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C’è social e social. Il caso Game Stop ha portato alla ribalta una nuova generazione di ruggenti network in grado di influenzare persino l’andamento di Wall Street a iniziare da Reddit e dai gruppi tematici di Telegram. Proprio sull’onda del fenomeno, Reddit, piattaforma fondata nel 2005 da Steve Huffman e Alexis Ohanian, ha raccolto 250 milioni di dollari da nuovi e vecchi investitori (compreso Vy Capital) per una valutazione complessiva dell’asset di 6 miliardi, il doppio rispetto al round di finanziamenti di due anni fa. E non è finita qui. L’assalto a Capitol Hill di gennaio oltre a evidenziare il ruolo e il peso dei social nella gestione della comunicazione attuale, e di conseguenza delle società di web hosting (Amazon, ad esempio), ha messo l’accento sulle nascenti reti dedicate a target specifici di audience come Parler, che conta su 20 milioni di utenti e, dopo il cartellino rosso sollevato nei confronti del fondatore John Marze, si prepara a ripartire con un nuovo ad, Marl Meckler (fondatore dei Tea Party Patriots) e una nuova società di web hosting, SkySilk, che offre “una tecnologia sostenibile e indipendente che non fa affidamento ai big tech per le sue operazioni”.
Insomma, l’universo dei social è in pieno fermento e le strade di crescita seguite sono numerose, variegate e, talvolta, imprevedibili. La prima era di social, iniziando da Facebook, non basta più a una popolazione sempre più digitale e connessa. Tant’è che il gruppo di Mark Zuckerberg, nato per favorire gli incontri tra studenti dei college Usa, oggi attrae sempre più un pubblico di “boomer”, una audience che registra il maggior tasso di crescita. Sono invece in ascesa social per target valoriali specifici o che circoscrivono, in modo più o meno esplicito, l’età a cui si rivolgono; reti esclusive o network che esplorano nuove tipologie di intrattenimento.
Come dimostra l’improvvisa ascesa di Clubhouse, un social aperto ai soli dispositivi con sistemi operativi Ios e su invito, che altro non è che una galleria di stanze audio. Nell’era dell’immagine, con Clubhouse tornano così di moda i contenuti, purché esclusivi. Un’idea a suo modo rivoluzionaria sviluppata da Paul Davison e da Rohan Seth che, nel maggio del 2020, con solo 1500 iscritti è stata valutata 100 milioni di dollari e ha ricevuto un assegno di 12 milioni dal fondo di venture capital Andreessen Horowitz di Marc Andreessen e Ben Horowitz per finanziarne lo sviluppo. Recentemente un ulteriore giro di finanziamenti avrebbe fatto lievitare le valutazioni di ClubHouse a un miliardo grazie al tasso di crescita rapido (oggi si parla di 9 milioni di iscritti).
A otto mesi di distanza dal round di finanziamenti, Clubhouse conta su 8 milioni di utenti e, nonostante la valutazione abbiano toccato il miliardo con un recente secondo round di finanziamenti, l’app delle chiacchiere rappresenta a livello di download una provincia estrema dell’universo dei social, ameno secondo i numeri dello studio “Digital 2021” di WeAreSocial con Hootsuite. Oggi, infatti, ci sono 4,2 miliardi di persone (su una popolazione stimata 7,83 miliardi) da ritenersi utenti attivi sulle reti social (490 milioni in più dello scorso anno o +13,2%) ciascuno dei quali spende in media 2 ore e 25 minuti sui social al giorno (solo cinque anni fa il tempo trascorso sui social era di 1 ora e 51 minuti al giorno). Con 2,74 miliardi di utenti attivi Facebook è di gran lunga la piattaforma più popolare al mondo, seguita da Youtube (con 2,29 miliardi di utenti), Whatsapp (2 miliardi), Instagram e WeChat (con oltre 1,2 miliardi), TikTok (689 milioni), Douying (600 milioni), Sina Webo (511 milioni), Telegram (500 milioni), SnapChat (498 milioni), Kuaishou (481 milioni), Pinterest (442 milioni), Reddit (430 milioni), Twitter (353 milioni) e Quota (300 milioni).
Più nello specifico, per quanto riguarda lo scenario italiano, “Digital 2021” stima in 41 milioni il totale degli italiani attivi sui social, un universo in cui predominano Youtube e Whatsapp (li usa oltre l’85% degli utenti tra i 16 e i 64 anni), seguiti da Facebook (l’85%), Instagram (il 67%), Twitter (il 32%), Linkedin (il 31%), Pinterest (il 28%), Telegram (il 25%), TikTok (il 23,9%), Twitch e SnapChat (oltre il 14%), WeChat e Tumbler (oltre l’11%) e Reddit (il 10%).
Insomma, ClubHouse è sì un astro nascente, ma la strada è ancora lunga e sono numerosi gli unicorni che potrebbero arrivare a regalare soddisfazioni agli azionisti ben prima del social che consente di partecipare a una sorta di maxi-telefonata collettiva. Se proprio si vuole investire su ClubHouse, seguendo le orme del guru della Silicon Valley, il fondo Andreessen Horowitz, oggi si può puntare su Agora, azienda che fornisce la piattaforma audio su cui si basa il funzionamento dell’app e che è quotata a Wall Street.
Intanto a Hong Kong è sbarcata il 5 febbraio Kuajshou Technology, rivale cinese di TikTok (ByDance) partecipata da Tencent Holding, Baidu e dal Fondo Sequoia (con l’Ipo sono poi entrati tra l’altro Gic, BlackRock, Abu Dhabi Investment Authority), è sbarcata sul listino di Hong Kong lo scorso 5 febbraio con una operazione da 5,32 miliardi di dollari e ha subito registrato il botto: +161% nel primo giorno di quotazione e da allora è salito di un ulteriore 14 per cento. I punti di forza? Secondo i dati di iResearch i video brevi condivisi sul social sono capaci di attrarre gli utenti sul sito dieci volte al giorno e per una durata giornaliera media di 86 minuti. Kuajshou Technology, “mano lesta”, è nata nel 2013 e vale oggi un quarto dell’intera Piazza Affari (180 miliardi di dollari circa rispetto ai 61 miliardi dell’Ipo, e pari a 47 volte i ricavi 2019, gli ultimi pubblici).
Il suo successo potrebbe aver aperto le porte all’approdo sul mercato alle gemme di ByteDance, TikTok e l’app consorella destinata al pubblico cinese Douyin che, chiuse le ostilità innescate dalla amministrazione di Donald Trump potrebbero scegliere tra il listino di Hong Kong e al Nasdaq (anche se su quest’ultima ipotesi il top management di ByDance ha gettato acqua sul fuoco), o perfino per una doppia quotazione. I dati di PitchBook relativi all’ultimo round di finanziamenti dello scorso novembre parlano una valutazione di ByteDance (che nel suo capitale annovera Sequoia Capital China, Tiger global Management, Kkr, Softbank Vision Fund) pari a 180 miliardi di dollari che ad oggi, visti i risultati di Kuajshou Technology, potrebbe apparire perfino modesta.
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