Investitori istituzionali in fuga dal dollaro
Trump ha annientato la propensione al rischio a favore di bond e liquidità. E la parola d’ordine è cautela. Il biglietto verde? Non è più un rifugio. Gli Institutional Investor Indicators di State Street
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Dopo oltre trent’anni trascorsi all’ombra di deflazione e crescita anemica il Giappone sembra stia ritrovando appeal nei confronti degli investitori europei.
Lo dicono le rilevazioni riportate nell’ultimo numero di “The Cerulli Edge—European Monthly Product Trends”, pubblicato dalla società britannica Cerulli Associates.
“Sebbene il Giappone sia una delle più grandi economie del mondo, gli investitori globali sono stati generalmente riluttanti a investire nel Paese”, commenta Fabrizio Zumbo, associate director of European asset and wealth management research di Cerulli Associates.
In quattro dei cinque anni che vanno dal 2015 al 2020 – analizza la società di ricerca – i fondi focalizzati sul Giappone hanno registrato deflussi netti, con l’eccezione del 2017. Il 2021 segna invece, fino ad ora, flussi netti positivi.
“Il nuovo governo del primo ministro Kishida dovrebbe introdurre degli incentivi fiscali per gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo e il capitale umano. È anche probabile che il governo promuova gli investimenti infrastrutturali legati al digitale in alcune aree del Paese. Crediamo che tali iniziative siano di buon auspicio per l’economia giapponese”, spiega Ernst Glanzmann, investment director azionario Giappone di GAM.
Ma c’è anche chi, fra gli esperti, vede nel neo-premier Kishida un elemento neutrale. “Vorremmo mettere in guardia da un’eccessiva enfasi sul probabile impatto sul mercato di un personaggio politico specifico – osserva Dan Carter, fund manager del Jupiter Japan Select di Jupiter AM – Sul Giappone impattano tradizionalmente molto di più fattori esogeni della seppur significativa influenza del premier. Il consumo a breve termine è un buon esempio e la ripresa del Giappone dalla pandemia dovrebbe determinarne la direzione, con politiche che forse ne aumenterebbero solo la velocità”.
Cerulli osserva che il Giappone sta cercando di migliorare le sue credenziali di sostenibilità. “Uno degli elementi di maggior diffidenza fra gli investitori esteri verso il Giappone è da sempre la qualità della corporate governance”, spiega Zumbo. Ma ora sembra che il Paese del Sol Levante stia cambiando direzione.
“È stato attuato un programma pluriennale di riforme per ottenere più amministratori indipendenti nei consigli di amministrazione, migliorare la diversity e la divulgazione dei rischi climatici”, aggiunge l’esperto.
Quasi 2.000 miliardi di yen (17,5 miliardi di dollari) sono stati investiti nel Green Innovation Fund per supportare le imprese nel prossimo decennio. Il Giappone è anche una delle tante nazioni che si è impegnata a raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050.
Secondo la World Intellectual Property Organization, il Giappone è leader mondiale per numero di brevetti nelle energie rinnovabili, davanti a Stati Uniti, Germania, Corea e Cina.
Ma l’attenzione del Giappone su considerazioni ambientali, sociali e di governance non si è limitata allo spazio energetico. “A settembre, il paese ha lanciato un’agenzia incaricata di accelerare la trasformazione digitale nei settori pubblico e privato”, sottolinea la ricerca di Cerulli che mostra come la tecnologia si affianchi ai fattori ambientali in termini di importanza nel processo decisionale degli investitori.
“Pochi investitori, sia nazionali che internazionali, sono consapevoli di quanti sforzi alcune selezionate aziende giapponesi stiano compiendo per affrontare le questioni sociali e ambientali. Il potenziale Esg all’interno del mercato azionario giapponese tende a essere frainteso ma, con il governo e il mercato impegnati in questa direzione, i tre fattori Esg saranno una storia emergente per il Giappone”, sostiene Richard Kaye, analista e gestore dell’azionario giapponese di Comgest.
Non mancano le sfide. Secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, ad esempio, il Giappone si è classificato 120esimo su 156 paesi in termini di status delle donne nell’economia, nella politica, nella salute e nell’istruzione. “Resta da vedere se il Giappone ha davvero voltato pagina ed è diventato una destinazione attraente per gli investitori stranieri”, conclude Zumbo.
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