Alla scoperta della “Veggie Economy”
Non solo hamburger vegetali che sembrano polpette di manzo. L’alimentazione sostenibile rappresenta un mercato da 11.700 miliardi e gode di ampie prospettive di crescita
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La carne alternativa sarà uno dei trend del futuro e non solo per motivi etici e salutistici. Ne è convinto Stuart Forbes, co-fondatore di Rize Etf, che sottolinea come il tema sia collegato anche all’emergenza climatica. Le tre componenti insieme dovrebbero sostenere, a giudizio dell’esperto, l’esplosione del mercato delle carni alternative che, nel giro di soli cinque anni, passerebbe da dieci a oltre trenta miliardi di dollari. “L’approvvigionamento di carne bovina e ovina emette più anidride carbonica rispetto a qualsiasi altro tipo di alimento”, sostiene in merito Forbes, secondo cui il dato è ancora più preoccupante considerando “che la maggior parte di questo contributo proviene dalle prime due fasi della catena di approvvigionamento alimentare, il cambiamento di destinazione d’uso della terra (ovvero alla conversione delle foreste in terreni agricoli) e le attività agricole”. Una mucca nel giro di un anno, sempre secondo Forbes, “può produrre fino a 300 kg di metano – un gas che, su una scala temporale di 100 anni, intrappola circa 28 volte più calore dell’anidride carbonica”. “Il legame tra carne e anidride carbonica che si accumula nell’atmosfera è stato spiegato in dettaglio dagli scienziati. La deforestazione per ricavare terreni agricoli, l’uso di fertilizzanti per ricostituire il suolo per il pascolo del bestiame e le emissioni di metano dei bovini che ruminano sono elementi che contribuiscono molto al cambiamento climatico”, ribadisce Gabriela Herculano, co-ideatrice di iClima Global Decarbonisation Enablers Ucits Etf, portato in Italia da HANetf e presente su Borsa Italiana da dicembre 2020. Herculano ricorda poi come, secondo la ricerca Project Drawdown di Paul Hawken “una dieta ricca di vegetali sia una soluzione concreta al problema: se il 50% della popolazione globale adottasse una dieta di questo tipo o se l’adozione arrivasse al 75%, si potrebbero evitare dalle 65 alle 92 Gigatoni di emissioni di CO2 tra il 2020 e il 2050”.
E i consumatori, secondo l’esperto di Riza Etf, stanno cominciando a diventare coscienti della necessità di contribuire a ridurre i gas serra prodotti dall’uomo e attribuibili al sistema alimentare anche cambiando dieta. “Ci vuole un cambiamento nelle abitudini per abbracciare la soluzione, ma la consapevolezza non è mai stata più alta”, sostiene Herculano.
Si tratta di uno scenario rivoluzionario in cui non mancano le occasioni di acquisto. Non solo. L’approvazione, un mese fa, della carne di pollo “coltivata” (lab-grown, cioè prodotta in laboratorio a partire da cellule animali) di Eat Just a Singapore, per Simon Powell di Jefferies “mette infine in evidenza come la disruption nel settore dell’industria tradizionale della carne sta procedendo come previsto. La carne coltivata sta emergendo come alternativa commerciale e quando ci si sposerà dai laboratori a una produzione su scala industriale i costi si ridurranno, potenzialmente anche sotto i costi previsti per la produzione di carne convenzionale”. In merito At Kearney prevede che la quota di carne convenzionale sul mercato globale della carne diminuirà dal 90% nel 2025 ad appena il 40% entro il 2040. Nello stesso periodo, la quota detenuta dai nuovi sostituti della carne (cioè le alternative a base di piante come il Beyond Burger e Impossible Burger) dovrebbe passare dal 10% al 25%, mentre la carne coltivata in laboratorio è destinata a raggiungere una quota del 35%.
“Con i consumatori di tutto il mondo che diventano sempre più informati sugli impatti sull’ambiente e sulla salute di ciò che mangiano, la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile sta finalmente diventando possibile” ribadisce Forbes secondo cui “le aziende che guidano l’innovazione tecnologica e quelle che progettano nuovi prodotti alimentari richieste dal consumatore attento al clima saranno nella posizione migliore per beneficiare di questa transizione”. “Una volta visti come sgradevoli, i prodotti alternativi alla carne sono diventati mainstream”, osserva Herculano, aggiungendo che “la dieta basata sui vegetali è una soluzione che eroderà quote all’industria globale della carne, un mercato che vale 1,4 trilioni di dollari. Barclays stima che entro il 2029 le alternative alla carne possano rappresentare il 10%, cioè 140 miliardi di dollari, del mercato della carne, dall’1% di quota di mercato nel 2019”.
Tra i protagonisti del settore la co-ideatrice di iClima Earth cita, oltre a Beyond Meat -ormai leader di questa nicchia di mercato e forte di un recente accordo con la catena di fast food Taco Bell, che pur essendo scesa dai massimi oggi viaggia su un valore quintuplicato rispetto al prezzo con cui si è quotata nel 2019 – anche Tattoed Chef, fondata nel 2018 e diventata pubblica tramite un accordo Spac nell’ottobre dello scorso anno (da allora ha raddoppiato il suo valore di Borsa); The Very Good Food, anch’essa quotatasi nel 2020, e l’olandese Dsm che oltre a vantare una gamma di prodotti vegetali alternativi a quelli lattiero-caseari offre anche ingredienti che migliorano il gusto, la consistenza e il valore nutrizionale dei sostituti “verdi” della carne e dei latticini.
“Possiamo dire che la nuova frontiera del veganismo sia quella di “conquistare anche gli amanti della carne”. Molte multinazionali del settore food & beverage stanno investendo per raggiungere questo obiettivo . Le tre aziende che a livello planetario stanno investendo maggiormente sul veganismo sono Danone, Unilever e Nestlè che tracciano la rotta di un nuovo modello di alimentazione. Grazie anche a bilanci fortissimi, ad un ottimo management e grandi capacità tecnologiche reputiamo i tre titoli molto interessanti con target di prezzo decisamente superiori alle quotazioni attuali” conclude il team di ricerca di Abalone interpellato in merito.
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