Recovery Fund da 750 miliardi. All’Italia la fetta più grande
Per Roma 82 miliardi di aiuti e 90 di prestiti. Borse su, spread giù. Altolà dell’Olanda
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Un ricaduta potrebbe essere “fatale”. L’inquietante espressione arriva direttamente da Parigi, dall’Ocse, secondo cui nel caso di una seconda ondata di coronavirus nei prossimi mesi dell’anno il Pil italiano potrebbe scendere del 14% nel 2020 per poi risalire del 5,3% nel 2021. Se invece verrà evitato un secondo lockdown la flessione del Pil sarà pari all’11,3% quest’anno, in linea con Francia, Spagna e Regno Unito, e la ripresa nel 2021 si attesterà al 7,7%.
Ripercussioni pesantissime si avranno soprattutto sul debito pubblico, si legge nell’Economic outlook. Per l’Ocse infatti il rapporto deficit/Pil salirà all’11,2% nel 2020 per poi attestarsi al 6,8% nel 2021 con la ripresa dell’attività economica e delle entrate. Ma se dovesse esserci una seconda ondata di diffusione del coronavirus, il deficit aumenterà al 12,8% del Pil quest’anno, per poi scendere al 9,7% nel 2021. Questo farà sì che il debito pubblico salirà al 158,2% del Pil nell’anno in corso (al 169,9% in presenza di una seconda ondata), per poi scendere al 152,% (al 165,5% nello scenario peggiore) per effetto dell’aumento del Pil nominale.
Secondo quando prevedono i tecnici dell’Organizzazione parigina, mentre la produzione industriale può ripartire velocemente con la rimozione delle misure di contenimento, il turismo e molti servizi collegati al consumo avranno una ripresa più graduale. Ma in entrambi gli scenari presi in esame, lo scoppio dell’epidemia e le misure di contenimento faranno sì che alla fine del 2021 la produzione sarà inferiore ai livelli pre-crisi, e vanificheranno i progressi dell’occupazione registrati negli ultimi anni.
Oltre ai rischi a breve termine legati alla crisi pandemica, secondo l’Organizzazione il principale pericolo è rappresentato dalla forza e dalla sostenibilità della ripresa. Il settore del turismo italiano è particolarmente vulnerabile al prolungarsi della crisi nel caso di una seconda ondata, anche a causa della prevalenza di piccole imprese nel settore, avvertono gli esperti.
Anche le imprese e le banche italiane, entrate nella crisi con una salute migliore rispetto allo scorso decennio, nella crisi hanno visto emergere le loro fragilità finanziarie che ancora rimangono, come l’esposizione delle banche ai prezzi dei bond. Mentre le garanzie pubbliche limiteranno il rischio di insolvenze e npl nello scenario base, questi rischi diventano più rilevanti nello scenario della seconda ondata.
L’Ocse mette poi in guardia su alcune scelte: porre fine in anticipo al supporto fiscale comporterebbe il rischio di aumentare i fallimenti e la perdita di produzione determinata dalla crisi, soprattutto nel caso di una seconda ondata. Allargare il supporto fiscale a misure inefficaci, o più a lungo del necessario, farebbe invece salire ulteriormente il peso del debito.
Quanto al resto del mondo, un secondo lockdown “infliggerebbe un colpo mortale a un’economia globale che sta già affrontando una grave contrazione”, avverte l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nelle sue previsioni. L’Ocse nello specifico si aspetta che l’economia globale si contragga del 6% quest’anno, se verrà evitata però una nuova ondata di infezioni, il doppio di quanto stimato dal Fondo monetario internazionale ad aprile. Nel caso invece di una seconda ondata, l’economia globale si ridurrebbe del 7,6% quest’anno e anche la ripresa nel 2021 sarebbe molto più lenta, con un rimbalzo del Pil del 2,8%, ben al di sotto del recupero del 5,2% nello scenario ottimistico senza un ritorno della pandemia.
“Entro la fine del 2021, la perdita di reddito supererà quella di qualsiasi precedente recessione negli ultimi 100 anni, esclusi i periodi bellici, con conseguenze disastrose e durature per persone, aziende e Governi”, avverte il capo economista dell’Ocse, Laurence Boone. L’incertezza delle prospettive economiche è dovuta poi alle domande senza risposta sulle condizioni favorevoli alla diffusione del virus e sul grado di immunità acquisito da coloro che sono già stati infettati. “Non sappiamo se è stagionale, non sappiamo se sei protetto una volta contratto – spiega Boone -. Sappiamo solo che saranno necessari test, tracciabilità e isolamento massicci per tenerlo a bada”.
Passando alle singole stime macroeconomiche, negli Stati Uniti l’Ocse prevede che l’economia si contrarrà del 7,3% quest’anno e rimbalzerà del 4,1% nel 2021 se verrà evitata una seconda ondata di contagi. In caso contrario, la contrazione nel 2020 sarà dell’8,5% e il rimbalzo del prossimo anno dell’1,9%.
Per quanto riguarda poi l’Eurozona, il quadro è addirittura peggiore. L’Organizzazione prevede un calo del prodotto interno lordo del 9,1% quest’anno con un rimbalzo del 6,1% nel 2021 senza una seconda ondata. In caso di un nuovo scoppio della pandemia, la contrazione peggiorerà all’11,5% e il rimbalzo scenderà al 3,5%.
Previsioni fosche anche per la Cina. Al contrario di molti economisti che prevedono una crescita del Pil di Pechino quest’anno, nonostante la pandemia, gli esperti dell’Organizzazione stimano una contrazione del 2,6%, seguita da un’espansione del 6,8% nel 2021. Se il Paese dovesse poi subire una seconda ondata di contagi, la contrazione peggiorerà al 3,7% e il rimbalzo scenderà al 4,5%.
L’Ocse puntualizza infine che i governi hanno agito prontamente per sostenere le imprese e le famiglie, ma il focus ora dovrebbe spostarsi dalle attività che saranno probabilmente meno praticabili in futuro verso quelle che probabilmente cresceranno, come il commercio elettronico. “Non è possibile proteggere un’economia per 12 mesi – conclude Boone -. Il supporto deve evolversi”.