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Il settore si conferma resiliente e vale 1.050 miliardi di investimenti. La Farina chiede riforme per tutelare il risparmio. E per sostenere l’economia reale. “Favorire gli investimenti in Pir”
Oltre mille miliardi di euro di investimenti, quasi il 60% del Pil italiano. E il bisogno di dare risposte ai risparmiatori, come non succedeva dagli anni Ottanta, che chiedono protezione e riparo dall’inflazione, facendo fronte al contempo ad un inevitabile rialzo dei tassi. È una sfida difficile quella che si trova a dover affrontare il settore assicurativo italiano che, come ha sottolineato la presidente Ania, Maria Bianca Farina, nel corso dell’assemblea annuale, resta sinonimo di “grandi investitori istituzionali orientati verso investimenti sostenibili di medio-lungo termine”.
Per questo, secondo l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, è vitale per il settore “riuscire a mantenere una raccolta positiva, per garantire investimenti con rendimenti sensibilmente superiori rispetto a quelli ottenibili solo pochi mesi fa”. Ma per farcela servono riforme e interventi normativi che non possono più attendere.
Più alternativi in portafoglio
Nel 2021, gli investimenti complessivi delle compagnie di assicurazione hanno sfiorato, come si diceva, i 1.050 miliardi, ed è proseguito il trend di diversificazione di portafoglio con l’incremento di asset alternativi.
In questa prospettiva, ha spiegato la Farina, “si colloca il successo della nostra iniziativa di un Fondo per gli investimenti infrastrutturali, che di recente ha annunciato il final closing con una raccolta di 516 milioni, ben oltre il target iniziale”.
Settore resiliente, anche nel 2022
Nel 2021 i premi complessivi Vita e Danni hanno raggiunto 140 miliardi di euro, in aumento del 3,8%, tornando così al livello del 2019, pre-pandemia, ha spiegato la presidente Ania, aggiungendo che in particolare, i premi Vita, il risparmio che gli italiani ci affidano, hanno segnato un risultato di 106 miliardi, in crescita del 4,5%. “Molto significativo – ha sottolineato – è stato l’incremento dei prodotti multiramo, prodotti in grado di adattarsi al cambiamento degli scenari economico-finanziari, delle preferenze dei risparmiatori, delle aspettative dei clienti nel corso del tempo”. I premi Danni, con una raccolta di 34,1 miliardi, sono aumentati invece del 2%, per effetto di una ulteriore riduzione dei premi Rc auto del 4,5% e di un apporto positivo, pari a quasi il 6%, degli altri rami. Si conferma così “una domanda di protezione in crescita, seppure ancora insufficiente per superare la situazione di sottoassicurazione che connota il nostro Paese”.
E il 2022 non desta particolare allarme. Nel primo trimestre, infatti, il settore sta dimostrando una significativa capacità di resilienza di fronte al peggioramento dello scenario economico. “Si conferma il trend di crescita dei rami Danni non auto, mentre nel Vita, malgrado una riduzione dei premi, la raccolta netta resta ancora positiva”, ha puntualizzato la Farina. Inoltre nel 2021 l’indice di solvibilità, indicatore della solidità del settore, è aumentato rispetto al 2020, risultando pari a 2,5 volte rispetto al minimo richiesto dalle norme.
“Favorire gli investimenti in Pir”
Per la numero uno dell’Ania è dunque “fondamentale mettere il settore nella condizione di proseguire la propria mission in tema di raccolta di risparmi di medio-lungo termine con prodotti Vita garantiti di ramo I”. Prodotti che però, a suo dire, hanno urgente bisogno di opportune riforme che ne favoriscano l’innovazione tramite soluzioni che integrino garanzie finanziarie, protezione assicurativa e bassa volatilità. “Soluzioni più moderne e più aderenti alle condizioni attuali dei mercati”, ha puntualizzato.
Discorso simile anche per i prodotti linked, per i quali è necessario “raggiungere un assetto più flessibile, coerente con le regole europee, rispetto a quello presentato in consultazione dall’Istituto di Vigilanza che rischierebbe di indebolire sensibilmente la competitività delle nostre imprese”, ha avvertito.
Non solo. Farina è anche tornata a sottolineare l’opportunità di consentire alle gestioni separate assicurative di investire in Pir. “Ciò determinerebbe una spinta al flusso di risparmio diretto verso il sistema produttivo, mai così essenziale”, ha fatto notare. Più in generale, ha continuato, “occorre incentivare gli investimenti a lungo termine nell’economia reale”. Sotto questo profilo, la riforma di Solvency 2, offre l’opportunità di “rafforzare gli strumenti anticiclici previsti dalla normativa e definire un assetto regolamentare più favorevole”.
Obiettivo: sostenere l’economia reale
Il settore si conferma dunque in prima linea nel sostegno all’economia reale. “Al governo, al Parlamento, ai regolatori vorrei dire che siamo qui, ancora una volta, per assicurare il nostro contributo al Paese al quale siamo fieri di appartenere”, ha scandito la Farina, sottolineando però una richiesta non più derogabile. Quella di definire “regole chiare e stabili nel tempo, che rendano più efficace il nostro lavoro e consentano la costruzione di nuovi e più efficienti corridoi dove le nostre specificità possano incontrare i bisogni di cittadini, sistema produttivo, istituzioni. In una parola il Paese reale, lo Stato”.
”Una buona società, efficiente e organizzata, stimola opportunità e partecipazione, produce benessere collettivo diffuso, ammortizza tensioni sociali, stempera estremismi ideologici e comportamentali, induce all’apertura e all’integrazione – ha concluso la presidente Ania – Un percorso virtuoso del quale, senza inutili protagonismi ma con spirito di collaborazione tra istituzioni pubbliche e stakeholder privati, ci sentiamo non semplici viandanti ma attori primari e determinati a supportare attivamente lo sviluppo economico e sociale del Paese. Noi ci siamo, ci siamo nel presente e ci saremo nel ‘futuro del futuro’”.
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