Fund manager in fuga dagli USA di Trump: rotazione storica verso l’Europa
Second la survey di BofA, per i gestori è la fine dell’eccezionalismo americano: la crescita rallenterà. Banche e difesa i titoli preferiti
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Largo alle azioni USA, anche se di segmenti del mercato diversi dalle mega-cap, e un occhio puntato all’Europa per quanto riguarda l’obbligazionario governativo. È questa la ricetta per l’anno nuovo di Amundi, che l’11 dicembre ha presentato alla stampa il suo outlook sugli investimenti nel 2025. Secondo la casa di gestione, anche se la geopolitica e i cambiamenti a livello di politiche economiche stanno dando vita a un mondo più frammentato, il processo di riordino dello scenario globale si caratterizzerà infatti per una stagione di crescita degli States e metterà l’Europa di fronte a sfide dalle quali potrebbe uscire finalmente rafforzata. Un’occasione per gli investitori di aggiustare i portafogli in chiave offensiva senza rinunciare alla giusta dose di flessibilità.
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La descrizione del quadro macro è stata affidata a Monica Defend, head of Amundi Investment Institute. L’esperta si aspetta che la crescita globale si stabilizzi al 3% nei prossimi due anni, con il prodotto interno lordo dei mercati emergenti in salita al 3,9% e quello dei Paesi sviluppati su un più modesto 1,6%. “Prevediamo una lieve decelerazione degli Stati Uniti verso il soft landing”, ha detto Defend, precisando che il raffreddamento del mercato occupazionale e il rallentamento dei consumi porteranno il tasso di espansione dell’economia a toccare il 2,1% nel 2025 e il 2% nel 2026. Una dinamica su cui avrà comunque forte impatto l’entità e la sequenza di attuazione delle politiche di Donald Trump, dalle quali l’esperta si attende luci e ombre: “I tagli delle tasse e le misure di alleggerimento fiscale saranno d’aiuto ma l’escalation commerciale andrà condotta in maniera progressiva per non incorrere nel rischio di innescare una nuova corsa dei prezzi”.
Prospettive di crescita economica per aree geografiche. Dati al 5 dicembre 2024. Fonte: Amundi Investment Institute
Quanto all’Europa, nonostante la bassa inflazione e l’allentamento monetario della BCE, la manager di Amundi parla invece di una ripresa “modesta” rispetto al potenziale e cita un prevedibile effetto erosivo del 0,2% sul PIL come conseguenza dei dazi. Ecco perché le grandi sfide indicate per il Vecchio Continente sono soprattutto due: “Ripristinare la produttività e rafforzare la cooperazione sulla difesa per emanciparsi da Washington”. Chi promette di confermarsi un motore della crescita globale è invece l’Asia, dove a un quadro favorevole si sommano legami regionali sempre più consolidati e un ruolo centrale nelle catene di approvvigionamento delle tecnologie: qui la parte del leone spetterà all’India, mentre la Cina viene vista sulla buona strada per stabilizzarsi e trasformare la sua economia.
In materia di banche centrali, lo scenario prospettato da Amundi è quello di una netta biforcazione nei percorsi di BCE e Fed. “Entrambe taglieranno nelle riunioni di dicembre”, ha detto Defend, “ma la prima continuerà a farlo anche nel 2025 mentre la seconda manterrà un approccio molto più dipendente dai dati”. “Entro la fine del 2025 prevediamo che i tassi di interesse terminali raggiungano il 3,5% negli Stati Uniti e il 2,25% nell’Eurozona”, ha aggiunto la dirigente, precisando che il dato del Regno Unito dovrebbe invece attestarsi al 3,5%. Proprio la Bank of England, insieme alla Bank of Japan, rientra infatti tra le principali incognite da monitorare nel corso dell’anno: “L’una è destinata a seguire un percorso più lento mentre l’altra dovrebbe attuare altri due rialzi nei prossimi 12 mesi”.
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In un contesto anomalo come quello va profilandosi, nel quale condizioni finanziarie favorevoli e abbondanza di liquidità a livello macroeconomico si contrappongono con valutazioni eccessive ma anche poca volatilità sull’azionario e tanta nel reddito fisso, la posizione di Amundi non può che risultare leggermente aggressiva. Vincent Mortier, group cio della casa, è stato chiaro su questo punto: “Nel 2025 sarà fondamentale cogliere Ie opportunità offerte dagli asset rischiosi, bilanciando al contempo le potenziali minacce legate all’inflazione”. Tradotto: gli investitori dovrebbero cercare reddito sia tra gli asset liquidi sia tra quelli illiquidi, ed effettuare aggiustamenti dinamici sulla base di frequenti rivalutazioni. Una prospettiva che è stata ulteriormente approfondita da Francesco Sandrini, cio della società, che ha tenuto a precisare come l’individuazione delle migliori occasioni passi dalla necessità di seguire i megatrend della transizione e dell’innovazione tecnologica.
Secondo Sandrini, in particolare, le prospettive di utili e liquidità conferiscono al mercato azionario il potenziale per ampliare il rally oltre le mega-cap USA e i titoli con valutazioni elevate. Da qui la scelta di privilegiare un “approccio diversificato a livello globale” e cercare opportunità “non solo negli indici USA equal-weighted ma anche in Giappone e in Europa”. “A livello settoriale privilegiamo i finanziari, le utility, i servizi per le comunicazioni e i beni di consumo voluttuari”, ha detto il manager, precisando che le strategie value e le mid-cap offrono una buona copertura contro la possibile discesa delle azioni growth e delle ‘Magnifiche Sette’. Quanto al reddito fisso, la bussola di Amundi punta invece all’Europa. Se infatti la casa preferisce mantenere un approccio cauto sulla parte lunga della curva americana, preferendo posizionarsi nella forchetta tre-cinque anni, la struttura dei governativi provenienti dal Vecchio Continente viene considerata investibile in ogni sua parte. Senza dimenticare la componente corporate, per la quale l’esperto ritiene opportuno puntare sull’investment grade in ragione di una domanda che per quasi tutte le emissioni del 2024 è stata superiore all’offerta fino a cinque volte.
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I rendimenti attuali delle asset class in relazione alle loro medie storiche di performance. Dati al 5 dicembre 2024. Fonte: Amundi Investment Institute, Analisi basata sui dati Bloomberg a cura di Amundi Investment Institute su 8 asset class. Dati aggiornati al 29 novembre 2024.
Non solo asset class tradizionali. Secondo Amundi, le sfide del quadro attuale richiedono infatti una diversificazione articolata su molteplici fronti. Per fronteggiare la geopolitica, ad esempio, la convinzione della casa è che si debba investire in oro e materie prime. La volatilità va invece considerata includendo in portafoglio gli hedge fund e le strategie absolut return, così come non sono da trascurare i mercati privati. Da questo punto di vista, hanno spiegato Sandrini e Defend, sono soprattutto infrastrutture e private debt a offrire una forte prospettiva di crescita insieme a protezione dall’inflazione e vantaggi di diversificazione. Capitolo a parte per gli emergenti, che i due esperti vedono in procinto di overperformare i mercati sviluppati. “Nonostante il potenziale nuovo corso degli Stati Uniti”, hanno osservato, “le obbligazioni di queste latitudini dovrebbero essere favorire da un contesto macro favorevole e tassi d’interesse in calo”. Per quanto riguarda gli investimenti in valuta forte, il sovrappeso va su sull’high yield rispetto all’investment grade mentre il focus valutario si concentra sulla divise che offrono rendimenti reali interessanti e protezione dalle tariffe di Trump.
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