Per il Center of Economics and Business Research, il Paese sarà la terza economia mondiale nel 2031. Per Amit Goel (Fidelity) l’India si ritrova al punto in cui si trovava la Cina 15 anni fa. Avinash Vazirani (Jupiter) prevede un futuro in crescita e green
Nel 2022 il mercato azionario indiano registra performance lievemente migliori rispetto all’andamento generale dei mercati emergenti. I due indici più rappresentativi, il BSE Sensex della Borsa di Mumbai e il Nifty 50, da inizio anno segnano una variazione positiva di circa un punto percentuale mentre rispetto a un anno fa la performance è positiva per oltre 20 punti. I principali indici che rappresentano i mercati emergenti – MSCI, FTSE e Morningstar – segnano invece variazioni negative su entrambi gli orizzonti temporali (ytd e 1 anno).
Etf e fondi attivi: chi batte il mercato azionario indiano
Fra i migliori Etf sull’azionario India a medio e lungo termine le performance sono allineate fra loro, mentre da inizio anno la scelta di replicare in maniera sintetica l’indice Nifty 50 ha premiato l’Etf di Xtrackers.
L’inizio di anno volatile si è fatto sentire anche sulle performance dei principali prodotti specializzati sul mercato indiano che nel 2022 vedono prevalere il segno meno nonostante l’andamento piatto del benchmark di riferimento. Va decisamente meglio su orizzonti più lunghi (uno, tre e cinque anni) dove i manager riescono a ottenere performance in alcuni casi superiori all’indice benchmark. Abbiamo parlato con alcuni di loro per avere una visione sullo sviluppo dell’economia indiana nei prossimi anni.
India, economia in crescita
L’India continua a crescere a ritmi vertiginosi. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nel 2021 l’economia indiana è cresciuta del 9,5%, dopo la profonda contrazione del 2020, quando il prodotto interno lordo era crollato del 7,3%.
Amit Goel, gestore di FF India Focus Fund di Fidelity International
Ci sono alcuni fattori che contribuiscono a velocizzare il ritmo di crescita dell’economia indiana. “Primo tra tutti”, spiega Amit Goel, gestore di FF India Focus Fund di Fidelity International, “una forte demografia”. La sua popolazione di 1,4 miliardi di persone è la più numerosa dopo la Cina, ma può vantare un’età media inferiore (28 anni) e una crescita più rapida. “In India il pil pro capite è ancora molto basso, corrispondente a circa dove si trovata la Cina 15 anni fa”, analizza Goel, che prevede un aumento del pil pro-capite talmente forte da indurre il Paese a sperimentare “l’effetto curva a S, noto per stimolare la domanda di beni e servizi”.
Una crescita che, secondo il Cebr (Center for Economics and Business Research), porterà l’India a essere la terza economia più grande del mondo nel 2031. Ciò significa che per gli investitori nei prossimi anni si apriranno nuove occasioni e opportunità, “specialmente nell’ambito e-commerce e spazio digitale”, afferma Goel. “Sempre più aziende locali che operano in questi settori internet stanno crescendo velocemente, guadagnando massa critica. Ciò significa che il mercato azionario indiano continuerà ad ampliarsi e a fornire più opzioni di investimento, portando a un aumento del potenziale di generazione di alfa”, aggiunge il fund manager.
Tassi alti sì, tassi alti no
Avinash Vazirani, fund manager di Jupiter India Select
L’ultimo anno la Reserve Bank of India ha scelto di affrontare l’inflazione con una politica monetaria accomodante, mantenendo i tassi di interesse invariati al 4%. Questo approccio però, come afferma Avinash Vazirani, fund manager di Jupiter India Select, ha portato alla creazione di bolle in alcune asset class, “con titoli che sono stati sempre più sopravvalutati, il che ha comportato alcune sfide per quegli investitori che hanno mantenuto una disciplina di valutazione”. Ma Vazirani avvisa: “siamo in un contesto diverso”.
Lo conferma anche l’S&P Global Outlook 2022, che guarda alle economie mondiali prendendo in considerazione i nuovi fattori esogeni di influenza dei mercati. Tra tutti la crisi Russia-Ucraina. Come si legge nel documento, per l’area Asia-Pacifico la diretta conseguenza del conflitto è l’incapacità di approvvigionamento energetico. “L’aumento dei prezzi dell’energia è l’impatto principale variabile dal conflitto, colpendo sia la crescita che l’inflazione” si legge nell’Outlook. Nello specifico per l’India, “l’impatto chiave del conflitto si traduce in aumento dei prezzi dell’energia” e mentre i mercati finanziari vorrebbero vedere la banca centrale propendere verso una politica monetaria restrittiva, “resta da vedere se lo farà, data la sua attenzione alla crescita”.
Vazirani invece prevede un aumento dei tassi sia quest’anno che il prossimo. “Ciò probabilmente creerà condizioni migliori per la selezione delle azioni – spiega il gestore – favorendo i titoli bancari in un ambiente di inflazione più alta e quelle società con marchi più forti e un maggior potere di determinazione dei prezzi che saranno in grado di preservare e forse anche aumentare i margini”.
Crescere in modo sostenibile
Le variabili Esg continuano a essere importanti per il mercato indiano, anche se “l’enfasi di ciascuno di questi tre criteri è leggermente diversa a causa delle specificità del mercato locale” osserva Vazirani. “Poniamo grande attenzione alla governance – dice – perché è un fattore chiave di differenziazione per la performance aziendale, forse ancora più evidente in India che in altri mercati”.
Ciononostante, la posizione sulla sostenibilità del Paese rimane dubbia agli occhi dell’occidente, specialmente dopo la Cop26. Secondo Vazirani, “l’India ha fissato obiettivi molto importanti per la produzione di energia rinnovabile”. “Considerato l’impegno del governo nello sviluppo di un’industria nazionale di pannelli solari, sembra probabile che avanzi verso un futuro sostenibile a un ritmo molto più veloce di quanto abbiano fatto i paesi occidentali in passato”, conclude.
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