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Il settore si avvia a una fase di espansione con ricavi globali attesi in crescita del 44% nei prossimi cinque anni. A fare da traino la crescita dei mercati privati e gli hedge fund, che rappresenteranno quasi metà dei ricavi. Ma all’orizzonte si profilano anche sfide cruciali: dalla compressione delle commissioni al consolidamento
I ricavi globali dell’asset management sono destinati a raggiungere i 669 miliardi di dollari nel 2029. È quanto emerge dal blue paper congiunto di Oliver Wyman e Morgan Stanley, che ha interrogato i dirigenti di oltre 30 società del settore per un totale di asset gestiti pari a 55mila miliardi di dollari. Secondo lo studio, l’industria vedrà infatti il proprio volume d’affari aumentare del 44% rispetto agli attuali 463 miliardi e segnare un nuovo record. Un dinamica sulla quale saranno soprattutto due i fattori a incidere: l’ascesa dei mercati privati e gli hedge fund. Ma all’orizzonte non mancano sfide, dalla compressione delle commissioni al consolidamento.
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Alternativi protagonisti
Se da un lato la pressione sulle commissioni resterà un fattore strutturale, dall’altro la crescente allocazione verso i mercati privati e gli hedge fund contribuirà a sostenere i margini. Gli alternativi arriveranno a pesare il 44% dei ricavi totali nel 2029 dal 38% attuale e dal 34% del 2019, con i private markets in particolare destinati a rappresentare da soli il 37% e gli hedge fund al 7%. Il confronto con i gestori tradizionali è eloquente: nel 2024 i loro margini operativi si sono attestati al 37%, in calo dal 43% del 2021, mentre per gli alternativi il risultato è stato del 51%.
Quattro direttrici di cambiamento
Il report individua inoltre quattro trend chiave che stanno ridefinendo il settore. Le società, si legge, devono organizzare le proprie forze di prodotto e distribuzione per rispondere a un “mercato retail in crescita e che richiede sempre più una copertura di qualità istituzionale”. Saranno inoltre chiamate ad adottare modelli operativi “capaci di superare i confini della liquidità per affrontare il boom dei prodotti semi-liquidi” e a “pensare oltre la dicotomia attivo-passivi” per costruire veicoli d’investimento che coprano l’intero spettro del tracking error. Di particolare interesse la situazione dei gestori europei e di quelli attivi nell’area Asia-Pacifico, che sono sottoposti a “pressioni crescenti per dimostrare il valore rispetto ai costi”.
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Consolidamento in vista
Lo studio prevede inoltre una nuova fase di consolidamento: nei prossimi cinque anni oltre “1.500 operazioni significative di M&A” potrebbero ridurre fino al 20% il numero di società con almeno un miliardo di asset in gestione. Nel 2024 è già stato registrato il record di 227 operazioni, che sono destinate a salire a 266 entro la fine dell’anno in corso. Un elemento che viene considerato amplificatore di questo fenomeno da Oliver Wyman e Morgan Stanley è la brusca frenata nella nascita di gestori specializzati in fondi comuni ed ETF: se tra il 2002 e il 2022 il settore ha visto in media 150 nuove boutique d’investimento all’anno, il saldo netto degli ultimi tre anni risulta pressoché nullo e le nuove realtà sono appena sufficienti a compensare quelle che hanno cessato l’attività.
L’industria che verrà
Il quadro delineato da Oliver dal report è dunque è quello di un’industria in crescita, ma sottoposta a pressioni strutturali che la stanno trasformando in profondità. Opportunità e rischi si intrecciano: il boom degli alternativi e dei semi-liquidi promette margini più robusti ma la competizione sul retail, la pressione regolatoria e il consolidamento in corso delineano un settore sempre più complesso e competitivo.
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