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Per gli esperti di Candriam, il settore offre ottime opportunità, soprattutto nel debito subordinato. Ma tra tassi in calo, divergenze normative e consolidamento, la selezione è d’obbligo
Ripresa del risiko, tassi in discesa e regolamentazioni divergenti. Il 2025 si preannuncia frizzante per il settore bancario europeo, che si trova ad affrontare queste tre sfide su tutte, oltre ad un contesto macro e geopolitico difficile. Nonostante questo, però, grazie ai fondamentali solidi, secondo gli esperti di Candriam gli istituti del Vecchio Continente continuano ad offrire buone opportunità agli investitori, soprattutto nel debito subordinato. A patto, però, di un’attenta selezione degli emittenti.
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Basilea IV? Chissà
Come annunciato in campagna elettorale, il presidente USA, Donald Trump, potrebbe dare il via a una deregolamentazione del settore a stelle e strisce. Uno scenario che, secondo gli analisti Candriam, potrebbe spingere anche i regolatori europei a riconsiderare alcune strutture dei relativi sistemi bancari, nel tentativo di preservarne la competitività. Nel Regno Unito, ad esempio, si è già discusso circa la riduzione delle informazioni richieste nei prospetti delle IPO. L’elefante nella stanza resta, però, l’attuazione di Basilea IV, che dovrebbe iniziare nel 2025 e diventare pienamente operativa entro il 2033. “Se gli Stati Uniti decidessero di non adottare integralmente la normativa, le loro banche, che hanno rilevanza sistemica a livello globale, eviteranno un 9% supplementare sugli attivi ponderati per il rischio e così saranno libere di distribuire più capitale agli azionisti”, viene sottolineato nel report.
Un altro potenziale indebolimento della regolamentazione, come un’eventuale revisione al ribasso del Fundamental Review del Trading Book, secondo gli esperti potrebbe incrementare il vantaggio competitivo delle banche corporate e d’investimento europee . “Resta da vedere fino a che punto le autorità di regolamentazione siano disposte ad allentare i vincoli normativi, a meno di due anni dalla crisi delle banche regionali statunitensi e dal crollo di Credit Suisse. Ci aspettiamo che la Bce mantenga una posizione rigorosa, che creerebbe un contesto meno competitivo per le Cib europee”, si legge.
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Tassi in discesa
Regolamentazione a parte, la minaccia principale per gli investimenti bancari nel 2025 si chiama tassi d’interesse. La stima della casa di gestione è che ogni taglio di 50 punti base possa ridurre il rendimento netto da interessi del 3% per il settore europeo, con un conseguente calo degli utili netti del 5%. “Sebbene le aspettative del mercato sui tassi stiano diminuendo, alcuni obiettivi dei management stanno diventando sempre meno realistici, come recentemente sottolineato dal ceo di Unicredit Andrea Orcel”, viene evidenziato.
Fondamentali solidi, occhi su crescita e risiko
Nonostante il contesto macro e normativo complesso, i fondamentali del settore bancario restano comunque solidi, con livelli di redditività storicamente elevati, coefficienti di solvibilità in miglioramento, una gestione rigorosa della qualità del portafoglio prestiti e forte liquidità. “La recente stagione degli utili ha evidenziato risultati solidi, ma l’attenzione si sta spostando sulla crescita, sui ricavi da commissioni e sul consolidamento”, spiegano gli analisti. I prezzi delle azioni hanno già registrato un forte rialzo, e i titoli bancari hanno registrato un’altra solida performance nel 2024. Per gli esperti è probabile che il ciclo dei tassi ostacoli lo slancio degli utili e, sebbene la qualità del credito rimanga solida, potrebbe deteriorarsi rapidamente in caso di rallentamento economico. “Va infatti considerata la ciclicità e la leva finanziaria del sistema bancario”, avvertono.
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C’è però un altro aspetto positivo: l’accelerazione del consolidamento. Negli ultimi mesi BBVA ha lanciato un’offerta sul Banco Sabadell in Spagna, Unicredit ha acquisito una partecipazione in Commerzbank e BPM ha acquisito una partecipazione in Banca dei Monte Paschi di Siena. Inoltre, Orcel ha lanciato un’offerta su BPM, mentre Eurobank sta acquistando le quote di minoranza di Hellenic Bank of Cyprus. Infine, ultima in termini di tempo, MPS ha lanciato un’OPS su Mediobanca. Per Candriam, gli investitori dovrebbero beneficiare del risiko, in quanto dovrebbe spingere i management a una maggior disciplina su pricing, efficienza e allocazione del capitale. “Tuttavia, l’Europa resta un mercato frammentato e il consolidamento transfrontaliero è frenato dall’assenza di un mercato bancario comune e dalla resistenza politica nei mercati nazionali”, viene precisato. Non solo: il settore non sarebbe del tutto immune durante le fasi di volatilità. “Le turbolenze politiche ed economiche in alcune giurisdizioni potrebbero innescare il ritorno di un nesso tra banche e governi sovrani, con Paesi periferici come Spagna o Italia potenzialmente in una posizione migliore rispetto a quelli core come Francia o Germania”, si legge nel report.
Occasioni nel debito subordinato
Quanto agli investitori, per gli analisti della casa di gestione, le valutazioni ristrette del debito bancario suggeriscono che è più probabile che la performance derivi dal carry piuttosto che dal restringimento dello spread, in tutta la struttura del capitale. Tuttavia, a loro parere il debito subordinato bancario (Additional Tier 1 e, in misura minore, Tier 2) può offrire rendimenti interessanti, cogliendo occasioni selezionate. “Grazie al supporto di stabili coefficienti patrimoniali e di una qualità degli asset ragionevolmente solida, riteniamo che si possano trovare alcune opportunità selettive nella parte inferiore della struttura del capitale di debito”, affermano.
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Il ragionamento degli esperti è che gli strumenti di debito AT1 e Tier 2 offrono un rendimento prossimo all’high yield BB, e sono emessi da istituti con un rating medio A: considerati gli attuali coefficienti di solvibilità, le banche sono infatti ben lontane dal punto di non sostenibilità che potrebbe innescare un rischio di assorbimento e potenziali modifiche delle cedole. “Il buon track record in termini di rimborsi anticipati sugli AT1 e di gestione delle passività ci rassicura sul fatto che le banche proseguiranno i rimborsi, ma la selezione degli emittenti rimane cruciale. Manteniamo la nostra preferenza per i campioni nazionali e, più in generale, per gli emittenti di alta qualità”, concludono.
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