Banche, frena a gennaio la corsa dei prestiti
I finanziamenti al settore privato aumentano del 4,3%, contro il 4,7% di dicembre. Quelli alle famiglie crescono del 2,2%. I dati Bankitalia
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A giugno due milioni e settecentomila italiani, tra imprese e famiglie, rischiano il default. A lanciare l’allarme è la Fabi, il sindacato dei lavoratori delle banche, secondo cui quando scadranno le moratorie su circa 300 miliardi di euro di prestiti bancari in molti si troveranno improvvisamente sull’orlo del sostanziale dissesto finanziario in base alle nuove regole Eba. Tra circa 100 giorni termina infatti l’ultima proroga, introdotta con la legge di Bilancio, della norma che ha consentito di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi.
“A causa di una serie di vincoli approvati dall’Autorità bancaria europea, in vigore da gennaio scorso, il prossimo giugno dovranno essere applicate nuove, stringenti regole sulla gestione dei non performing loan: – denuncia il sindacato – la consequenziale interruzione delle moratorie, non più prorogabili, comporterà che almeno una quota rilevante dei soggetti con le rate attualmente sospese, in assenza di liquidità necessaria a rimborsare gli arretrati, possa essere classificata dalle banche in posizione di default”.
Secondo quanto spiega la Fabi, con dati della Task force liquidità aggiornati al 10 marzo, la questione riguarda 2,7 milioni di posizioni debitorie (ovvero prestiti) di imprese e famiglie clienti di banche che hanno presentato richiesta di sospensione dei pagamenti delle rate sfruttando la possibilità concessa dal decreto legge ‘Cura Italia’ varato, l’anno scorso, all’inizio dell’emergenza economico-sanitaria. Misura che si è rivelata utile e indispensabile per assicurare liquidità aggiuntiva sia alle aziende (1,3 milioni) sia ai cittadini (1,4 milioni).
“La pandemia non ha però rallentato né fatto slittare l’entrata in vigore di nuove norme di vigilanza sulle banche predisposte dall’Eba – sottolinea il sindacato -. Si tratta, più nel dettaglio, delle linee guida sulla gestione degli npl che impongono alle banche una più rigida graduatoria dei crediti deteriorati”.
Una stretta normativa che ha interessato, tra altro, anche i prestiti ‘sospesi’ con le moratorie e che, secondo le nuove regole europee, vanno classificate come esposizioni deteriorate. “Le norme europee sui crediti deteriorati sono entrate in vigore a gennaio scorso, ma il governo, tra le pieghe normative, è riuscito a estendere la sospensione dei prestiti fino al prossimo giugno, con una norma inserita nella legge di bilancio per il 2021: ulteriori rinvii per l’applicazione delle Linee guida Eba, però, non saranno più possibili. Né sono sufficienti, per evitare il rischio di dissesto finanziario di 2,7 milioni di soggetti, alcuni chiarimenti informali pubblicati recentemente dalla stessa Eba”, conclude la Fabi.
Sull’argomento crediti è da registrare anche il parere dell’Osservatorio Monetario di Università Cattolica, che ha analizzato le conseguenze e i rischi della pandemia sul sistema bancario. Secondo la ricerca, se da un lato le misure di assistenza e alcune politiche troppo tolleranti (forbearance) rischiano di rimandare la soluzione dei problemi, tenendo in vita imprese che non hanno serie prospettive di ripresa (zombie firms), dall’altro il rischio di credito è decisamente alto, proprio come sottolineato dalla Fabi.
Alla fine del 2020, evidenzia il docente Mario Anolli, si osservava ancora una situazione ‘pre-crisi’, sia per i ritardi con cui la recessione si manifesta normalmente sui bilanci bancari, sia grazie ai provvedimenti governativi (moratorie ex lege, prorogate fino al 30 giugno prossimo) e agli accordi di settore, volti a evitare che difficoltà temporanee si traducessero in una ondata di insolvenze. Tuttavia, le stime sulle condizioni di famiglie e imprese lasciano prevedere un netto peggioramento della loro capacità di fare fronte ai loro impegni di servizio del debito.
Il deterioramento del merito di credito sarà particolarmente grave per i settori più colpiti dai lockdown: alloggio e ristorazione, arte e intrattenimento, immobiliare. Per le imprese italiane nel loro insieme, la probabilità di insolvenza è aumentata, tra il febbraio e il dicembre de 2020, dal 4,5% al 5,1%. Nel settore dei servizi turistici, è passata dal 5,8% all’11%. Nel settore alberghiero e ristorazione è passata dal 6,4% all’8,7%. Nel settore dei trasporti, dal 4,8% al 5,7%. Bene invece l’edilizia, che registra un lieve incremento: dal 7,1% al 7,3%.
Sulla questione scende oggi in campo anche l’Abi, chiedendo che anche la Ue, dopo la Bce e la Banca d’Italia, si pronunci a favore del prolungamento delle moratorie bancarie varate per fare fronte alla crisi Covid e che scadono a giugno. La richiesta è stata avanzata, dal presidente dell’Associazione bancaria, Antonio Patuelli, e dal dg, Giovanni Sabatini, in un incontro con il Commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni. La decisione, ricorda l’Abi, spetta agli organi della Ue, fra cui l’Eba, l’Autorità bancaria che dispone le regole per tutta la Ue, sia di area Euro, sia con monete nazionali.
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