Assicurazioni, la Gen AI rivoluzionerà la distribuzione di 6 compagnie su 10
Secondo EY, il settore investirà in questa tecnologia 90 milioni nel 2025 e 140 nel 2026. Trasformando il rapporto con il cliente e i processi interni
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Il 91% delle società finanziarie ha iniziato il percorso di migrazione digitale, percentuale in netto aumento rispetto a quella registrata nel 2020 (37%). Ma sono poche quelle davvero in grado di sfruttarne appieno il potenziale. A rivelarlo è stato il primo “World Cloud Report – Financial Services” del Capgemini Research Institute, che mostra come un operatore su due abbia trasferito su questi sistemi solo una minima parte delle proprie applicazioni aziendali core. Secondo la ricerca, nonostante l’89% dei dirigenti del settore ritenga che una piattaforma abilitata sia fondamentale per il successo del business, la maggior parte delle aziende non è ancora cloud-native. E le società optano ancora per un approccio ‘lift and shift’ che impedisce di sfruttare appieno i vantaggi di scalabilità e flessibilità.
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I manager intervistati, che si occupano di assicurazioni sanitarie, vita, mercati dei capitali, pagamenti, retail banking e wealth management, indicano la gestione del rischio e delle relazioni con i clienti tra le tre principali aree di adozione del cloud. In particolare, oltre la metà dei gestori patrimoniali (il 60%), ricorda i benefici ottenuti tramite l’utilizzo di tecniche di rilevamento delle frodi rese possibili da questa tecnologia e dalla connessa possibilità di prendere decisioni di risk management basate sui dati.
Analogamente, più di un terzo del campione in ambito retail banking (39%) sottolinea la necessità di trasferire nell’universo digitale la complessa gestione del rischio di credito. Il fine è quello di ridurre i tempi di decisione necessari per l’elaborazione dei prestiti, grazie a processi automatizzati e analisi integrate. Le compagnie assicurative stanno invece esplorando l’uso di servizi personalizzati a valore aggiunto, come l’assistenza stradale, per cercare di adeguarsi all’evoluzione delle preferenze dei clienti. Tra i dirigenti del ramo vita, la gestione delle relazioni con gli assistiti spicca come priorità (55%).
Nel wealth management, anche i processi di pianificazione degli investimenti critici per l’azienda sono in cima alla lista per più della metà degli intervistati (53%). Il cloud svolge infatti un ruolo chiave nell’aiutare i gestori a usare i dati ottenuti dall’intelligenza artificiale per prendere decisioni sull’allocazione del portafoglio. Infine, anche la gestione delle relazioni con i clienti risulta centrale per il settore (43%): le soluzioni basate sul cloud sono considerate validi suggerimenti per offrire una migliore esperienza agli acquirenti.
Dal report emerge poi che il 62% delle società di servizi finanziari ha iniziato a utilizzare l’AI con l’obiettivo di impiegarla lungo l’intera catena del valore entro i prossimi due anni. Nonostante il suo potenziale, non è ancora stata adottata su larga scala e il suo impatto è quindi limitato. Finora la maggior parte degli investimenti nel cloud è stata destinata ad applicazioni moderne, facili da usare e rivolte ai clienti. Mentre si tende a puntare meno sui sistemi core di back-end, che forniscono input alle applicazioni front-end rivolte ai consumatori e che generano di conseguenza una user experience di minore qualità.
Gli esperti che hanno curato l’indagine sottolineano però come la migrazione dei sistemi core interni verso ecosistemi e piattaforme compatibili con il cloud sia fondamentale per sfruttare appieno il potenziale e l’efficienza dell’intelligenza artificiale. Uno sviluppo che si potrà tradurre nei prossimi anni in maggiori opportunità di crescita aziendale. Nel settore bancario e assicurativo, le aziende stanno testando i casi d’uso dell’AI generativa per l’onboarding dei clienti, l’analisi del credito, la pianificazione finanziaria, il rinnovo delle polizze e il supporto dei modelli di servizio.
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Attualmente il 95% delle società tiene conto dell’impatto ambientale, sociale e di governance delle principali decisioni d’investimento. Il cloud si rivela cruciale anche per le tematiche Esg. E, secondo il report, i nuovi sistemi digitali sono in grado di svolgere un ruolo centrale nella gestione efficace della rendicontazione, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Possono infatti fornire strumenti essenziali per la misurazione dell’impatto Esg, come dimostra il 51% delle società di servizi finanziari che rileva un miglioramento in termini di trasparenza e misure di reporting. I cloud provider stanno inoltre iniziando a sviluppare soluzioni in grado di monitorare e documentare il livello di emissioni Scope 1, 2 e 3, offrendo una panoramica completa della carbon footprint di un’azienda in tutte le sue aree di attività e prodotti.
“Per un’organizzazione che opera nel settore dei servizi finanziari, rinunciare al cloud non è più un’opzione possibile”, evidenzia Dario Patrizi, financial services director di Capgemini in Italia. Ma per l’esperto, il passaggio richiede un approccio che vada oltre il risparmio sui costi e che sia incentrato sull’innovazione come strumento di vantaggio competitivo. “Le aziende che oggi si affrettano a implementare l’AI generativa devono essere consapevoli che non sarà possibile ottenere i vantaggi futuri offerti dall’intelligenza artificiale senza sistemi abilitati al cloud. Solo attraverso la definizione e la creazione di un efficace modello operativo su larga scala basato sul digitale sarà infatti possibile sfruttare appieno il potenziale trasformativo di queste nuove tecnologie”, avverte Patrizi.
Nonostante i notevoli vantaggi, i dirigenti intervistati esprimono alcune preoccupazioni per le sfide associate alla migrazione digitale. Il 68% considera infatti il problema della sicurezza dei dati come un ostacolo all’adozione di queste soluzioni, mentre il 51% di essi indica gli elevati costi operativi e di trasformazione. Un ulteriore 45% cita poi le normative, ad esempio quelle sulla sovranità dei dati, come un altro fattore di problematicità. Di recente, il Digital Operational Resilience Act ha imposto alle istituzioni finanziarie soggette alle normative dell’Unione Europea di implementare, documentare e proteggere rigorosamente sistemi, protocolli e strumenti necessari a garantire sufficienti livelli di affidabilità. Il sovereign cloud, che fornisce ai Paesi infrastrutture di cloud computing sicure e indipendenti per aiutarli a garantire la privacy e la sovranità dei dati, sta quindi rapidamente diventando un’opzione di utilizzo comune. In risposta a queste preoccupazioni, il 39% dei dirigenti ha dichiarato di preferire il cloud pubblico, mentre il 49% quello privato e il restante 12% quello ibrido.
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