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Dalla maggiore integrazione lungo la catena del valore a soluzioni previdenziali innovative: ecco come si evolverà il settore secondo Oliver Wyman
Allacciate le cinture: per l’asset management a livello globale si è aperto un periodo di cambiamenti talmente profondi e numerosi da rivoluzionare radicalmente il settore. Dallo sviluppo di modelli integrati per rispondere a esigenze più complesse alla creazione di soluzioni previdenziali focalizzate sull’income, passando per la transizione verso modelli G-local, i trend in evoluzione sono tanti e diversi. Dieci secondo l’ultima edizione dello studio di Oliver Wyman, intitolato appunto ’10 Asset Management Trends for 2025‘, da cui emerge che i mutamenti strutturali del mercato, l’innovazione tecnologica e le nuove esigenze degli investitori hanno già iniziato a modificare l’industria del risparmio gestito.
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1. Integrazione lungo la catena del valore
Per gli esperti della società di consulenza, un trend cruciale è quello che vede i clienti chiedere soluzioni sempre più olistiche e adatte a soddisfare bisogni articolati. Ne deriva che i gruppi finanziari integrati sono i soli a poter creare soluzioni che soddisfino al meglio queste esigenze, combinando capacità di produzione dei prodotti, distribuzione, consulenza, amministrazione e intermediazione del rischio. Per questo i player più avanzati stanno ripensando i propri modelli operativi con l’obiettivo di superare logiche organizzative ‘a silos’. E la sfida rappresentata dall’invecchiamento della popolazione sarà un banco di prova chiave su cui testare il valore aggiunto di un approccio integrato. Secondo Giambattista Taglioni, senior partner e responsabile per il Sud Est Europa della practice Insurance & Asset Management di Oliver Wyman, questa sfida sarà particolarmente rilevante per l’Italia, ormai avviata verso un trend di invecchiamento irreversibile. “Sarà fondamentale far evolvere il proprio sistema di gestione previdenziale, promuovendo un ruolo più attivo e integrato da parte di asset manager, assicuratori e banche”, avverte.
2. Crescita delle soluzioni ‘ibride’ nei private markets
Quanto alle società di gestione, queste stanno sperimentando la combinazione di investimenti in mercati ‘public’ con quelli ‘private’, con l’obiettivo di costruire soluzioni ibride in grado di offrire profili di rendimento risk-adjusted attraenti, finestre di liquidità periodiche e livelli commissionali competitivi. Secondo lo studio, i veicoli semiliquidi, come gli Eltif o gli interval funds, vedranno una significativa accelerazione nel futuro, spinti dall’evoluzione tecnologica e dal rafforzamento delle infrastrutture a supporto. “L’Italia è uno dei Paesi europei con maggiore ricchezza privata, concentrata in particolar modo su clientela private e affluent”, evidenzia Taglioni. Ricordando che una quota elevata di questa ricchezza è immobilizzata in strumenti finanziari a breve termine e che la quota di private asset è ancora molto bassa. “Le soluzioni semi-liquide possono rappresentare un punto di svolta per il segmento, unendo i punti di forza degli asset public e quelli degli asset private”, assicura.
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3. Maggiore centralità strategica nel business assicurativo
I cambiamenti riguardano ovviamente anche le compagnie assicurative che, alla ricerca di nuovi motori di crescita, saranno portate a fare scelte strategiche nette con l’obiettivo di valorizzare i propri business di asset management. Le strade possibili spaziano dalla trasformazione in ‘asset management-led insurer’, focalizzata sull’originazione di polizze per finanziare le strategie di investimento, alla monetizzazione dell’investimento, dismettendo il business del risparmio gestito per rifocalizzarsi sul core business assicurativo.
4. La distribuzione come fattore chiave di differenziazione
Più che l’extra performance, secondo Oliver Wyman, per i gestori il vero punto di differenziazione sarà rappresentato dalla capacità di accedere in modo privilegiato alla distribuzione e al cliente finale, combinata con una performance gestionale ‘competitiva’. “Nel nostro Paese una quota significativa del risparmio gestito è intermediata da banche e reti di consulenti finanziari: gli asset manager che vorranno penetrare ulteriormente il mercato dovranno puntare su innovazioni distintive di servizio e di prodotto a supporto della distribuzione”, spiega Taglioni.
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5. Transizione verso modelli G-local
Sempre in tema di distribuzione, le difficoltà incontrate nel distribuire prodotti di investimento a livello globale e nel contenere i relativi costi porterà molti gestori a ri-orientare gli sforzi in un numero più ridotto di mercati. Preferendo modelli di business maggiormente locali e focalizzati.
6. Il ritorno delle strategie quantitative
Intanto, la pressione sulle linee di gestione attive tradizionali continua ad intensificarsi, sollevando dubbi sulla sostenibilità di lungo periodo dei player focalizzati solo su queste strategie. Per far fronte a queste sfide, gli esperti della società di consulenza fanno notare che i principali asset manager globali stanno integrando sempre di più approcci quantitativi all’interno di strategie tradizionali di stock picking, con l’obiettivo di creare portafogli efficienti e con minori costi di gestione.
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7. Avvicinamento al cliente finale
Inoltre, dopo anni in cui hanno lasciato la distribuzione dei prodotti di investimento agli intermediari, per Oliver Wyman un numero sempre maggiore di gestori cercherà di ampliare il proprio footprint distributivo. E lo farà avviando strategie di distribuzione diretta, con l’obiettivo di raccogliere dati, comprendere le esigenze dei clienti e costruire soluzioni sempre più personalizzate.
8. De-listing e ricerca di capitale ‘paziente’
Lo studio evidenzia poi che le società di gestione attive su asset class alternative rappresentano oggi circa il 70% della capitalizzazione globale del settore e sono cresciute di sei volte in valore assoluto rispetto al 2018. I concorrenti attivi su asset class tradizionali hanno invece dovuto fare i conti con valutazioni sostanzialmente piatte e, per rispondere all’ascesa dei competitor, sono chiamati a rivoluzionare i propri modelli operativi. Per questo un numero crescente di gestori tradizionali quotati valuterà di abbandonare la borsa e cercherà capitale ‘paziente’ per avviare i piani di trasformazione necessari a recuperare la competitività.
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9. Sviluppo di partnership strategiche
Altro aspetto da considerare è che gli asset manager che hanno esternalizzato una quota rilevante delle attività non core a fornitori specializzati si trovano oggi ad affrontare rialzi significativi dei canoni contrattuali e una pressione più marcata sulla capacità di generare profittabilità. Con l’obiettivo di ridurre la pressione sulla bottom line, molti gestori cercheranno quindi di perseguire collaborazioni e alleanze con i fornitori con l’obiettivo di ottenere migliori termini commerciali.
10. Soluzioni previdenziali innovative focalizzate sull’income
Infine, un altro trend riguarda le soluzioni finanziarie finalizzate alla generazione di income in età pensionistica. Al momento queste sono ancora poco diffuse ma, a livello globale, si osserva una forte spinta all’innovazione, con nuove collaborazioni tra asset manager, assicuratori, wealth manager e player tecnologici. L’obiettivo è creare prodotti che garantiscano simultaneamente generazione di reddito e protezione dal rischio di longevità. E l’indirizzo strategico di public policy che verrà definito e adottato nei vari Paesi sarà un acceleratore chiave di questo processo. “Il mercato pensionistico italiano è stato storicamente incentrato sul primo pilastro previdenziale e, con riferimento alla previdenza integrativa, su soluzioni principalmente votate all’accumulo e protezione del capitale lungo la vita lavorativa”, fa notare Taglioni. Soluzioni di tipo income sono ancora poco diffuse, ma per l’esperto “sono destinate a rappresentare un tassello chiave nell’ambito di proposizioni previdenziali integrate ed un elemento differenziante per i player del settore che sapranno coglierle”.
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