Se l’America e l’Europa arrancano anche nel mercato obbligazionario, l’Asia si prospetta nel futuro come l’area a cui guardare per i migliori investimenti fixed income. La normalizzazione dell’economia dell’area e lo sguardo verso nuovi settori (e-commerce e commodities) sono i fattori da tenere presente per l’evoluzione del continente
Bajaj Dhiraj, Head of Asian FIxed Income di Lombard Odier IM
Il mercato asiatico risulta sempre più centrale per gli investitori nel mercato del reddito fisso. Con la crisi in seno all’Europa, l’Oriente si presenta come porto in cui approdare per evitare la tempesta. Sarebbe riduttivo dire che guardare a Est per l’investitore fixed income possa bastare, perché l’area Asia-Pacifico ritorna ad affrontare l’inflazione a diversi livelli.
Le previsioni del report “Global Credit Outlook 2022” di S&P Global Rating si basano su quattro evidenze. Tassi di interesse più alti che spaccano in due il continente, inflazione aggressiva, maggiori spese e confluenza di venti contrari, cioè “una combinazione di maggiore incertezza geopolitica e inflazione dei costi” che sta accelerando “la stretta monetaria da parte delle principali banche centrali”.
Tuttavia, bisogna tener conto di un’importante crescita del credito asiatico (da 300 milioni di dollari nel 2011 a 1,5 miliardi oggi) come afferma Dhiraj Bajaj, Head of Asian Fixed Income di Lombard Odier IM, intervistato dalla redazione di FocusRisparmio. Per il gestore l’Oriente oggi “offre importanti vantaggi che lo rendono unico per il credito a livello globale”.
Quali sono stati i driver che hanno portato a questa crescita?
Nell’ultimo periodo la crescita dell’Asia, in generale, è stata attorno al 5,5% e anche l’inflazione si è attestata al 3,5%. I bilanci fiscali sono molto solidi rispetto ad altri mercati emergenti e anche il debito sovrano ha un buon rating investment grade. Nell’ultimo periodo non abbiamo assistito a dei downgrade dei rating e nel periodo 2010-2012, Paesi come India e Indonesia hanno avuto un upgrade del rating finendo nell’universo investment grade e sono passati dalla classe B alla BBB. Concludendo, i driver che hanno portato a questa crescita sono stati da una parte la qualità del debito sovrano, dall’altra lo sviluppo dei conglomerati della tecnologia, delle utilities, delle commodities e dei beni di consumo. Crescita che è stata una risposta all’ingente domanda dei consumatori.
Parliamo della situazione dei mercati fixed income orientali nel periodo attuale. Per S&P Global rating, nel Global Credit Outlook 2022, l’Asia è spaccata su due fronti: da una parte la Cina che potuto abbassare i tassi di interesse; dall’altra il resto dell’area Asia Pacifico che ha dovuto o è pronta ad alzare i tassi ufficiali. Ci può dare uno spaccato della situazione macro in Oriente in relazione al mercato dei fixed income, anche in relazione agli eventi occidentali e alla loro influenza sul mercato asiatico?
In Asia pensiamo che la crescita subirà un rallentamento anche per il protrarsi degli effetti del Covid, infatti, il continente sta avendo anche una certa difficoltà a riaprire la propria economia. Anche se per Indonesia, Australia e India, stiamo già assistendo ad una parziale riapertura del turismo e dei business travel verso una normalizzazione dell’economia. Stiamo assistendo a una situazione simile negli Stati Uniti negli ultimi trimestri.
La Cina invece continua a perseguire questa politica di «Zero Covid» anche se Shangai si dirige verso una parziale apertura e normalizzazione delle catene di supply chain. Infine, il credito cinese è caratterizzato da una elevata percentuale di investment grade, e per una piccola parte di high yield.
Per riassumere, nel mercato asiatico c’è stata la peggiore dislocation degli ultimi anni per cinque motivi: prima di tutto per la crisi del covid, la questione politica in Cina, la crisi tra Russia e Ucraina, abbiamo assistito a una serie di deflussi dai fondi obbligazionari e in ultimo la politica monetaria aggressiva della Fed. Nonostante questo scenario, il nostro approccio è ottimistico perché questa serie di eventi sono accaduti tutti insieme nello stesso periodo, non ci aspettiamo quindi che altri accadimenti di questa portata possano ritornare sui mercati nei prossimi anni. Inoltre, questo ottimismo è supportato dalla qualità media del credito nella regione, dall’ingente quantità di risparmi e l’elevata liquidità. Stimiamo che 270 miliardi di dollari verranno restituiti in cash agli investitori con il rimborso dei titoli in scadenza ed il pagamento delle cedole e ci attendiamo che questi vengano reinvestiti nella regione a fronte di nuove emissioni in calo rispetto agli anni passati.
Ha dichiarato che il profilo di qualità del credito degli Investment Grade asiatici è senza dubbio superiore a quello di altri importanti mercati emergenti globali. Ci può spiegare meglio la sua visione?
Nel 2015 i mercati obbligazionari di America Latina, Europa dell’Est e Medio Oriente erano costituiti per il 50% da titoli investment grade ma ora quella percentuale si è significativamente ridotta. Per l’Asia la situazione è diversa, perché l’85% del mercato del credito è costituito da investment grade, mentre il restante 15% da high yield in base alla capitalizzazione di mercato. Inoltre, c’è un’ottima qualità del debito sovrano. In alcuni Paesi, come Cina, Indonesia, Filippine, e anche la Corea del Sud, vediamo solidi bilanci esterni. Inoltre, questi Paesi, si stima che rappresenteranno oltre la metà del Pil globale. Ci sarà una forte crescita della domanda e lo sviluppo di una serie di settori diversi da quelli storicamente predominanti negli emergenti. In Asia c’è un forte interesse verso i beni di consumo, parliamo dell’e-commerce, del retail e vediamo una situazione molto simile ai rating investment grade di America ed Europa.
I rischi prospettati dal report Global Credit Outlook 2022 di S&P sono quelli di un’ulteriore compressione sull’accesso ai finanziamenti, prezzi più elevati per il credito, ancora volatilità. Allo stesso tempo il mercato dei fixed income ha avuto il peggior sell-off dal 1999. Quali sono quindi le migliori opportunità con esposizione in Asia, sia in chiave di rendimento che di diversificazione, per un investitore occidentale?
Anche il sell-off a cui stiamo assistendo adesso è dovuto a una serie di fattori, soprattutto a causa di un ingente repricing nel bond risk free che è stato tre volte superiore ai movimenti che abbiamo visto in passato per i tresaury americani.
Grafico concesso da Lombard Odier IM
Anche gli spread si sono allargati ma il credito asiatico IG ha registrato un calo del al 7-8% ben inferiore a quello dei titoli Usa di pari qualità. Questo perché la duration in Asia è minore, attorno ai 5 anni, mentre in Usa si attesta intorno agli 8 anni. A livello globale, stimiamo un calo dell’inflazione e anche un calo della crescita che stiamo già riscontrando negli Usa. Crediamo che l’investment grade sarà l’area in cui investire grazie a un carry più interessante e possibilità di apprezzamento del capitale.
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