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I tecnologici conquistano gli indici azionari globali, facendo tramontare i big del passato. Più Usa e Cina, mandano l’Europa nelle retrovie. È il decennio delle Nvidias company
Dieci anni fa, il colosso dell’energia ExxonMobil era la più grande società quotata al mondo per capitalizzazione. Oggi al primo posto troviamo Apple. Nel 2010, nella top ten dell’indice azionario Morningstar global markets, c’erano titoli appartenenti a diversi settori, inclusi i consumi difensivi (Nestlé e Procter & Gamble). A fine 2020, la parte alta del paniere è tutta tecnologica, con l’unica eccezione di Berkshire Hathaway, il conglomerato finanziario di Warren Buffett.
Morningstar Global Markets Index—Top 10 Holding

Un indice hi-tech
Questi pochi numeri rivelano che i mercati globali sono radicalmente cambiati nell’ultimo decennio e la pandemia di Covid-19 ha accelerato alcuni trend che duravano da tempo. Il lavoro da casa e il cambiamento nelle abitudini di acquisto e di vita indotto dalle restrizioni agli spostamenti ha dato un’ulteriore spinta alle industrie più tecnologiche. Nell’indice Morningstar global markets, il loro peso è passato da poco più dell’11% del 2010 al 19,2% nel 2020. Ma è ancor più impressionante l’incremento negli ultimi 12 mesi, che è stato di oltre 4 punti percentuali.
Per contro, il settore energetico oggi rappresenta “appena” il 3%, contro il 10,6% di dieci anni fa e la pandemia ha contribuito a questo lungo declino. In un anno di recessione, può apparire controintuitivo che i consumi ciclici abbiano acquisito peso nel paniere azionario globale, ma il risultato appare molto più chiaro se si considera che Amazon e Tesla sono classificati in questo settore e la prima ha guadagnato il 61,7% nel 2020, mentre la seconda è salita del 673,8%.
Europa più “piccola”
Dal punto di vista geografico, il 2020 ha accentuato due tendenze. Da un lato, è aumentato il peso degli Stati Uniti a quota 55%, il livello più alto dalla fine degli anni Novanta. Dall’altro è diminuito quello dell’Europa, la cui fetta sul paniere globale è scesa di due punti percentuali su base annua al 17,7% e di cinque basis point nel decennio. Nel 2010, c’erano due società del Vecchio continente nella top 10, Nestlé e HSBC. Oggi neanche una, perché le posizioni principali dell’indice Morningstar global markets sono occupate dall’America e dalla Cina. Quest’ultima ha accresciuto il ruolo dei mercati emergenti, in particolare dell’area Asia-Pacifico, che ha ormai ampiamente sorpassato l’Europa, grazie soprattutto a società come Alibaba e Tencent.
Morningstar Global Markets Index—Esposizione regionale
Ricchi sempre più ricchi
I cambiamenti nell’indice azionario globale sembrano riflettere quello che è accaduto a livello sociale nel 2020. I ricchi sono diventati più ricchi. Ad esempio, il peso di Apple è aumentato dal 2,1% al 3,1%, pari a una capitalizzazione di oltre 2 mila miliardi di dollari. I primi quattro titoli sono gli stessi dell’anno precedente, ma contano di più. I top 10 oggi rappresentano il 13,1% del totale contro il 10,7% del 2019. Il benchmark rivela anche il sorpasso delle società con elevati rapporti prezzo/utile (P/E), tipico dei tecnologici, rispetto a quelle con alti dividendi, che sono le sconfitte degli ultimi anni. Il confronto tra Nestlé e Nvidia (società tecnologica che produce processori per l’elaborazione grafica usati nei videogiochi e nelle applicazioni di cloud-computing) è emblematico. Hanno una capitalizzazione di mercato simile; ma la prima ha 150 anni di storia, 300 mila dipendenti, buone cedole e un P/E di 22; la seconda è stata fondata nel 1993, ha meno di 14 mila impiegati, un magro dividend yield e un P/E superiore a 85.
“L’ultimo decennio è appartenuto al mondo delle Nvidias”, dice Dan Lefkovitz, index strategist di Morningstar. “Oggi i campioni sono i titoli hi-tech statunitensi e cinesi con asset intangibili e bassi dividendi. Nestlé è perdente in questo scenario, come rivela il suo declino a livello globale. Solo il tempo, però, ci dirà chi sarà il leader negli anni venire”. La storia ci insegna quanto sia difficile fare previsioni di lungo periodo, come testimonia l’exploit di Tesla nel 2020. L’unica cosa certa è il cambiamento. I leader attuali potrebbero non esserlo fra dieci anni e provare ad indovinare quali saranno quelli di domani è un esercizio quasi impossibile.
*Editorial manager di Morningstar
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