Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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“L’inflazione è ancora troppo alta e lo è da troppo tempo: la nostra politica monetaria deve utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per riportarla all’obiettivo del 2% nel medio periodo”. La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, non lascia spazio alla speranza e nel corso di un evento a Parigi conferma la linea dura nella lotta al carovita già espressa alla vigilia da Philip Lane. Pubblicate anche le minute della riunione di marzo, con i consiglieri che avvertono: “Non passi il messaggio che la stretta finirà”. Intanto proseguono i dubbi degli investitori: di quanto sarà l’aumento a maggio?
Una posizione da falco subito ribadita dal collega Klaas Knot. In un’intervista al quotidiano Irish Times, il banchiere centrale olandese ha preannunciato nuovi ritocchi al costo del denaro a giugno e luglio, dopo l’aumento pressoché certo del mese prossimo. “È troppo presto per parlare di una pausa. Avrei davvero bisogno di vedere un’inversione convincente nelle dinamiche dell’inflazione sottostante”, ha spiegato. Per il meeting del 4 maggio, i mercati considerano orami scontato l’ennesimo rialzo ma c’è incertezza sull’entità perchè tutto dipenderà dall’analisi della Bce sull’andamento dei prezzi e dalle ricadute delle recenti turbolenze del settore finanziario. Cruciale in questo senso sarà il dato sull’inflazione di aprile, in uscita il 2 maggio, come sottolineato dallo stesso Knot.
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Intanto, le minute della riunione del 16 marzo dell’Eurotower mostrano come, oltre a una “maggioranza molto ampia” favorevole al rialzo di 50 punti base, un gruppo di governatori abbia spinto invece per una pausa “fino a quando le tensioni sui mercati finanziari non si fossero attenuate e per condurre una rivalutazione globale della posizione alla prossima riunione”. A questo proposito, nel corso del meeting sono stati ricordati “episodi passati in cui il Consiglio direttivo aveva aumentato i tassi di interesse e poi aveva dovuto invertire l’aumento poco dopo”. Per questo alcuni membri hanno sostenuto che, nella situazione attuale, l’approccio dipendente dai dati seguito dal board “avrebbe suggerito di posticipare la stretta e attendere fino a quando l’incertezza non fosse diminuita”.
I consiglieri, si legge ancora, hanno poi “convenuto che il direttivo dovrebbe astenersi dal comunicare aspettative incondizionate sul costo del denaro”, così come chiesto da alcuni governatori, tra cui l’italiano Ignazio Visco. “Tuttavia, è stata espressa la preoccupazione che l’assenza di tali orientamenti potesse essere interpretata come un’indicazione che il ciclo di rialzi stesse per finire. Per questo motivo, si è suggerito di trasmettere il messaggio che, se non si fossero verificate le recenti turbolenze di mercato, l’organo avrebbe espresso l’aspettativa di un ulteriore aumento, dato il quadro di fondo”.
Alcuni banchieri centrali hanno anche espresso il timore che le nuove stime elaborate dallo staff su salari, crescita e inflazione fossero troppo ottimistiche. La Bce prevede che il carovita scenda gradualmente verso l’obiettivo del 2% entro il 2025, la crescita dei salari si moderi e la crescita economica riprenda. Ma alcuni si sono detti dubbiosi su quella che hanno definito la “disinflazione immacolata”, ovvero un ritorno dei prezzi al target con costi contenuti in termini di produttività persa.
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Quanto alla bufera bancaria, per l’Eurotower “non si potrà ottenere un quadro più chiaro del recente cambiamento nelle percezioni del mercato fino a quando non si sarà posata la polvere causata dalle turbolenze del mercato”. A questo proposito Lane ha quindi osservato che “le continue tensioni eccezionali sono fonte di notevole incertezza per le prospettive economiche” e “potrebbero portare a un indebito inasprimento delle condizioni di credito o a un significativo deterioramento della fiducia, comportando ulteriore incertezza per le valutazioni di base su crescita e inflazione”.
Non c’è però alcun dubbio sulla solidità del sistema creditizio dell’Area Euro, anche sei i membri del Consiglio sottolineano che, nel contesto di una politica monetaria più restrittiva, “c’erano da aspettarsi sacche di vulnerabilità finanziaria”. “Era inoltre prevedibile che gli operatori di mercato avrebbero scrutinato attentamente la solidità delle banche, quindi era probabile che persistesse un’elevata volatilità. E nel valutare i rischi per la stabilità finanziaria, si doveva considerare che la trasmissione della politica monetaria sarebbe stata probabilmente più forte durante stress che in periodi di calma”, concludono i verbali.
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