Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Ott – Nov 2018 |
La composizione del valore si è spostata dagli asset tangibili a quelli intangibili, che oggi pesano per oltre l’80% nella definizione del prezzo di un titolo dell’S&P 500. Ragion per cui, spiegano i gestori, integrare i fattori ESG nel processo di investimento riduce i rischi e amplia le opportunità di rendimento
Adrie Heinsbroek, head of responsible investment di NN Investment Partners
Negli ultimi 35 anni le dinamiche dell’economia globale sono profondamente cambiate, e con esse il concetto di valore aziendale. Oltre a riscrivere il presente e il futuro del mondo in cui viviamo, trend irreversibili come la domanda di energia e di acqua, l’invecchiamento della popolazione e la lotta al cambiamento climatico stanno ridefinendo le regole della concorrenza e i fattori critici per il successo aziendale. Ecco allora che gli asset intangibili – il capitale umano, il capitale intellettuale, il capitale sociale e il capitale reputazionale – sono diventati una componente fondamentale nella valutazione delle società, che introducono nelle loro strutture delle regole Environmental, Social e Governance (ESG) indicatori per misurare la capacità innovativa di un’azienda, l’utilizzo efficiente che fa delle materie prime e dell’energia, l’efficienza operativa e la valorizzazione del capitale umano – gli intangibili, appunto. Con risultati apprezzabili: secondo uno studio della società di analisi statunitense Ocean Tomo, tra il 1975 e il 2015 il peso degli intangibili è cresciuto dal 17% all’87% del valore di mercato degli asset dell’S&P 500. Ecco perché sfruttarli quale fonte di alfa nelle strategie di investimento attive sta rapidamente passando dall’essere un trend alla normalità.
“Preferiamo investire in società in grado di rafforzare la propria posizione competitiva investendo su tutti i fronti, non solo dal lato del capitale finanziario e di quello fisso, come scorte e attrezzature” afferma Adrie Heinsbroek, head of responsible investment di NN Investment Partners. “È soprattutto attraverso gli investimenti in capitale intellettuale, sociale e ambientale che le aziende possono assicurarsi di poter continuare a raccogliere forti ritorni finanziari”, spiega l’esperto.
Danilo Verdecanna, country manager di State Street Global Advisors per l’Italia
In passato, una società di successo aveva bisogno di una solida base finanziaria e di eccellenza operativa. Guardando al futuro, le società con maggior valore “devono anche essere efficienti nell’applicazione dei principi ESG, con particolare riferimento agli asset intangibili” sottolinea Danilo Verdecanna, country manager di State Street Global Advisors per l’Italia. “Investitori e gestori stanno cercando di capire come catturare il potenziale della performance degli ESG” osserva Verdecanna. “A questo scopo, il nostro team Active Quantitative Equity ha sviluppato una ‘mappa della materialità’ al fine di valutare tutte le azioni dell’universo investibile”. Approccio, questo, che è sempre più trasversale all’industria. Spiega Heinsbroek (NNIP): “Oltre a incorporare le possibilità di creazione di valore derivata dagli asset intangibili in modelli standard, facciamo in modo che la valutazione sia parte della discussione sul caso d’investimento. Una combinazione che ben si adatta a una gestione attiva e garantisce che da parte nostra ci sia con le società un’attività di engagement focalizzata su questi temi, così da prendere decisioni di investimento più informate e coerenti”.
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