Elezioni europee, il day after
Italia tra le sorvegliate speciali, anche se, secondo i gestori, un governo italiano più spostato a destra potrebbe sostenere il mercato domestico. Intanto aumenta il pericolo hard Brexit
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Le nuove tensioni sul fronte della guerra commerciale tra Usa e Cina, i timori per l’esito della Brexit e lo scontro tra Italia e Bruxelles rendono incerte le prospettive sul futuro. Fonti di incertezza che si riflettono nei dati macroeconomici contrastanti della zona euro. L’indice sul sentiment economico ha segnato un progresso a maggio attestandosi a quota 105,1 rispetto al 104 atteso e al 103,9 di aprile. Anche il volume del credito bancario alle famiglie è salito dal 3,2% di marzo al 3,4% di aprile, mentre quello del credito alle società non finanziarie è passato dal 3,5% al 3,9%.
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Tuttavia, i dati di maggio sulla disoccupazione sono stati deludenti in Germania (l’incremento mensile dei disoccupati è stato di 60.000 unità, mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 4,9% di aprile al 5%). Ma il quadro generale dell’economia della zona euro rimane quello di una ripresa che continua nonostante la protratta debolezza del settore manifatturiero. Gran parte del rialzo dell’indice sul sentiment economico è riconducibile alla Francia, probabilmente grazie al ridimensionamento della crisi causata dai ‘gilet gialli’.
Le elezioni europee sono state un non-evento? La reazione del mercato finora è stata attenuata, ma quali potrebbero essere le implicazioni per gli investimenti?
[Andrew Milligan, head of global strategy di Aberdeen Standard Investments (ASI)] Le reazioni del mercato sono state neutre rispetto ai risultati delle elezioni europee, poiché gli esiti finali erano in linea con i sondaggi di opinione delle settimane che hanno preceduto le votazioni, e quindi già prezzati dai mercati. Alcuni potrebbero argomentare che i partiti populisti siano andati un po’ meno bene rispetto alle aspettative, e anche che i partiti filo-UE rimangano una forza significativa in Parlamento. Tuttavia, i mercati sono rapidamente passati a considerare altre questioni, come le battaglie per i ruoli chiave nelle principali istituzioni europee, con riferimento principalmente alla presidenza della BCE e alla battaglia tra Italia e Bruxelles per la politica fiscale.
[James Rutland, co-gestore del fondo Schroder ISF European Alpha Focus, Schroders] Sì, riteniamo che non sia generalmente una buona idea quella di farsi influenzare eccessivamente dagli sviluppi politici in Europa. Altrimenti il rischio è che il contesto rappresenti un elemento di distrazione e noi invece preferiamo focalizzare la nostra attenzione alla ricerca delle opportunità di investimento più attraenti.
È ancora possibile una ripresa dell’economia europea nella seconda metà dell’anno?
[Andrew Milligan, ASI] Una ripresa nella seconda metà dell’anno è ancora possibile, tanto più che una serie di fattori temporanei hanno limitato l’attività in primavera. La politica monetaria e fiscale resta favorevole. La grande incertezza, tuttavia, non risiede nell’UE ma piuttosto nell’area del Pacifico, con la rivalità tra Stati Uniti e Cina che potrebbe alimentare una guerra commerciale in piena regola in alcuni settori chiave. Molti paesi europei, in particolare la Germania, ma anche l’Olanda e il Belgio ad esempio, sono molto legati al commercio globale che attualmente rappresenta un grande ostacolo.
[James Rutland, Schroders] È certamente possibile che assisteremo a una ripresa nella seconda metà dell’anno. La Cina ha stimolato l’economia, e in generale ciò rappresenta un importante indicatore per l’Europa. Inoltre, il mercato continua a ignorare il fatto che i redditi a disposizione dei consumatori sono in aumento e che le spese pubbliche stanno aumentando.
Ci sono ancora buone opportunità nei comparti più ciclici delle azioni europee, o gli investitori dovrebbero aumentare l’esposizione ai settori più difensivi?
[Andrew Milligan, ASI] Attualmente siamo neutrali sulle azioni europee. Le valutazioni sono favorevoli, così come il posizionamento degli investitori, ma in un contesto europeo in lenta crescita, vi sono fattori che ostacolano la crescita dei profitti. Non abbiamo un approccio settoriale nei nostri fondi, ma ci concentriamo invece sulle opportunità fornite dalla selezione dei titoli. Alcuni sono difensivi, altri ciclici.
Il punto chiave riguarda cosa sia già stato prezzato e i motivi per cui il mercato potrebbe cambia idea, se vi sia qualità nel lungo termine nonostante le vendite forzate ingiustificate da parte di investitori stranieri preoccupati dalla politica europea.
[James Rutland, Schroders] Riteniamo sia il momento adatto per essere contrarian, dato che gli investitori si sono mossi verso le aree più difensive del mercato e quindi ci sono molti titoli ciclici a basso costo, con aspettative molto basse, che beneficerebbero notevolmente se il ciclo dovesse migliorare. Ed è questo il segmento su cui stiamo aumentando la nostra esposizione al momento.
In Italia, Salvini ha confermato il suo ruolo di uomo forte della politica italiana, promettendo di combattere le regole UE sulla spesa fiscale. Il paese dovrà approvare una legge di bilancio molto dura in autunno. Mentre l’Italia e l’UE si scontrano nuovamente sui budget, l’euro e i mercati azionari locali possono ritrovarsi di nuovo in rosso? Come state investendo per sottrarvi a questo rischio?
[Andrew Milligan, ASI] La battaglia tra l’Italia e Bruxelles si sta effettivamente configurando come un importante motore dei mercati obbligazionari, azionari e valutari europei. Le posizioni di entrambe le parti sono già apparse sui media, ma le difficili decisioni relative al bilancio o alle multe e alle sanzioni probabilmente non saranno visibili fino all’autunno, quando i nuovi eletti saranno presenti nelle principali istituzioni dell’Unione europea. Stiamo affrontando la questione in modo molto dinamico; il nostro team obbligazionario sta prendendo decisioni tattiche attive in base a valutazioni a breve termine dei prezzi, dei flussi, della liquidità e dei segnali politici. Un modo per coprire tali rischi è quello di rimanere neutrali sugli asset europei, ma di includere nei portafogli altri asset rifugio, come lo yen giapponese, che possono consentire una diversificazione in tempi di volatilità.
[James Rutland, Schroders] È ormai chiaro che la politica monetaria in Europa è giunta al limite e che la crescita dei populismi nei vari Paesi rappresenta una delle conseguenze di tale contesto. Il senso di autoconservazione dovrebbe portare i governi a rispondere adottando politiche diverse, un esito che probabilmente sarà di supporto per i segmenti che favoriamo nei mercati in cui siamo esposti.
Un’altra incertezza che non è stata ancora risolta riguarda le tensioni commerciali Usa-Cina. Rappresenta un rischio ancora maggiore per il sentimento in Europa?
[Andrew Milligan, ASI] Assolutamente. È importante contestualizzare la Brexit o la politica dell’Unione europea. Attualmente in tutta l’UE vi sono pochi nuovi stimoli fiscali o monetari, o che si prevede di vedere nel 2019-20, per rilanciare l’economia europea. Sembra che ci si sia fermati in un intervallo di crescita del pil dell’1,0-1,5% annuo. I principali rischi di rialzo e ribasso per l’UE provengono da fonti esterne, come gli Stati Uniti e la Cina. L’Europa è percepita piuttosto come strumento per fare leva sugli sviluppi nel resto del mondo.
[James Rutland, Schroders] Si tratta sicuramente di un rischio, inoltre una guerra commerciale protratta potrebbe avere implicazioni negative per l’Europa. Tuttavia, la trade war potrebbe anche rappresentare un’opportunità, dato che le aziende europee potrebbero mirare a presidiare alcuni degli scambi che soffriranno maggiormente a causa delle tensioni tra Stati Uniti e Cina.