SFDR: è aperto il dibattito sul futuro quadro normativo
Nell'attesa della piena ripresa dei lavori della nuova Commissione Europea, continuano le riflessioni sulla revisione del framework normativo che disciplina la finanza sostenibile
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Può un battito di ali di farfalla a Bruxelles causare un uragano in tutta l’Europa? In un settore fortemente regolamentato come quello della finanza, una norma che cambia è certamente in grado di produrre effetti importanti per gli attori che devono applicarla. E in un sistema in cui la produzione regolamentare è accentrata nelle istituzioni Ue, parafrasando il celebre detto si può dire che, sì, un battito di farfalla a Bruxelles è davvero in grado di causare un uragano (metaforico) nell’industria europea del risparmio gestito. Soprattutto quando il dibattito è caldo come in questo momento, in cui i dossier aperti – volti a migliorare l’efficienza e la stabilità del sistema, a proteggere gli investitori, e a promuovere innovazione e sostenibilità – sono numerosi e rilevanti.
Per questo motivo, FocusRisparmio ha deciso di inaugurare una nuova rubrica, “Barometro da Bruxelles”, per informare i lettori dei dossier discussi nella capitale dell’Ue e destinati ad avere un impatto significativo sull’industria del risparmio gestito.
L’accelerazione sulla spinta normativa di Bruxelles sul settore finanziario è partita nel 1999, quando la Commissione europea (all’epoca presieduta dallo spagnolo Manuel Marín) emanò il Financial Services Action Plan, che puntava a perseguire l’integrazione dei mercati finanziari wholesale, l’apertura e la sicurezza dei mercati e dei servizi finanziari retail e l’armonizzazione e il rafforzamento delle regole di vigilanza. Da quel momento sono arrivati importanti atti normativi, come la direttiva sugli abusi di mercato e quella sul prospetto (2003) seguite dalla direttiva Transparency che ha armonizzato gli obblighi di trasparenza sugli emittenti e, ovviamente dalla direttiva sui mercati degli strumenti finanziari, meglio nota come Mifid (2004). La direttiva, vero cuore del Financial Services Action Plan, ha prodotto un impatto rilevante sul mondo dei servizi finanziari.
Nello stesso periodo, è stata introdotta una speciale architettura normativa per i servizi finanziari, il cosiddetto “modello Lamfalussy” basato su quattro livelli istituzionali, poi aggiornato dopo la crisi finanziaria globale, con il rafforzamento del “terzo” livello, quello relativo alla supervisione, e la creazione delle tre authority indipendenti: Eba, Esma ed Eiopa.
L’eccezionale fermento normativo visto nei primi anni 2000, e nel periodo successivo alla crisi finanziaria, è ben visibile anche oggi: le istituzioni europee sono al lavoro su un gran numero di fronti, per promuovere gli investimenti e sostenere la ripresa, rafforzare il sistema finanziario, perseguire obiettivi di crescita sostenibile, preparare un’economia a zero emissioni nette di carbonio, favorire l’innovazione.
La lista dei dossier rilevanti per il risparmio gestito è molto lunga. Ma è possibile isolare alcuni dei temi destinati a produrre l’impatto maggiore. Questa prima edizione della rubrica si propone di isolare alcuni dei fronti da tenere d’occhio nei prossimi mesi.
Innanzitutto, il cosiddetto pacchetto CMU (Capital Markets Union), cioè un insieme di misure per migliorare la capacità delle imprese di raccogliere capitali in tutta l’UE e a garantire che i cittadini europei ottengano le migliori condizioni possibili per i loro risparmi e investimenti.
Il pacchetto include una proposta di revisione della direttiva Aifmd, che introduce regole comuni sul direct lending alle società da parte dei Fia, prevede dei meccanismi per limitare i rischi di questo genere di finanziamento, armonizza il set di strumenti di gestione della liquidità.
Contestualmente, il pacchetto prevede anche delle modifiche alla direttiva Ucits, per armonizzarne il quadro normativo con la Aifmd, per esempio sulla delega, e con l’introduzione di nuove regole sullo scambio di informazioni tra autorità di vigilanza e sui compiti di controllo dell’Esma. Lo scopo di queste norme è di migliorare l’efficienza e l’integrazione dei fondi di investimento alternativi e proteggere meglio gli investitori.
Un altro fronte di intervento del pacchetto CMU è la revisione del regolamento Eltif, allo scopo di renderlo uno strumento più competitivo, flessibile in termini di politica di investimento e politiche di rimborso, e maggiormente accessibile agli investitori retail. In concreto, la proposta allinea la valutazione di adeguatezza prevista dal Regolamento Eltif alle disposizioni della Mifid 2, modifica i criteri di ammissibilità sia per gli investitori sia per le imprese investibili, interviene sul problema dell’illiquidità permettendo di prevedere una finestra temporale per il disinvestimento e favorire la nascita di un mercato secondario.
In agenda c’è anche la revisione del regolamento Mifir, con cui si ambisce a creare un “sistema consolidato di pubblicazione europeo” per facilitare l’accesso ai dati sulle negoziazioni da parte di tutti gli investitori e si affronta il rischio di liquidità e di esecuzione della negoziazione, in particolare sui mercati dei derivati e nelle negoziazioni over-the-counter.
Il pacchetto CMU proposto dalla Commissione – che prevede anche la creazione di un Punto di accesso unico europeo (ESAP) alle informazioni pubbliche relative agli aspetti finanziari e alla sostenibilità, oltre a informazioni sulle imprese e sui prodotti di investimento dell’UE – sta seguendo ora l’iter legislativo, che implica il passaggio e la discussione al Parlamento e al Consiglio. Sulla base delle tempistiche del passato, l’iter dovrebbe concludersi nella seconda metà di quest’anno, e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Ue dovrebbe arrivare nel 2023.
Sempre nell’ambito CMU, entro fine anno la Commissione presenterà anche una proposta sulle quotazioni, un framework nell’ambito di “finanza aperta”, un’iniziativa sull’insolvenza delle imprese e un framework per l’alfabetizzazione finanziaria.
Nel frattempo, va ricordato che nel 2021 sono arrivate delle modifiche della Mifid 2, su cui ora sono al lavoro le authority di vigilanza per la definizione di alcuni aspetti tecnici.
La promozione degli investimenti sostenibili è oggi una delle priorità della Commissione europea, delineata nel Sustainable Finance Action Plan. A tal fine, Bruxelles non ha soltanto inserito alcune modifiche in alcune normative chiave (direttiva Aifmd, Ucits, Mifid II) ma ha anche redatto un sistema di classificazione, la Tassonomia, che stabilisce i criteri per definire le attività come sostenibili, allo scopo di introdurre una maggiore certezza e un’armonizzazione nei criteri di valutazione.
Il Regolamento sulla Tassonomia, che definisce sei obiettivi ambientali da perseguire (mitigazione del cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine, transizione verso l’economia circolare, prevenzione e controllo dell’inquinamento e protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi), è in vigore da luglio 2020.
Nelle scorse settimane è stata presentata la proposta di atto delegato complementare, che ha innescato alcune polemiche per l’inserimento di gas e nucleare tra le attività per perseguire gli obiettivi di transizione, e che ora segue l’iter presso Parlamento e Consiglio.
Ma a Bruxelles si lavora anche per la Tassonomia sociale: il 28 febbraio, la Piattaforma sulla finanza sostenibile ha presentato il suo rapporto sulla Social Taxonomy, che, sebbene non sia vincolante, ora è allo studio della Commissione, e individua tra i pilastri della sostenibilità sociale il rispetto dei diritti umani, i diritti dei lavoratori, la protezione sociale e l’inclusione, il contrasto alla discriminazione, il diritto a salute, casa e istruzione, la lotta a corruzione ed evasione fiscale.
Un’altra importante iniziativa è il regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari dell’Unione Europea, o Sfdr: un insieme di norme studiato per permettere agli investitori di distinguere e confrontare più facilmente le strategie, imponendo una disclosure a società di gestione e consulenti sui rischi di sostenibilità e impatti negativi degli investimenti. Il regolamento ha prodotto una corsa alla riclassificazione dei fondi sulla base delle diverse caratteristiche e degli obiettivi di sostenibilità. Molte disposizioni sono già in vigore da marzo 2021, ma è prevista una graduale estensione sui diversi livelli di informativa quest’anno e a gennaio 2023.
Intanto, si lavora anche alla definizione degli standard dei green bond. Il regolamento EU Green Bond Standard è stato proposto dalla Commissione a luglio 2021. A dicembre 2021, il rapporteur del Parlamento europeo ha presentato una bozza con significativi emendamenti al testo della Commissione, tra cui l’applicazione obbligatoria dello standard e l’estensione a tutti i bond sostenibili. Nel frattempo prosegue anche l’iter sulla Csrd (la direttiva sul Corporate Sustainability Reporting) relativa alla rendicontazione di sostenibilità delle imprese, proposta dalla Commissione ad aprile 2021.
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Barometro da Bruxelles è la rubrica di FocusRisparmio dedicata alle dinamiche regolamentari e al dibattito politico nell’Ue su temi in grado di produrre un impatto significativo sull’industria dei servizi finanziari e del risparmio gestito in particolare.
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