Bankitalia: “Iniziare adeguamento alle norme sulla sostenibilità in finanza”
Palazzo Koch esorta gli operatori finanziari a non attendere la data di entrata in vigore, a gennaio 2022
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“Dimensioni senza precedenti”. Con queste parole il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha presentato all’assemblea dei partecipanti il bilancio 2020 di via Nazionale, che sfiora per la prima volta la cifra record di 1.300 miliardi a causa delle misure anti-pandemia. Gli interventi delle banche centrali dell’Eurosistema riunite nella Bce, infatti, hanno fatto crescere il totale di bilancio di 336 miliardi rispetto al 2019. In calo di due miliardi invece l’utile, fermo a 6,3 miliardi, con lo Stato che tra dividendo e imposte incasserà 7,3 miliardi. Appello ai fondi negoziali per ampliare la compagine dei soci di palazzo Koch.
Nel dettaglio dei numeri, dalla fine del 2014 l’aumento complessivo di bilancio è di quasi il 150% a causa dello straordinario incremento delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine degli istituti e degli acquisti di titoli pubblici e obbligazioni. Bankitalia ha in pancia 473 miliardi di titoli di Stato italiani su un totale di 539 miliardi. Dell’attivo di 1.296 miliardi, salito appunto a causa delle misure Bce, il 70% è riconducibile a operazioni di politica monetaria, contro il 40% nel 2014. Le operazioni di rifinanziamento, pari a 374 miliardi, sono aumentate di 154 miliardi. Rispetto allo scorso esercizio il controvalore dell’oro è cresciuto di 15 miliardi, raggiungendo i 122 miliardi, quasi il 50% in più di 10 anni fa. “In linea con le regole contabili dell’Eurosistema – ha spiegato Visco – tale apprezzamento confluisce nei conti di rivalutazione del passivo, senza contribuire al risultato economico della Banca”.
In calo, invece, l’utile netto di Palazzo Koch, sceso a 6,3 miliardi, 2 in meno rispetto al 2019, a causa “dei maggiori interessi negativi sulle operazioni di rifinanziamento e della flessione dei rendimenti dei titoli in euro e in valuta”. Di questo, l’istituto centrale destinerà allo Stato 5.906 milioni che, in aggiunta a imposte di competenza per 1.409 milioni, porterebbero il totale a circa 7.315 milioni. A comporre l’utile sono stati “il margine di interesse per 8,5 miliardi; il risultato netto della ridistribuzione del reddito monetario dell’Eurosistema per 1,8 miliardi; i risultati da negoziazione per 1,3 miliardi; le rendite da azioni e partecipazioni per 0,6 miliardi”. Sul risultato finale hanno così inciso negativamente i costi operativi, per 1,9 miliardi, nonché svalutazioni per 0,2 miliardi.
“La riduzione rispetto al 2019 – ha sottolineato Visco – è ascrivibile al margine di interesse, diminuito di circa 1 miliardo a causa dei maggiori interessi negativi sulle operazioni di rifinanziamento e della flessione dei rendimenti dei titoli in euro e in valuta; la contrazione è stata in parte compensata dalla crescita degli interessi attivi sui titoli di politica monetaria, trainata dall’eccezionale incremento delle relative consistenze”. I risultati da negoziazione sono aumentati di 0,4 miliardi, soprattutto grazie alle cessioni di titoli azionari e quote di fondi nell’ambito del processo di ribilanciamento del portafoglio di investimento. Al fondo rischi generali sono stati accantonati 2,5 miliardi, 1 in più rispetto allo scorso anno. L’assegnazione è coerente con l’obiettivo di proseguire l’azione di progressivo rafforzamento dei presidi patrimoniali a fronte della consistente crescita della dimensione del bilancio e dei rischi cui risulta esposto l’Istituto, essenzialmente riconducibili agli attivi di politica monetaria. Le imposte di competenza, pari a circa 1,4 miliardi, sono risultate in crescita rispetto all’importo, pari a poco più di 1 miliardo, del 2019.
I soci privati percepiranno da Palazzo Koch per il 2020 un a valere sull’utile netto di 6.286 milioni, di importo “uguale a quello corrisposto negli ultimi sei anni, e cioè 340 milioni, pari al 4,5 per cento del capitale” ma che scende a 273 milioni considerato quello effettivamente distribuito, come ha spiegato Visco, ricordando infatti come “in base allo Statuto, alle quote eccedenti il 3% del capitale non spettano diritti economici. Le somme effettivamente erogate ai Partecipanti ammonterebbero, pertanto, a 273 milioni di euro” contro i 251 dello scorso anno. I dividendi relativi alle quote eccedenti, pari a circa 67 milioni, sarebbero imputati alla riserva ordinaria.
E proprio ai soci, il governatore ha rivolto un appello, auspicando che la redistribuzione delle quote in eccesso del capitale di via Nazionale “prosegua a un ritmo sostenuto”. Un invito rivolto implicitamente a Intesa Sanpaolo e UniCredit che hanno ancora quote molto superiori al ‘tetto’ del 3% del capitale per le quali, peraltro, non percepiscono il dividendo. Nella relazione all’Assemblea dei partecipanti, Visco ha ricordato che degli attuali 172 partecipanti, 145 (6 assicurazioni, 8 fondi pensione, 11 enti di previdenza, 40 fondazioni di matrice bancaria e 80 banche) sono entrati dopo la legge di riforma e che le quote in eccesso rispetto al limite ammontano, a valori nominali, a circa 1,5 miliardi, corrispondenti a quasi il 20% del capitale (27% a fine 2020, 65% a fine 2013). “L’ampliamento della compagine dei partecipanti è tra le finalità della riforma – ha concluso -. Abbiamo valutato con favore la partecipazione al capitale della Banca da parte delle casse previdenziali, che oggi ne detengono complessivamente il 19%. L’ingresso dei fondi negoziali, legittimato dalla legge di riforma, aumenterebbe il peso dei soggetti espressione del risparmio previdenziale”.
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