Azionario in saldo: “Meglio approfittarne”
Secondo Lemanik, un ulteriore 5%-7% di correzione è un’ottima porta d’ingresso per aumentare l’equity in portafoglio. E l’epidemia potrebbe spianare la strada all’easing fiscale
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Mai seguire le mode sui mercati, ma affidarsi sempre ai fondamentali, tanto più nei momenti di incertezza. E febbraio è stato un mese particolarmente turbolento per le azioni cinesi, isoprattutto per le A-share. Dopo una lunga pausa dovuta al Capodanno lunare, il 3 febbraio gli indici continentali hanno aperto con un massiccio sell-of, cui è seguito nel giro di poco un netto cambio di rotta. Al 27 febbraio, il mercato ChiNext è cresciuto del 21%, superando di gran lunga gli altri indici globali. Allo stesso tempo, il più ampio indice Msci China A è salito del 2,8% da inizio anno.
Secondo Dmitriy Vlasov, portfolio manager di East Capital, la rapida inversione di tendenza del sentimento di rischio è stata principalmente causata dalle azioni normative: al fine di ripristinare la fiducia degli investitori e mantenere l’ordine nei mercati, i policymaker cinesi si sono infatti impegnati a mantenere un’ampia liquidità nel sistema finanziario. “Queste misure e gli impegni impliciti di ‘fare di più se necessario’ sono stati molto efficaci nel ripristinare la fiducia degli investitori, e hanno incoraggiato gli investitori retail cinesi ad assumere, a nostro avviso, una quota eccessiva di rischio. Prevedendo profitti rapidi, i flussi degli investitori individuali hanno inondato il mercato”, afferma.
E l’esperto sottolinea come gli investitori retail continuano a dominare l’attività di trading sui mercati interni cinesi, rappresentando il 75% dell’attività quotidiana sulle borse della Cina continentale. “I turnover medi giornalieri sono aumentati e hanno raggiunto livelli che non si vedevano dalla fine del 2015, ossia oltre 200 miliardi di dollari al giorno – evidenzia -. In confronto, i turnover giornalieri combinati di Nyse e Nasdaq si attestano mediamente tra i 70 e gli 80 miliardi di dollari al giorno. Nella nostra esperienza, il picco dei flussi retail non è sostenibile e causa volatilità e dislocazioni del mercato”.
Non solo: a detta Vlasov, uno dei problemi legati a questi flussi è che non sono distribuiti sull’intero mercato, ma si concentrano su aree tematiche in base alle mode del momento. “Attualmente i settori più popolari, in cui le valutazioni e i movimenti dei prezzi hanno superato di gran lunga i miglioramenti dei fondamentali, sono quelli intorno al titolo Tesla, allo sviluppo 5G, ai semiconduttori e ai beneficiari dell’epidemia di Coronavirus. Nonostante apprezziamo questi settori, crediamo che i fattori chiave per i rendimenti a lungo termine siano le valutazioni e i fondamentali più che la liquidità e la popolarità. Similmente, i capitali degli investitori retail sono confluiti in aree più speculative (e sensibili alla liquidità) del mercato azionario cinese, in particolare verso il ChiNext e le piccole-medie imprese quotate sulla borsa di Shenzhen”, prosegue.
Naturalmente, quando i temi sono caldi e la liquidità è abbondante, le valutazioni e la sostenibilità dei recenti rendimenti dei prezzi dei titoli assumono un ruolo secondario. “Il multiplo prezzo/utili medio dell’indice ChiNext 300 è attualmente pari a 42x e il rapporto medio prezzo/valore di libro (che è una metrica più rilevante data l’incertezza sugli utili del 2020) è elevato, pari a 8,4x. A nostro avviso ci sono titoli che giustificatamente meritano un premio nelle valutazioni, mentre lo stesso non può valere per interi sottogruppi di settori che beneficiano di eccessivi afflussi”, osserva l’esperto.
Anche il settore tecnologico cinese è attualmente molto popolare tra gli investitori retail: da inizio anno è stato uno dei maggiori beneficiari dell’afflusso indiscriminato e ha registrato un +33%. “Come risultato di una performance così forte, che troviamo a dir poco irrazionale, le valutazioni delle aziende di questo settore hanno raggiunto livelli di rischio/rendimento poco attraenti rispetto alla maggior parte delle aziende quotate in borsa – avverte Vlasov -. In media, le azioni A-share cinesi vengono scambiate a un multiplo prezzo/utili pari a circa 50x. Questo multiplo non tiene conto dell’impatto negativo sugli utili derivanti dall’epidemia di coronavirus. Contrariamente a quanto si crede, i recenti annunci negativi di Apple, Microsoft, Hewlett Packard, ecc. indicano che il settore tecnologico non è immune agli effetti negativi dell’epidemia. Date le elevate valutazioni e le ipotesi eccessivamente ottimistiche, manteniamo un significativo sottopeso nel settore IT”.
Mentre le valutazioni di alcuni dei settori più apprezzati dagli investitori retail sono diventate elevate, secondo l’esperto il mercato delle A-share in generale presenta valutazioni ragionevoli, con un rapporto tra il prezzo e gli utili 2020 pari a 13x, ed è interessante rispetto ad altri mercati emergenti e sviluppati. “Gli attuali eccessi nelle valutazioni sono concentrati in alcune nicchie di mercato, che cerchiamo di evitare. Inoltre, a differenza del 2015, il margine di finanziamento e la leva finanziaria non sono a livelli allarmanti. In linea con la nostra analisi iniziale, la Cina sta compiendo progressi significativi nella lotta contro il virus. Le imprese stanno gradualmente riprendendo la normale attività e ci aspettiamo che le misure di sostegno e l’allentamento monetario comincino a raggiungere l’economia reale e abbiano un impatto positivo sull’attività e sulla domanda. Le recenti epidemie negli altri paesi sono preoccupanti ma non cambiano le prospettive di investimento per le A-share, soprattutto nel lungo termine, data l’apertura e l’istituzionalizzazione dei mercati del capitale interni”, conclude Vlasov.
Dello stesso parere è Enguerrand Artaz, fund manager di La Financière de l’Echiquier, secondo cui la fine del tunnel non è necessariamente così distante. “Mentre il Covid-19 sta colpendo una quarantina di Paesi ormai, l’epidemia sembra aver raggiunto l’apice in Cina dove il numero di decessi giornalieri è in costante diminuzione. Le aziende sono tornate a essere operative e il mercato azionario cinese, la scorsa settimana, ha reagito meglio di quelli occidentali. Questi elementi indicano un episodio di stress sui mercati che potrebbe essere diffuso, ancorché di breve durata. Non appena si potrà intravedere la luce alla fine del tunnel il rimbalzo sarà molto rapido”, sostiene.
Secondo l’esperto che sottolinea come si prevedano, entro l’anno, più di tre tagli dei tassi da parte della Fed, a quel punto numerosi saranno i fattori positivi. Quali? Il prezzo del petrolio sarà sceso in modo significativo così come i tassi d’interesse, e potenti incentivi fiscali saranno stati nel frattempo adottati. “Le crisi spesso portano in sé i semi della loro soluzione. Ed è per questo motivo che il mercato azionario è sempre stato un buon investimento a lungo termine. Nonostante i timori attuali, la storia si ripeterà. La pazienza rimarrà la madre di tutte virtù”, chiarisce.
Nel frattempo, gli investitori si stanno orientando naturalmente verso le obbligazioni dei Paesi considerati sicuri. “Il tasso di interesse statunitense a 10 anni ha toccato il minimo storico, sotto 1,20%, a dimostrazione dei timori di un rallentamento negli Stati Uniti, finora in parte risparmiati. L’oro invece, che ha raggiungo un massimo il 24 febbraio sfiorando i 1.700 dollari Usa, ha poco approfittato, sorprendentemente, dall’avversione al rischio durante il fine settimana”, conclude Artaz.