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Per l’agenzia, le tensioni stanno pesando sulle condizioni del credito globale. E i contraccolpi varieranno a livello regionale e in base ai modelli di business. Per le europee il rischio maggiore è una frenata dell’economia
La tregua è stata breve. Per le banche di tutto il mondo si è aperto un nuovo periodo turbolento, con una serie completamente nuova di potenziali shock macrofinanziari all’orizzonte, innescati dall’escalation delle tensioni commerciali. Inizia con questa eloquente premessa il report di S&P Global Ratings dedicato alle possibili conseguenze che avranno i dazi di Donald Trump, e l’elevata incertezza che li circonda, sugli istituti finanziari globali. La conclusione è che l’impatto non sarà uniforme, ma cambierà a livello geografico e in base ai modelli di business, con quelli europei che potrebbero risentire soprattutto di una frenata dell’economia.
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Banche forti ma i rischi sono molteplici
“L’intensificarsi delle tensioni commerciali e le incertezze politiche stanno pesando sulle condizioni del credito globale e cambieranno lo scenario per gli istituti finanziari”, avvertono gli analisti dell’agenzia di rating. Le banche globali stanno entrando in questa fase da una posizione di forza, viene fatto notare nel report, ma ciò non le rende immuni dai contraccolpi. L’aumento della volatilità dei mercati, la maggiore avversione al rischio degli investitori, una crescita economica più contenuta e l’accelerazione della frammentazione globale rappresentano infatti “sviluppi negativi per il credito”. In questo scenario, l’impatto sarà diverso a seconda delle regioni e dei modelli di business.
Gli istituti più esposti
Secondo gli esperti, particolarmente vulnerabili ai danni immediati al credito sono gli istituti non bancari più deboli che si basano su finanziamenti wholesale a breve termine. A rischio ci sono poi anche le banche con un’esposizione eccessiva ai Paesi direttamente interessati dalla guerra commerciale: queste potrebbero infatti subire il maggior deterioramento della qualità degli attivi. Quanto alle europee, “dovrebbero continuare a beneficiare di una buona redditività, di solide patrimonializzazioni e liquidità e di una qualità degli asset relativamente positiva nel 2025”. Nonostante questo, però, secondo S&P l’escalation delle tensioni geopolitiche e commerciali presenta rischi al ribasso soprattutto per gli istituti francesi e olandesi che “si basano su swap euro/dollaro per finanziare la loro esposizione al biglietto verde”.
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Allarme debolezza economica per gli istituti europei
L’agenzia precisa comunque che lo scenario di base prevede la stabilità dei rating nel 2025. Ma sottolinea anche che, visto l’elevato grado di imprevedibilità dell’attuazione delle politiche USA e delle possibili risposte, nonché del potenziale impatto sulle economie, sulle catene di approvvigionamento e sulle condizioni del credito, le previsioni stesse presentano un grado significativo di incertezza. In ogni caso, l’analisi spiega che gli eventuali shock macrofinanziari potrebbero trasmettersi alle banche e agli altri intermediari finanziari attraverso tre canali chiave. Il più rilevante per le banche europee passerebbe “dalla debolezza economica”, che dipenderà dal livello dei dazi stabilito dopo la pausa di 90 giorni decisa dall’amministrazione USA. Gli altri due canali sono poi la volatilità del mercato, che fa aumentare il rischio di controparte, e una riprogettazione dell’architettura del sistema finanziario globale, che potrebbe portare a normative più deboli o a una minore cooperazione tra le banche centrali.
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