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Gli esperti della casa di gestione, con l’ausilio di accademici e ospiti istituzionali fanno il punto sulla rivalità economica (e non solo) fra Stati Uniti e Cina, tracciando le linee guida per investire nel prossimo futuro
Geopolitica e macroeconomia al centro della prima giornata del World Investment Forum (WIF) di Amundi, kermesse annuale organizzata dall’asset manager francese al quale prendono parte i principali esponenti della società e numerosi ospiti esterni appartenenti al mondo accademico e istituzionale.
Gli esperti hanno discusso dei nuovi assetti globali che prendono forma dopo la pandemia di Covid19 alla luce delle nuove forze che stanno emergendo e promettono di modificare l’ordine mondiale nato dalle ceneri lasciate dalla Seconda guerra mondiale.
“Alternative Roads”
“Ora ci sono alternative”, rimarca dal palco virtuale Valérie Baudson, Ceo del gruppo francese, nel suo speech di apertura richiamando il titolo della conferenza e prendendo in prestito le parole dell’Iron Lady britannica Margaret Thatcher. A differenza di quest’ultima, la numero uno di Amundi si riferisce all’alternativa rappresentata dalla Cina, che già dal decennio precedente alla pandemia si è imposta come una delle forze economiche in grado di insidiare il primato degli Stati Uniti.
Nell’instant-poll lanciato nel corso della conferenza, i partecipanti confermano questa visione rispondendo con una maggioranza del 64% che nella competizione fra Stati Uniti e Cina per diventare la prima potenza economica globale alla fine non prevarrà né una né l’altra, ma rimarrà un duopolio fra le due. Interessante notare che, però, fra le altre due opzioni di risposta fornite (supremazia della Cina o degli Usa, ndr) è la prima a prevalere, secondo l’opinione espressa dal pubblico.
Il ruolo dell’Europa
Per l’ex presidente della Commissione Europa José Manuel Barroso l’Europa ha l’opportunità per risolvere alcuni grandi problemi che da anni, ben prima del Covid, la interessano. “Occorre completare al più presto l’Unione monetaria con un’unione fiscale ed economica”, dice l’ex commissario Ue, che conclude ricordando a tutti che, storicamente, è dalle crisi che l’Europa è uscita, attraverso il cambiamento, rafforzata.
“E ora bisogna trovare una via per far convivere i programmi di transizione ecologica e digitale – chiosa – senza che venga messa in discussione la produttività delle nostre industrie”.
La view di Amundi
In questo quadro la view di Amundi è positiva su Europa e Asia. “All’interno della rotazione verso il Value che stiamo osservando l’Europa è chiaramente attraente”, spiega il vicedirettore degli investimenti di Amundi, Vincent Mortier. “[L’Europa] è leader in numerosi settori come quello dei beni di lusso, prodotti di consumo e soluzioni industriali, per citarne solo alcuni, indipendentemente dalle relazioni commerciali e dalle rivalità che ci sono a livello geopolitico”, dice.
“Vorrei sottolineare il ruolo dell’Asia, che a nostro avviso costituisce un importante motore di crescita strutturale”, osserva Mortier, che ricorda poi una serie di sfide globali urgenti fra cui la più importante: “il cambiamento climatico”.
“Anni di innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo hanno permesso alle aziende con sede in Europa di emergere come leader nelle soluzioni Esg. C’è spazio per l’Europa per crescere lungo questa via come già stiamo vedendo”.
L’inflazione guasta il quadro macroeconomico?
L’altro grande protagonista è l’aumento dei prezzi al consumo e i possibili effetti sulle politiche monetarie delle banche centrali. “Bisogna pensare in modo molto ampio all’inflazione e al fatto che manovrare i tassi di interesse non è l’unico strumento a disposizione delle banche centrali”, osserva Stephanie Kelton, professor of economics e public policy alla SUNY Stony Brook University. “Abbiamo bisogno di un toolkit grande e ampio”, afferma.
“In questa fase dobbiamo fare attenzione a non confondere un rimbalzo da un recupero”, dice Carmen Reinhart, vicepresidente e capo economista di World Bank Group, intervenuta nella medesima sessione dedicata alla macroeconomia.
L’esperta sostiene che la pandemia produrrà un ulteriore rallentamento nel percorso della globalizzazione e avrà importanti ricadute sulle capacità di spesa delle famiglie. “Ci sono molte incertezze alla base di quella che viene chiamata la nuova normalità”, chiosa.
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