Corcos: “Alleanza pubblico-privato base per il futuro”
L'intervento del presidente di Assogestioni a ‘Ripartitalia Sgr, il risparmio per la ripresa’, l'evento organizzato da Class Cnbc
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L’Italia sta guarendo, ma l’uscita dalla convalescenza si prospetta lunga e per rivedere i livelli di Pil del 2019 si dovrà attendere il 2023. Tuttavia non c’è da disperarsi: il Paese può farcela, così come ce l’ha fatta in passato. È un messaggio di speranza ma senza false illusioni quello che arriva dal direttore generale di Banca d’Italia, Daniele Franco, nel corso dell’Ey Capri Digital Summit. “Da maggio l’attività produttiva è in ripresa, oggi l’Istat ha diffuso dei dati e avremo un terzo trimestre molto positivo”, ma “l’uscita dalla recessione sarà lenta e incerta nei tempi, quindi serve guardare in avanti e pensare a ciò che vogliamo”, ha detto.
Soprattutto, ha chiarito il dg di Bankitalia, è inutile dare la colpa ad altri: “Da anni ci interroghiamo sulle ragioni e cause di questa lunga stagnazione, sull’andamento insoddisfacente della nostra produttività. Qui va detto subito che il problema non è l’euro – ha affermato -. Siamo frenati da fattori specifici al nostro Paese”, la cui lista “è nota”.
“Un problema molto grande che abbiamo avanti – ha continuato Franco- è il debito pubblico che salirà quest’anno a quasi 160% del Pil, forse il livello più alto della nostra storia, ma i tassi di interesse sono molto bassi e questo ci aiuterà a gestirlo. Continuiamo a emettere Btp decennali a un tasso inferiore all’1%. Quindi combinando una certa crescita economia, un avanzo primario almeno dell’1,5%, come gli anni scorsi, potremo abbattere il debito pubblico. Un aspetto da tenere a mente è che adesso i tassi sono molto bassi ma in un momento futuro, non vicino, riprenderanno a salire e sarà
Poi il dg di via Nazionale si è appellato al mondo bancario: “Nei prossimi mesi il sistema bancario continui a sostenere gli investimenti delle imprese”, ha detto, sottolineando come sia evidente “l’esigenza di prolungare gli interventi per sostenere i lavoratori”.
Infine, la certezza che l’Italia può farcela. “Dopo anni di crescita stentata, dopo mille dibattiti su cause e rimedi può sembrare difficile credere che in questo il Paese abbia un rimbalzo e sappia reinventarsi” ma “lo abbiamo già fatto: a inizio e metà secolo del Novecento. Abbiamo avuto tassi di crescita che qualche anno prima erano assolutamente impensabili. La stessa resilienza del paese alla pandemia è un aspetto da tenere a mente: abbiamo retto e probabilmente meglio di altri Paesi”, ha sottolineato Franco. “Abbiamo dei punti di forza, capacità che altri Paesi non hanno”. Moltissimi giovani “sono spinti ad andare all’estero ma dobbiamo motivarli e coinvolgerli nel ridisegno del nostro sistema produttivo. Ci serve molta concretezza ma anche uno sforzo di riflessione e di invenzione sul nostro futuro”, ha concluso.
E una ragione di speranza arriva oggi anche dall’Istat, appunto, che ha diffuso dati sull’industria tricolore migliori delle attese. Ad agosto infatti la produzione industriale è aumentata del 7,7% rispetto a luglio, sulla base dei dati destagionalizzati, mentre è calata dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 201. Nella media del trimestre giugno-agosto il livello della produzione è salito del 34,6% rispetto ai tre mesi precedenti. “Continua a crescere ad agosto la produzione industriale che segna la quarta variazione congiunturale positiva al netto della stagionalità, dopo il crollo dovuto all’emergenza Covid-19”, ha commentato l’Istituto di statistica.
Su base mensile, l’indice destagionalizzato ha mostrato aumenti diffusi in tutti i comparti: sono cresciuti in misura marcata i beni di consumo (+6,6%), i beni strumentali (+4,3%), i beni intermedi (+4,0%) e l’energia (+3,5%). Su base annua, si è registrata una contenuta crescita per i beni strumentali (+1,0%) e una più lieve per i beni di consumo (+0,8%); in calo l’energia (-0,8%) e in misura più marcata i beni intermedi (-2,5%). “L’aumento mensile, più marcato per i beni di consumo, si estende a tutti i settori di attività economica”, ha sottolineato l’Istat, evidenziando che, “peraltro, il mese di agosto è caratterizzato da volumi produttivi limitati a causa delle chiusure legate alle ferie estive, e ciò determina una maggiore volatilità delle variazioni relative a tale mese. In termini tendenziali, prosegue, seppure molto attenuata, la lunga fase di contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario”.
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