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La pandemia ha accelerato l’adozione di strumenti tecnologici, che oggi ancora di più possono aiutare gli asset manager a ridurre i costi, ma anche per essere più vicini ai clienti e alle loro esigenze
L’industria del risparmio gestito sta affrontando un periodo dominati da grandi sfide, tra l’aumento del peso di compliance e regolamentazione, competizione, contesto di mercato difficile e gli strascichi della crisi pandemica. In tale contesto, fare leva sulla rivoluzione digitale è essenziale per recuperare efficienza, ridurre i costi e promuovere l’engagement con i clienti. Al tema è stato dedicato il panel “Structural changes and the digital shift: breaking the mould with tech innovation” (Cambiamenti strutturali e passaggio al digitale: rompere gli schemi con l’innovazione tecnologica) nel corso dell’evento “The Future of Asset Management” organizzato dal Financial Times a Londra.
Nasir Zubairi, Ceo della Luxembourg House of Financial Technology, ha sottolineato che “il Covid ha portato all’adozione di tecnologie digitali – come la firma di documenti e i board meeting virtuali – e anche dopo si sta continuando con strumenti nelle stesse aree, ma fondamentalmente oggi ciò che è davvero fondamentale sono reporting e compliance, guardando a tecnologie che rendono meno costoso gestire queste aree”. Zubairi ha sottolineato che i crescenti costi della compliance dovuti all’elevata produzione regolamentare, assieme all’aumento di costi di front end in un contesto di rallentamento economico mettono pressione sui margini per l’industria del risparmio gestito. Le Sgr, spiega l’esperto, stanno cercando opportunità tecnologiche per migliorare decisioni e valutazioni, ma certamente “il focus è soprattutto su come ridurre i costi”.
Pur ammettendo il problema dei costi per l’industria, e dell’importanza della tecnologia per risolvere tale sfida, Luke Ellis, Ceo di Man Group, ha osservato che sulla compliance e la regolamentazione il discorso è un tantino più complesso: ci sono aspetti che, per loro natura, non possono proprio essere fatti manualmente, indipendentemente dai costi, e impongono quindi una pianificazione di lungo periodo anche con l’adozione di strumenti tecnologici.
Ma del resto, ha aggiunto Ellis, il problema dell’industria del risparmio gestito negli ultimi dieci anni è stato proprio quello “di non aver pensato ai costi. Credo molto nella necessità di migliorare sempre, e noi abbiamo cercato di ridurre i costi ogni anno, perché è così facendo che si liberano risorse per investire nelle innovazioni”. La tecnologia, ha aggiunto, è sicuramente la principale risposta alle necessità determinate da questa dinamica. Man Group ha creato molti strumenti, la maggior parte dei quali generati internamente, e gli strumenti vengono integrati in tutti processi e nel modello operativo.
“Siamo tutti tecnicamente immersi in un business tecnologico, dal modo in cui fruiamo dei dati, interagiamo con i clienti o facciamo lo screening di un universo di investimento”, ha commentato Stephen Bird, Ceo di Abrdn. Bird ha precisato che la direzione del percorso è che il business diventa sempre meno intermediato con strumenti tecnologici molto potenti. Tradizionalmente – ha proseguito – l’industria del risparmio gestito è stata piuttosto lenta nell’adottare queste tecnologie. Il modello quindi è stato quello di una crescita trainata dal cliente, organizzando il business intorno a esso per controllare da questo punto di vista il processo di adozione delle tecnologie. In questo modo, aggiunge, Abrdn si è organizzata intorno ai tre gruppi di clienti che serve, cioè istituzioni, wealth manager e consumatori diretti.
In un contesto in cui anche la distribuzione sta cambiando, ha aggiunto Bird, gli asset manager sono giudicati anche sull’adozione di tecnologie per adattarsi al cambiamento. E hanno bisogno di sintonizzarsi sulla digitalizzazione per dare ai clienti gli strumenti rispondono ai desideri e alle esigenze di questi ultimi. Su questo fronte, ha aggiunto Zubairi, se i grandi player sono sui giusti binari, molti operatori più piccoli “stanno soffrendo”. Per l’esperto della Luxembourg House of Financial Technology il cambiamento è inevitabile, e soffermandosi sul passato e sul presente si rischia di non vedere il futuro. “È più rischioso rimanere fermi piuttosto che abbracciare la tecnologia per migliorare il modello di business del settore e delle imprese che lo compongono, con un maggiore valore per l’investitore”.
Gli esperti si sono anche espressi sugli asset digitali. “Non sempre con posizioni lunghe, ma ci piacciono”, ha scherzato Ellis, aggiungendo comunque che il focus è sugli strumenti negoziabili e non sugli asset cripto. “Siamo di fronte a strumenti speculativi su cui la maggior parte delle persone punta senza capirne molto, ed è uno scenario sicuramente positivo per operatori come noi”. Ma allo stesso tempo, ha aggiunto “credo che la blockchain cambierà molte cose”. Opinione condivisa da Bird, secondo il quale occorre “distinguere tra i treni e i binari. Il bitcoin è il treno, la blockchain rappresenta I binari, su cui stanno nascendo molte altre tecnologie emergenti”. Abrdn ha infatti investito in Archax, un exchange di asset digitali regolato dalla Fca (l’authority dei mercati britannica), “perché pensiamo che sia stato importante dal punto di vista strategico, anche per imparare, perché di fatto abbiamo investito in uno dei leader nella ‘ferrovia’, cioè nell’infrastruttura.
Il tema è anche importante nell’ambito di private asset e asset illiquidi, ha sottolineato Bird. Attenzione però, ammonito Ellis, “quando si parla di tokenizazione degli asset privati, si parla di iniziare a creare liquidità, e questo non può avvenire. Un asset illiquido resta illiquido” anche dopo la tokenizzazione. “Sulle cripto molti si posizionano per la paura di ‘missing out’, di perdere l’occasione”, specifica Zubairi, sottolineando la rischiosità di asset sui quali il meccanismo di pricing non è affatto chiaro e coerente. In ogni caso, secondo l’esperto la blockchain, così come l’intelligenza artificiale stanno portando a nuove soluzioni ed efficienze per tutti gli attori e gli investitori.
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