Per gli analisti, l’Eurotower limerà le previsioni di crescita e inflazione. E userà un linguaggio più accomodante. Il tasso terminale è visto all’1,75% a luglio. Ma le prospettive si sono fatte più cupe
Tra le tensioni politiche in Francia e Germania, l’incertezza sulle future mosse del presidente USA Donald Trump e un’inflazione nei servizi che resta elevata, per i mercati giovedì la Banca centrale europea opterà per un mini taglio di 25 punti base. Le speranze di una sforbiciata più decisa sono infatti praticamente svanite e gli occhi sono puntati sulle nuove stime macro dello staff di Francoforte e sulle parole della presidente Christine Lagarde. L’obiettivo degli investitori è capire quale direzione prenderà nel 2025 la politica monetaria e, soprattutto, quale potrebbe essere il punto terminale del ciclo di allentamento.
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Nessuna urgenza di tagliare di più
Ulrike Kastens, european economist di DWS
“Sebbene le prospettive economiche siano peggiorate e l’inflazione si sia rivelata leggermente migliore del previsto, non riteniamo che ciò crei un’urgenza per un taglio più ampio”, afferma Ulrike Kastens, european economist di DWS, che conferma l’interesse dei mercati per le nuove proiezioni BCE fino al 2027. “Il peggioramento degli indicatori di fiducia potrebbe portare a una revisione al ribasso delle previsioni sul PIL, in particolare per il 2025 e il 2026, che dovrebbe riflettersi anche nelle proiezioni sull’inflazione. Ci aspettiamo che l’obiettivo del 2% venga raggiunto tra il 2025 e il 2027”, afferma. Per l’esperta, questo fa salire la possibilità di un’ulteriore riduzione del tasso sui depositi al 2,00%, a suo avviso limite inferiore della stima dell’intervallo del tasso di interesse neutrale. Tuttavia, Kastens precisa che la comunicazione è destinata a rimanere invariata per il momento e vede molto improbabile che vi sia un impegno preventivo per ulteriori tagli dei tassi, dal momento che l’incertezza politica ed economica rimane elevata.
Giù le stime di crescita
Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments
Anche per Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, è probabile che la proiezione di crescita per il 2025 (attualmente fissata all’1,3%) venga rivista al ribasso. Ma la sua previsione è che la BCE segnali come il carovita sarà presto di nuovo a target e trasmetta un messaggio di dovishness, mentre ridurrà i tassi di ulteriori 25 punti base. “Si prevede che l’inflazione generale e quella di base siano proiettate di nuovo verso il target per gran parte dell’orizzonte di previsione, che sarà esteso fino al 2027. Gli imminenti dazi statunitensi e le conseguenze economiche delle difficoltà politiche in Francia e Germania contribuiranno a un equilibrio generale dei rischi inflazionistici”, sostiene.
Per gli analisti di Goldman Sachs, il board dell’Eurotower ridurrà il costo del denaro in maniera sequenziale, con interventi di 25 punti base fino ad arrivare all’1,75% a luglio. L’attesa è poi che il Consiglio ritiri il suo impegno a mantenere i tassi “su livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario” e lo sostituisca con una formula in base alla quale determinerà il livello e la durata della restrizione a seconda dei dati. “Un’alternativa leggermente più accomodante sarebbe quella di segnalare un approccio basato sui dati per ‘rimuovere il livello di restrizione’”, precisano. Aggiungendo che, considerati i recenti commenti della BCE, quest’ultima opzione appare leggermente più probabile. In ogni caso la banca USA si aspetta che la presidente Lagarde lo segnali in conferenza stampa quando potrebbe indicare come “probabile” un’ulteriore sforbiciata a gennaio.
Konstantin Veit, portfolio manager European Rates di Pimco
Anche secondo Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, data l’incertezza intorno all’intervallo di neutralità e l’inflazione interna ancora troppo elevata, è probabile che i tassi continuino a scendere verso la neutralità in modo graduale. Quanto al punto di arrivo, per Veit è ragionevole quanto prezzato dal mercato, anche se mette in conto ulteriori rischi di ribasso per la crescita dopo le elezioni americane. “La valutazione di un tasso terminale di circa l’1,8% per la seconda metà del prossimo anno rimane sostanzialmente coerente con le nostre stime sul tasso neutrale per l’Area”, chiarisce.
Sulla stessa lunghezza d’onda Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard Europe, che si aspetta per giovedì un linguaggio prudentemente dovish e una limatura delle previsioni di inflazione e crescita rispetto a settembre. E che vede un ridimensionamento del tasso sui depositi all’1,75% entro la metà del prossimo anno. L’esperto avverte però che le prospettive si sono fatte più cupe. Per due ragioni. La prima è che un aumento dei dazi sarà “leggermente negativo” per l’attività economica. “Nel nostro scenario di base, prevediamo un aumento sulle auto europee al 25% e uno su base più ampia al 5%. Complessivamente, dopo aver tenuto conto della prospettiva di ritorsioni, del front-loading, del riorientamento degli scambi e dell’indebolimento dell’euro, prevediamo che la crescita del 2025 sarà inferiore di 0,2 punti percentuali rispetto alle nostre previsioni di settembre”, afferma. La seconda ragione è che l’incertezza politica si è intensificata con il crollo dei governi francese e tedesco. E peserà sulla fiducia delle imprese e dei consumatori limitando la crescita, soprattutto se la situazione persiste. “Detto questo, siamo incoraggiati dal comportamento degli spread dei titoli di Stato francesi, che si sono mantenuti in un intervallo di oscillazione dopo il picco iniziale innescato dalle elezioni estive”, conclude.
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