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Powell ha dato una mano all’asset class. Auto, energia e utility risentiranno in particolare del risultato delle urne, mentre il tech vincerà comunque. La view dei gestori
Archiviato il miglior agosto dal 1986, grazie soprattutto al rally delle big tech, per l’azionario Usa è arrivato il momento di fare i conti con la svolta della Fed e, soprattutto, con le elezioni presidenziali del prossimo 3 novembre. Tra seconda ondata di contagi, Brexit e tensioni con la Cina, i rischi all’orizzonte sono tanti ed è facile prevedere una fine d’anno all’insegna della volatilità. Ma più di tutto saranno il responso delle urne e la svolta della banca centrale a determinare l’andamento di interi comparti a stelle e strisce e dell’asset class in generale.
“Esistono elevate probabilità che lo spoglio ci proietterà in una fase di grandi cambiamenti legislativi, come non accadeva da molto tempo, specialmente in caso di duplice vittoria democratica, la cosiddetta ‘onda blu’ – spiega Stephen Dover, head of equities di Franklin Templeton -. L’incertezza elettorale alimenterà la volatilità del mercato e la necessità di incorporare considerazioni politiche nelle decisioni d’investimento”.
Per l’esperto saranno tanti i momenti critici. Dal voto per corrispondenza, che allungherà i tempi dello spoglio esponendo così i mercati a una possibile volatilità nei giorni successivi alle elezioni, alla situazione del Senato Usa. “La lentezza dell’iter di approvazione delle leggi più importanti del Senato ha consentito agli investitori di anticipare più facilmente i cambiamenti politici. Gli investitori hanno spesso preferito un Congresso ‘in stallo’. L’ostruzionismo del Senato dovrebbe avere i giorni contati, poiché entrambi i candidati presidenziali si dicono disponibili a intervenire”, chiarisce.
Ma ciò che conta più di tutto è ovviamente chi vincerà tra Donald Trump e Joe Biden. “Se Trump si aggiudicasse un secondo mandato, presumibilmente le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa rimarranno tese, e le guerre commerciali che hanno contraddistinto la sua amministrazione proseguiranno. La spinta anti-globalizzazione, attraverso termini commerciali più unilaterali, è destinata a persistere e accentuerà i problemi per l’Europa”, evidenzia David Zahn, head of european fixed income di Franklin Templeton, secondo cui una conferma dell’attuale presidente porterà una maggiore volatilità geopolitica globale.
Se invece la spuntasse Biden, molte delle politiche di Trump in diversi settori, tra i quali commercio e questioni ambientali, saranno archiviate. “Sul fronte della politica estera, il candidato democratico ha dichiarato di essere favorevole a un approccio multilaterale (simile a quello europeo) e di voler ristabilire con gli altri paesi i legami che oggi l’amministrazione Trump potrebbe aver deteriorato”, aggiunge Zahn.
Un altro tema di grande rilievo, come fa notare l’esperto, è quello del riscaldamento globale, sul quale Biden è più allineato al Vecchio Continente: ha annunciato un intervento da 2.000 miliardi di dollari per contrastare il cambiamento climatico, che promuove l’energia pulita e la riduzione delle emissioni di combustibili fossili, migliorando al contempo le infrastrutture.
“Detto questo, i mercati temono due principali motivi di preoccupazione o di incertezza da una vittoria di Biden: il paventato aumento generalizzato delle tasse e l’incerta futura politica fiscale statunitense che peserà sui mercati globali – precisa -. Anche la deregulation, tanto favorita durante il mandato di Trump, merita attenzione. Quindi, se una parte delle previsioni si avverasse, nuove barriere potrebbero andare a frenare l’attività di molte imprese. Entrambi i candidati sembrano comunque intenzionati a mantenere le politiche di spesa pubblica. I repubblicani sono in genere ritenuti più conservatori in materia di bilancio, ma Trump fa eccezione, soprattutto considerando il Covid-19 e le probabilità che tale problema perdurerà anche nel 2021”.
Per Ubs Gwm, i maggiori vincitori in uno scenario di ‘blue wave’ sarebbero le auto, grazie a tariffe più basse e alla spinta verso la mobilità elettrica, e le utility, attraverso la crescita delle rinnovabili. L’energia, nel frattempo, si troverebbe ad affrontare normative più severe che per gli esperti sono solo parzialmente scontate al momento. La sanità invece potrebbe soffrire, prima del voto, di retorica bipartisan sui prezzi dei farmaci, ma dovrebbe vedere un rally di sollievo in seguito, anche in caso di completa vittoria democratica. L’energia invece trarrà il massimo vantaggio da una Casa Bianca repubblicana, mentre l’automotive ne pagherebbe il prezzo più alto.
Ma in particolare, gli esperti Ubs vedono un settore restare attraente indipendentemente dal colore che avrà la Casa Bianca, quello delle tecnologie abilitanti. “I loro driver strutturali sono così duraturi che crediamo supereranno altri fattori nel lungo periodo”, si legge nel report in cui vengono identificate cinque principali tecnologie abilitanti destinate a trasformare molte industrie nei prossimi anni: intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale, big data, cloud computing e 5G.
Ma non c’è solo il 3 novembre a cui guardare: un’importante svolta, in grado di condizionare i mercati, c’è già stata ed è arrivata da Jackson Hole. Il presedente della Fed, Jerome Powell, ha infatti annunciato di essere pronto a tollerare periodi di inflazione anche superiori al 2%, purché temporanei.
“Anche se i dati sugli utili del secondo trimestre sono stati in generale migliori del previsto e rappresenteranno il punto più basso del ciclo, la posizione favorevole all’inflazione annunciata dalla Fed favorisce, a parità di condizioni, le azioni rispetto alle obbligazioni – afferma Giordano Beani, head of multi-asset fund solutions Italy di Amundi Sgr -. I mercati azionari possono quindi contare su un tasso di attualizzazione degli utili molto basso per i prossimi anni, e ciò spiega il loro forte rialzo negli ultimi mesi”.
“Con la sua ‘Nuova dichiarazione sulla strategia di politica monetaria’ la Federal Reserve ha di fatto scritto una lettera di scuse al popolo americano per l’eccessiva stretta sull’economia statunitense post-crisi finanziaria – commenta Mark Nash, co-gestore del fondo Merian Strategic Absolute Return Bond di Jupiter Am -. La sua nuova posizione è quella di puntare sull’inflazione media nel tempo e quindi di permettere dei superamenti se l’inflazione dovesse rimanere al di sotto del 2% per un periodo prolungato”.
Pe il gestore modificando la sua strategia, la Fed sta di fatto suggerendo di non fidarsi di sé stessa sulla politica monetaria e sta vietando un inasprimento prematuro. “A mio parere, invece di fissare questi limiti, la Fed dovrebbe potenzialmente considerare di modificare i fattori che prende in considerazione, ad esempio riconoscendo l’impatto delle questioni economiche internazionali. In un mondo in cui il capitale scorre liberamente e il dollaro è una valuta globale così importante, ciò avrebbe sicuramente più senso”, conclude.