team multi asset Italia di Gam (Italia) Sgr, si dice convinto che azioni e credito, per quanto i multipli siano elevati, continuino ad avere nello scenario attuale le prospettive di rendimento migliori, ma sottolinea come, in ottica di portafoglio, proprio le alte valutazioni impongono un’attenzione ancora maggiore ai fattori che potrebbero far deragliare il sentiment positivo di mercato.
“Più in concreto – mette in guardia -, è opportuno dare rappresentanza in portafoglio a strumenti che abbiano due caratteristiche fondamentali: la prima è ovviamente quella di reagire positivamente in caso di avvitamento sui vari fronti aperti; la seconda, meno banale, è il fatto di avere un basso costo di carry, ovvero che la copertura non sia troppo onerosa in funzione del solo scorrere del tempo”.
Secondo De Palma un esempio di questa problematica è l’investimento sulla volatilità, molto efficace in caso di correzione di mercato, ma in genere molto costosa per via di premi da pagare (in caso di opzioni) o rinnovo dei futures. “All’interno delle nostre strategie multi asset consacriamo una sezione di portafoglio, chiamata ‘Protezione’, proprio a strumenti che rispettino entrambe le caratteristiche menzionate”, afferma.
Nella fattispecie della crisi iraniana, a detta dell’esperto, il greggio costituisce una copertura diretta, dato il timore di shock dal lato dell’offerta. “I metalli preziosi, in particolare l’oro, hanno il pregio di rispondere bene non solo in questo caso, ma più in generale ove tornassero in auge rischi geopolitici (Usa vs Cina?); l’investimento in questo caso può essere condotto anche tramite azioni del comparto aurifero, tenendo presente che hanno una reattività maggiore, in positivo e in negativo, rispetto all’andamento del sottostante”.
Le obbligazioni indicizzate all’inflazione possono essere un ulteriore veicolo di copertura: “Timori di conflitto possono avvantaggiare i governativi in generale, ma un’eventuale ascesa del prezzo del petrolio potrebbe rinvigorire le attese d’inflazione, per ora sopite. Infine, il mini-portafoglio di copertura si compone di valute rifugio: lo yen, ma anche il dollaro, hanno spazi di apprezzamento in uno scenario di maggiore avversione al rischio”, conclude De Palma.