Tassi, Panetta (Bankitalia): “La BCE resti pragmatica e guidata dai dati”
Per il governatore italiano, sui tassi c’è ancora del lavoro da fare. Ma è un complesso gioco di equilibri. “R-star è un bersaglio mobile: concentrarsi sull’inflazione”
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Dopo il pressing dei falchi, da Davos parte l’invito, argomentato, alla calma. La Bce aumenterà sì i tassi nei prossimi mesi, ma agirà in maniera graduale. “Voglio essere chiaro, in questo momento non c’è consenso su un rialzo dei tassi da mezzo punto”, ha spiegato Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del board di Francoforte, a margine del World Economic Forum in un’intervista a Bloomberg Tv.
Una risposta chiara alla spinta di alcuni colleghi ‘falchi’ che vorrebbero una normalizzazione più aggressiva della politica monetaria e anche al consenso degli economisti che scommette su un rialzo dei tassi di 50 punti base già a luglio. Appena 24 ore prima Villeroy aveva indicato che due strette, a luglio e settembre, sono ormai un fatto praticamente acquisito mentre la presidente Christine Lagarde aveva annunciato un’uscita dai tassi negativi entro la fine del terzo trimestre.
E dalle montagne svizzere non si è fatta attendere neppure la precisazione della numero uno dell’Eurotower, che ha sottolineato, sempre a Bloomberg, come la banca centrale europea non avrà fretta di alzare i tassi di interesse dal momento che l’attuale picco dei prezzi è alimentato dal lato dell’offerta e che le aspettative di inflazione rimangono ben ancorate. “Non credo che al momento ci sia una situazione di impennata della domanda. In questa situazione dobbiamo muoverci nella giusta direzione, ovviamente, ma non dobbiamo avere fretta e non dobbiamo farci prendere dal panico”, ha puntualizzato Lagarde.
La presidente ha anche aggiunto che una recessione economica non è lo scenario di base della Bce, anche se un’interruzione delle forniture di gas russo avrebbe un impatto significativo sull’economia dell’Eurozona. “Come tutti sanno abbiamo tre scenari, quello base e due alternativi che cercano di catturare le varie ipotesi alternative che potrebbero verificarsi come un eventuale blocco del petrolio e del gas russo che certamente avrebbe un impatto. Ma per ora non vediamo una recessione nell’eurozona”, ha concluso.
Intanto, in una Davos sottotono che torna a riunire il gotha della finanza e dell’economia globale dopo due anni e si trova a fare i conti con uno scenario profondamente mutato, è soprattutto la Russia (assente, perché non invitata) a tenere banco. Insieme all’inflazione e alla paura di una recessione.
“Questo conflitto sta interrompendo le catene di approvvigionamento già colpite dalla pandemia, ha aumentato l’incertezza per gli investitori e le società già colpite dal Covid devono ora far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia per la guerra imperdonabile di Putin”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso del meeting svizzero, aggiungendo che Mosca sta cercando di far pressione sull’Europa, bloccando le forniture di gas a Bulgaria, Polonia e Finlandia, ma sta ottenendo solo un rafforzamento dell’impegno Ue a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi.
“La diversificazione delle forniture di gas è un pilastro del piano REPowerEu. L’Ue ha concluso accordi con fornitori affidabili nel mondo: a marzo ho concordato con Biden un aumento del Gnl dagli Usa per sostituire un terzo del gas russo in arrivo nell’Ue, più Gnl arriverà anche dal Medio Oriente e dall’Africa del Nord, nuovi terminal per il Gnl in Grecia, Cipro e Polonia diventeranno operativi presto. La cosa importante è che le infrastrutture di connessione diventeranno il centro del corridoio per l’idrogeno”, ha sottolineato la von der Leyen, assicurando che nulla sarà lasciato intentato per la ricostruzione dell’Ucraina “incluso, se possibile, l’utilizzo degli asset russi”.
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