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Il presidente dell’associazione chiede vantaggi fiscali per chi investe a lungo termine. Bankitalia: depositi delle famiglie a 900 miliardi. Visco: possibili crisi di piccole banche
Incentivare fiscalmente il risparmio per “promuovere una grande crescita economica e sociale con imponenti investimenti per un forte sviluppo sostenibile”. È la ricetta targata Abi per la ripartenza dell’Italia post Covid e illustrata dal presidente, Antonio Patuelli, che è tornato a garantire come gli istituti di credito saranno “in prima fila” per il nuovo, possibile miracolo economico.
Risparmio e ripresa
Prima cosa da fare è, secondo Patuelli, incentivare i risparmiatori italiani ad investire non solo in titoli di Stato, ma anche in obbligazioni convertibili e in azioni, distinguendo fiscalmente gli investimenti a medio e lungo termine dei ‘cassettisti’ da quelli degli speculatori. Una riforma che rafforzerebbe i risparmiatori, le imprese italiane, “frequentemente gracili”, e lo Stato. “Oggi il tasso medio di rendimento sui depositi in conto corrente è lo 0,03%, gravato dal 26% di imposte. Il gettito per lo Stato è irrilevante – ha spiegato nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione bancaria -. Se i risparmi venissero fiscalmente agevolati, con aliquote progressivamente ridotte in proporzione alla durata degli investimenti, mediamente più redditizi dei depositi in conto corrente, l’aumento dei rendimenti remunererebbe maggiormente i risparmiatori e lo Stato”.
Una svolta decisiva, insomma, la cui portata può essere riassunta dal dato citato dal presidente di Bankitalia, Ignazio Visco, proprio nel corso dell’assemblea Abi: lo scorso maggio i depositi delle famiglie italiane sono aumentati ancora, raggiungendo quota 900 miliardi, il 7% in più rispetto a un anno fa.
“I depositi delle imprese (+16% a 460 miliardi a maggio, ndr), la cui forte crescita riflette la domanda di liquidità durante la crisi pandemica, sono destinati a ridursi con l’uscita dall’emergenza – ha detto il governatore -. Le banche potranno contribuire al necessario riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese proponendo alla clientela, nel rispetto attento della normativa a tutela dell’investimento al dettaglio, prodotti di risparmio gestito che consentano di indirizzare le risorse verso l’attività produttiva, anche sotto forma di capitale di rischio”.
Intanto in Italia la ripresa economica si sta consolidando e secondo le stime della Banca d’Italia, che usciranno il 16 luglio, il Pil “si rafforzerebbe con decisione nel secondo semestre; nella media dell’anno potrebbe toccare valori intorno al 5%, consentendo un recupero di oltre metà della caduta del prodotto registrata nel 2020”, ha poi annunciato Visco.
Banche tra moratorie e rischi
Passando alle banche, per Patuelli è necessario mantenere le moratorie. Grazie a queste, infatti, gli istituti italiani “non si sono mai fermati” durante il Covid e sono stati impegnati “nell’opera colossale” di 2,3 milioni di prestiti nuovi o ampliati e in diversi milioni di pratiche di moratoria. Un’opera che per l’Abi deve continuare finché la pandemia sarà debellata, con le misure che potranno progressivamente diminuire solo quando la ripresa sarà ormai solida.
Se le banche sono state fondamentali nella tenuta del Paese di fronte all’emergenza Covid, non manca un forte richiamo del presidente dell’Abi per alcune affinché adottino “comportamenti coerenti, rettilinei, austeri e senza scorciatoie, con obiettivi realisticamente raggiungibili, con instancabile zelo e metodi incorruttibili con senso del dovere e delle responsabilità”. Un avvertimento, quello di Patuelli, in linea con le parole di Visco, che ha ricordato agli istituti di continuare a operare “con correttezza e con lungimiranza”, sottolineando come l’azione di vigilanza deve trovare un complemento in quella degli intermediari.
Di contro però Patuelli ha chiesto anche di evitare gli eccessi di rigidità, “anacronistici con la pandemia”, come la nuova definizione di default e il rigido calendario di deterioramento e svalutazione dei crediti pensati ben prima del Covid. Certo, occorre innanzitutto prevenire gestendo il rischio di credito, ha riconosciuto il banchiere, aggiungendo che per i nuovi crediti deteriorati e deteriorandi occorrono tutte le misure che sono state utili per ridurre quelli preesistenti: “Sarebbero utili anche le tanto attese cosiddette bad Banks” ha sottolineato.
Infine, l’allarme di Visco che ha chiesto che gli aiuti per piccole banche in crisi diventino più agevoli. Sono in arrivo possibili crisi di alcune e, in assenza di interventi, la Banca d’Italia è pronta a intervenire ma al richiesta è quella di un rinnovo e un “maggiore automatismo” per la misura, prevista dal decreto Rilancio del maggio 2020, per le banche più piccole in crisi, a supporto di operazioni di cessione di attività e passività in liquidazione. Nel mirino del governatore anche le condizioni della Ue “che ne rendono complesso e incerto l’utilizzo”. “Oltre al rinnovo dello schema per il prossimo anno, è quindi auspicabile mirare a un maggiore automatismo nella sua applicazione”, ha concluso.
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