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Secondo l’indagine Ivass, il 25,5% del pubblico femminile dimostra un sufficiente conoscenza settore e dei suoi prodotti. Tra gli uomini il dato sale 35,9%, ma la colpa è anche dell’overconfidence. Sotto accusa la comunicazione delle compagnie: “Serve un linguaggio più comprensibile”
L’educazione finanziaria avanza ma non si colma il divario di genere. Soprattutto in campo assicurativo. Rispetto alla popolazione maschile, è infatti il 10% in più la quota di donne che dimostra di non conoscere la materia. È quanto emerso dall’ultima indagine Ivass sulle conoscenze assicurative degli italiani, condotta dal team di ricerca comportamentale dell’Università di Milano-Bicocca e Doxa su un campione rappresentativo di oltre 2mila persone. Secondo lo studio appena il 25,5% del gentil sesso sa infatti cos’è una polizza, mentre la percentuale sale 35,9% tra gli uomini. Uno scenario che però riserva alcune sorprese.
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Un gap ancora ampio. Colpa è anche dell’overconfidence
Dalla ricerca, presentata il 13 novembre dalla Bicocca insieme ad Alleanza Assicurazioni e First-Cisl, emerge che appena una donna su tre (il 32,5%) riconosce i concetti assicurativi di base mentre nozioni come quella di premio o franchigia sono note una platea di uomini molto più ampia: il 49,3%. Non solo. Meno di una intervistata su quattro (il 18,5%) sa descrivere il vasto ventaglio di prodotti che le compagnie del settore sono in grado di offrire: dalle polizze infortuni a quelle in caso di morte fino alle coperture di previdenza complementare. Come sottolineato da Veronica Cucchiarini, autrice della ricerca insieme al professor Riccardo Viale, è però sbagliato limitarsi a vedere solo il bicchiere mezzo vuoto. “È vero che il genere femminile mostra una conoscenza di base inferiore”, sostiene, “ma il divario reale è più contenuto di quello che appare dai numeri”. A suo avviso, le italiane sono infatti pienamente consapevoli dei propri limiti mentre gli uomini si distinguono per un’eccessiva overconfidence: per il 75% di cittadine che giudica medio-bassa la propria competenza assicurativa, un 65% di corrispettivi maschili si colloca invece nella fascia medio-alta.
Un problema anche di comunicazione
Risulta problematico anche il rapporto degli italiani con la comunicazione assicurativa. Più del 50% del campione si dice infatti insoddisfatto della comprensibilità dei messaggi e soltanto il 34% valuta “abbastanza chiaro” il set informativo dei prodotti, si legge nella ricerca. Una percezione che cresce all’aumentare del titolo di studio del rispondente e raggiunge il suo massimo in corrispondenza della laurea. In discussione c’è soprattutto l’eccessiva lunghezza dei testi e l’uso di una “terminologia autoreferenziale”, difetti che spingono il 54% degli intervistati a chiedere un linguaggio più semplice quando si parla di aspetti contrattuali specifici come franchigie (53,2%) e durata dei contratti (44,1%) o ancora quali casistiche sono coperte (42,5%).
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Sud e Isole più preoccupati- Ma è al Nord che si sottoscrive
Infine, emerge una contraddizione tra quanto si dichiara e i comportamenti reali. Per esempio, tra i timori più sentiti per il presente o il futuro, i sondati hanno indicato al primo posto i problemi di salute per malattie o infortuni (76,7%) ma soltanto il 10,6% sottoscrive una polizza malattie e il 20,2% una polizza infortuni. Mentre, per quanto riguarda le calamità naturali, si rileva una maggiore preoccupazione al Sud e nelle Isole rispetto al Nord nonostante sia proprio nelle regioni settentrionali che viene sottoscritta la maggiore percentuale di polizze (il 20% contro rispetti il 10,4% e il 4,1%).
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