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In un anno, le masse gestite entro i confini del Granducato sono aumentare del 24,7%: un trend che promette di anticipare l’ascesa dell’asset class anche nel resto dell’Europa. RAIF e SCSP fanno da traino, mentre diversificazione geografica e settoriale attirano gli investitori
Il private debt è pronto a prendersi lo scettro di asset alternativo più in crescita d’Europa. E non potrebbe essere diversamente, visto che lo ha già fatto nel mercato nazionale con il maggior peso specifico per l’industria del fondi continentale: il Lussemburgo. Tra il 2023 e il 2024, il Paese ha infatti visto il patrimonio relativo a questo segmento aumentare del 24,7%. Lo rivela l’ultima ricerca realizzata da Alfi in collaborazione con Kpmg e presentata in occasione della Private Markets Conference 2025, l’evento in cui l’associazione del risparmio gestito locale riunisce addetti ai lavori ed esperti per approfondire le prospettive del settore. Una crescita, quella evidenziata dallo studio, che conferma il ruolo trainante dei fondi strutturati e delle special limited partnerships ma accende anche i fari su un’altra tendenza: torna a crescere l’attenzione per la sostenibilità.
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Anatomia della crescita
Scendendo nel dettaglio dei dati raccolti dallo studio, che è stata condotto su 13 banche depositarie per un totale di 1.500 fondi, è possibile riscontrare come il 49% dei fondi di private debt abbia un patrimonio gestito fino a 100 milioni di euro. Circa il 28% del mercato è invece rappresentato da veicoli di dimensioni comprese tra 100 e 500 milioni di euro, risultato in linea con la tendenza fotografata dalla rilevazione precedente, mentre fondi di grandi dimensioni occupano il restante 23%: si tratta di comparti con una dotazione che varia dai 500 milioni ai 5 miliardi di euro. È sulla base di questa composizione, che la ricerca stima una crescita media degli AuM pari al 24,7%.
Dimensione dei fondi di private debt (dati in milioni di euro)

Fonte: KPMG-Alfi, Private debt fund survey
Strategie: vince il direct lending
Secondo lo studio, i fondi lussemburghesi concentrano le loro attività principalmente su tre strategie: il direct lending, che copre oltre la metà del mercato, il mezzanine e il cosiddetto distressed debt. Gli investimenti si distribuiscono in modo equilibrato tra diversi settori: chimica, information technology, telecomunicazioni, media e comunicazioni, healthcare e life sciences, energia e ambiente, infrastrutture e trasporti, perfino beni di consumo. Una diversificazione che, viene sottolineato a commento del report, “contribuisce a mitigare i rischi e a garantire rendimenti più stabili per gli investitori”.
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Focus sull’Europa e investitori istituzionali
Il Lussemburgo mantiene comunque un forte focus sull’Europa, con oltre il 60% degli investimenti in private debt che risultano indirizzati a Paesi UE e al resto del continente. Il Nord America rappresenta invece il 17% del totale, mentre altre aree geografiche si spartiscono più o meno equamente la quota di mercato restante. A guidare la domanda sono però ancora gli operatori istituzionali, che incidono per l’82% sul totale, mentre le altre categoria di soggetti seguono a lunghissima distanza: 7% per i clienti retail e 4% sia per gli high-net-worth individuals che per le banche private. La quota di investitori comunitari è salita al 77%, consolidando il ruolo strategico del mercato lussemburghese in Europa.
Il ruolo di RAIF e SCSp
La survey evidenzia anche che il 64% dei fondi di private debt in Lussemburgo è oggi strutturato come Reserved Alternative Investment Fund (RAIF), un dato in aumento di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. Le Special Limited Partnerships (SCSp) continuano invece a rappresentare il veicolo giuridico più utilizzato, incidendo per un buon 80% del mercato complessivo. La maggioranza dei veicoli ha natura chiusa, mentre quelli aperti rappresentano appena il 10%. Il bilanciamento tra fondi originatori e fondi partecipanti al debito rimane sostanzialmente stabile, confermando la maturità del settore.
Fondi di private debt regolati per regime giuridico

Fonte: KPMG-Alfi, Private debt fund survey
Integrazione ESG e innovazione digitale
L’integrazione dei criteri ESG rimane un elemento centrale: il 71% dei fondi è classificato secondo l’Articolo 6 della normativa SFDR, mentre le classificazioni Articolo 8 e 9 registrano un lieve incremento. Sul fronte tecnologico, il Lussemburgo consolida la propria leadership con l’approvazione del primo Distributed Ledger Technology (DLT) agent nel luglio 2025, aprendo nuove opportunità per la blockchain e la tokenizzazione nel mercato privato.
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