Banche, tra i principali player cresce la spinta verso l’m&a
Un trend che dovrebbe rafforzarsi nell'anno in corso. Ecco i titoli sui quali puntare per trarre profitto dalla nuova stagione di risiko
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È di nuovo tempo di nozze a Piazza Affari dove le banche sono le protagoniste indiscusse di giornata. A far da ‘cupido’ la bozza del decreto Sostegni bis in cui viene aumentato ed esteso nel tempo l’incentivo fiscale alle fusioni bancarie. Inevitabile, quindi, la riapertura del risiko tricolore con i titoli delle solite note a beneficiarne: a metà seduta la migliore fra le big è Banco Bpm (+1,08%), seguita da Bper (+0,97%) e Unicredit (+0,79%), ma il vero sprint è fuori dal paniere dei grandi, con la maggior candidata a una aggregazione, Mps, che schizza di oltre 5 punti percentuali a 1,19 euro.
In particolare il governo vorrebbe estendere e rafforzare gli incentivi fiscali alle aggregazioni societarie introdotti con la manovra 2021, permettendo, in caso di nozze e a determinate condizioni, di trasformare in crediti di imposta le imposte differite attive, le cosiddette Dta. Esattamente quella stessa ‘dote’ che il precedente esecutivo aveva messo sul tavolo per convincere Jean Pierre Mustier ad acquistare l’istituto senese.
Stando alla bozza del decreto, la soglia delle Dta convertibili passerebbe dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore coinvolto nella fusione. Verrebbe, inoltre, allungato di sei mesi, al 30 giugno 2022, il termine previsto dalla manovra per deliberare la business combination.
Per gli esperti di Mediobanca, l’estensione del sostegno alla liquidità con una riduzione graduale fino al dicembre 2022 era attesa, ma renderebbe l’m&a italiano ancora più conveniente. “Consideriamo la notizia dell’incentivo m&a come positiva in quanto permetterà alle banche di avere più tempo per beneficiarne”, osservano gli esperti di Piazzetta Cuccia, sottolineando come la scadenza del dicembre 2021 stava diventando stretta, considerando che il completamento di un accordo di solito richiede almeno 5-6 mesi prima dell’approvazione delle assemblee.
“Inoltre – evidenziano gli analisti -, l’aumento dal 2% al 3% avvantaggia le fusioni che coinvolgono banche in cui l’ammontare relativo di Dts è grande, cioè Unicredit, Mps e Carige, mentre per accordi come Banco Bpm-Bper e Bper-Popolare di Sondrio l’aumento non cambia il beneficio up-front rispetto al decreto attuale”.
Anche per Equita si tratta di una norma che fa salire l’incentivo a un’eventuale fusione tra Unicredit e Mps. In caso di nozze, calcolano gli analisti della Sim, il beneficio dalla conversione delle Dta ammonterebbe a 3,4 miliardi, pari a circa 1,1 miliardi in più rispetto alla precedente formulazione della norma, con un impatto positivo stimato in circa 90 punti base sul capitale regolamentare di migliore qualità (Cet1).
Ma per Equita la misura “potenzialmente potrebbe essere supportiva anche a una combinazione tra Unicredit e Banco Bpm”, per cui stimano 3,6 miliardi di beneficio a capitale dalla conversione delle Dta con un impatto di 90 punti base sul Cet1.
“Se approvata, la norma fornirebbe un ulteriore impulso al processo di consolidamento nel settore, supportando in particolar modo una soluzione per Mps (che ha in dote Dta potenzialmente oggetto di conversione per 3,8 miliardi), con tempistiche che tuttavia potrebbero essere più lunghe rispetto a quanto inizialmente ipotizzato”, concludono gli analisti.
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