Con Global Enhanced Equity UCITS ETF, la casa inaugura una terza via per estrarre extra-rendimento dall’azionario globale. Mellor: “Nel mix tra quality, value e momentum il segreto della strategia”
Chris Mellor, head of EMEA ETF Equity Product Management di Invesco
L’universo degli exchange traded funds sta attraversando una fase di profondo mutamento e le strategie attive sistematiche rappresentano una delle frontiere più dinamiche della trasformazione in atto. Invesco si colloca tra i pionieri del segmento grazie al Global Enhanced Equity UCITS ETF, una soluzione che mira a sovraperformare l’azionario globale mantenendo un profilo benchmark-like. FocusRisparmio ha raggiunto Chris Mellor, head of EMEA ETF Equity Product Management, per capire come funziona la strategia e perché può rappresentare un’alternativa efficiente per gli investitori alla ricerca di rendimento nel lungo termine.
Qual è la filosofia alla base della strategia Global Enhanced?
L’obiettivo è semplice: superare il mercato azionario globale nel lungo periodo offrendo allo stesso tempo un’esperienza d’investimento molto vicina a quella di un indice. Si tratta di una strategia attiva sistematica, che si colloca a metà strada tra l’esposizione “beta puro” tipica degli ETF tradizionali e l’approccio “high conviction” della gestione attiva classica. Ciò che rende sistematico il nostro approccio è l’utilizzo di modelli quantitativi proprietari sviluppati dal team Invesco Quantitative Strategies per individuare le società con il miglior equilibrio tra tre fattori chiave: quality, value e momentum. È un processo che sfrutta dati finanziari, big data e persino l’elaborazione del linguaggio naturale per affinare continuamente i segnali. Ogni mese, il modello ricalibra le esposizioni ottimali valutando rendimento atteso insieme a rischio e costi di transazione.
Perché proprio questi tre fattori?
Si tratta di elementi che hanno una base empirica molto solida: il value tende a privilegiare le aziende sottovalutate rispetto ai fondamentali, il momentum intercetta la persistenza delle tendenze positive dei prezzi, il quality seleziona società con bilanci solidi e redditività sostenibile. Ciascuno può rivelarsi volatile nel breve periodo, se considerato singolarmente, ma la loro combinazione consente una riduzione della volatilità complessiva e ha storicamente migliorato il profilo rischio-rendimento dei portafogli che se ne sono avvalsi.
Come si traduce tutto ciò nella costruzione del portafoglio?
Il nostro universo di riferimento comprende circa 3mila titoli mid e large cap nei mercati sviluppati, il doppio dell’MSCI World. Dopo la selezione e l’ottimizzazione, il portafoglio finale viene a essere composto da 400-500 azioni: una soluzione che prevede limiti stringenti per evitare concentrazioni e mantenere un tracking error contenuto rispetto all’indice. In sostanza, l’investitore ottiene un’esposizione diversificata e vicina al benchmark ma con un potenziale di sovraperformance strutturale.
A chi può essere utile una soluzione beta plus come questa?
A chi cerca un’esposizione core globale con la possibilità di generare alpha senza dover rinunciare a trasparenza e liquidità. È una strategia pensata per integrarsi nei portafogli come evoluzione naturale degli ETF tradizionali, offrendo un equilibrio tra efficienza e ricerca di rendimento attivo. I rischi restano quelli dell’investimento azionario, dalla oscillazioni dei mercati a quelle dei cambi fino alla concentrazione settoriale, oltre a quelli specifici del prestito titoli. Come sempre, la chiave è la consapevolezza: gli ETF attivi sistematici ampliano le possibilità per l’investitore, ma richiedono una comprensione chiara del loro funzionamento e della loro volatilità.
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