Dalle minute emergono opinioni diverse sulla “gradualità” della stretta. Chiesta un’accelerazione sullo scudo anti-spread. Enria alle banche: includere nei piani e nei dividendi l’ipotesi recessione
Mentre i verbali dell’ultima riunione della Fed preannunciano un aumento dei tassi d’interesse di 50 o 75 punti base a fine luglio, sottolineando che la politica monetaria potrebbe diventare ancora più restrittiva se l’inflazione persisterà (e si nota già un “rischio significativo”), la Bce, pur concorde sul doppio rialzo dei tassi, resta spaccata sull’entità dell’aumento.
A certificarlo, le minute del meeting del 9 giugno, da cui emerge che i membri del consiglio direttivo “concordano ampiamente sul fatto che il processo di normalizzazione della politica monetaria dovrebbe continuare a essere guidato dai quattro principi di facoltatività, dipendenza dai dati, gradualità e flessibilità”, ma hanno espresso “opinioni diverse sulla necessità e sull’interpretazione” di tale gradualità e sul come conciliarla con “la necessità della dipendenza dai dati e dell’opzionalità in condizioni incerte”.
In particolare, a preoccupare alcuni è il fatto che il concetto di gradualità potrebbe essere fuorviante se interpretato come un ritmo di aggiustamento troppo lento o troppo rigido. E, soprattutto, per alcuni membri del board occorre evitare che la gradualità precluda “incrementi dei tassi di interesse superiori a 25 punti base”.
In sostanza, cioè, la maggioranza dei banchieri centrali ha concordato una stretta di 25 punti base nella prossima riunione in calendario il 21 luglio, stretta che porterebbe a una “reazione del mercato più ordinata in un contesto di elevata incertezza economica”, ma una parte ha comunque puntato a non escludere un ritocco più consistente.
Sul tavolo del board anche l’ampliamento degli spread sovrani degli ultimi mesi. A tal proposito è stato sottolineato che la creazione di uno strumento anti-frammentazione non è in contrasto con la necessità di contenere le pressioni inflazionistiche. Anzi, affrontare la frammentazione potrebbe essere considerato necessario per mettere il Consiglio in una posizione migliore per accelerare la normalizzazione monetaria se le prospettive dei prezzi dovessero richiederlo.
Inoltre, è stato fatto riferimento al principio di separazione, introdotto dalla Bce a seguito della crisi finanziaria per distinguere tra le misure non convenzionali volte a salvaguardare la trasmissione della politica monetaria e gli strumenti volti a definire l’orientamento politico appropriato per l’area euro nel suo complesso. Ed è stato chiesto di accelerare e completare rapidamente i lavori su un possibile nuovo strumento anti-frammentazione, dal momento che tale rischio potrebbe intensificarsi con la stretta monetaria.
Enria alle banche: includere nei piani e nei dividendi l’ipotesi recessione
Andrea Enria
Intanto, nel corso di un discorso a Francoforte, il responsabile della vigilanza della Bce, Andrea Enria, ha lanciato un chiaro avvertimento alle banche del Vecchio Continente. Lo scenario economico europeo è nettamente cambiato dall’inizio dell’anno egli istituti dovrebbero ora includere nei loro piani sul capitale “scenari sufficientemente conservativi” e scenari con ipotesi “di recessione”, ha messo in guardia, aggiungendo come secondo cui questo deve influire anche nelle decisioni sui piani “di distribuzione di capitale dopo un dialogo con le autorità di vigilanza”.
Enria ha comunque affermato (e definito “incoraggiante”) il fatto che se anche si dovesse materializzare lo scenario avverso sull’economia il settore bancario europeo resterebbe resistente nel suo complesso, come anche emerso dalle simulazioni effettuate che ipotizzavano una recessione triennale. Il responsabile della vigilanza ha infine rilevato come l’uscita dal periodo di bassi tassi che ha caratterizzato l’ultima decade conferma la necessità per le banche di focalizzarsi su alcune aree di business e di ricostruire la redditività su basi sostenibili.
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