Analisti concordi su una riduzione prima della pausa estiva, ma divisi sull’entità dei tagli che Lagarde effettuerà quest’anno. Diminuisce la percentuale di chi scommette su 100 punti base complessivi
Se su un primo taglio dei tassi a giugno sono tutti d’accordo, ora il vero rebus per i mercati e la stessa Banca centrale europea riguarda cosa accadrà nei mesi successivi. Christine Lagarde e colleghi si trovano infatti a dover cercare un difficile equilibrio fra garantire che gli aumenti salariali non inneschino una ripresa inflazionistica e scongiurare il rischio che la politica restrittiva affondi definitivamente la moribonda economia del Vecchio Continente. Per questo, nelle successive al meeting di marzo, tutti gli esponenti del board di Francoforte hanno aperto alla possibilità di un primo allentamento a metà anno ma nessuno si è pronunciato sul futuro. Anzi, la presidente ha esplicitamente avvertito che al momento l’istituto non può impegnarsi ad effettuare altri tagli. Troppe le incognite, a partire dalla ripresa dei prezzi (ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% e pari al 2,6% a febbraio), e dalla resistenza delle retribuzioni.
L’incertezza si riflette anche nell’ultimo sondaggio Reuters, condotto come di consueto fra i maggiori economisti: per la quasi totalità degli esperti, infatti, la Bce taglierà il costo del denaro a giugno. Tuttavia, solo poco più della metà si aspetta ora una riduzione complessiva di cento punti base o più per quest’anno. Nel dettaglio, tutti i 77 soggetti interpellati prevedono che nel corso della riunione dell’11 aprile la Bce manterrà invariato il tasso di deposito al 4% mentre circa il nove su dieci scommettono su una prima sforbiciata a giugno: una percentuale in linea con le previsioni del mercato e in crescita rispetto al sondaggio del mese scorso. Quando però l’orizzonte di previsione si allarga, non emerge alcun consensus chiaro sull’entità dell’allentamento monetario che Francoforte effettuerà nel 2024: poco più di metà del campione, (39 intervistati su 77) si aspetta una riduzione dei tassi complessiva di100 punti base o oltre contro il il 56% del mese scorso mentre gli altri 38 indicano invece 75 punti base o meno.
La view dei gestori
La stessa indecisione emerge anche tra gli asset manager. Fra gli ultimi a pronunciarsi ci sono stati gli esperti di Hsbc, ricordando come Lagarde abbia chiarito che un punto percentuale di ribasso nella lettura del trend inflazionistico a marzo non è sufficiente per agire prima di giugno. Gli analisti della società si aspettano quindi una prima mossa per quella data e poi un calo di 25 punti base in occasione di ogni meeting fino a settembre 2025, quando i tassi dovrebbero raggiungere quota 2,5%.
Anche per Azad Zangana, senior European economist and strategist di Schroders, l’allentamento partirà a giugno. “Nonostante le proiezioni dello staff della Bce mostrassero che l’inflazione sarebbe tornata al livello target in un orizzonte temporale di due anni, nel meeting di marzo il Consiglio ha comunque deciso di attendere ulteriori dati disponibili”, evidenzia. E ricorda che la stessa Lagarde ha spiegato come, entro la riunione di giugno, saranno disponibili molti più dati mentre quelli attualmente in suo possesso non sono sufficienti per intervenire. Secondo Zangana, il costo del denaro dell’Eurozona scenderà entro fine 2024 di cento punti base.
Ipek Ozkaderskaya, senior analyst di Swissquote, rimarca come il rallentamento delle economie dell’Eurozona e le cupe prospettive di crescita per i prossimi trimestri giustifichino il taglio dei tassi di giugno. Ma anche l’esperta punta l’attenzione sul fatto che Lagarde non ha intenzione di impegnarsi oltre quella data, cioè prima di esser sicura che il carovita sia su un percorso solido verso il 2%. “I dati provenienti dalla Spagna hanno confermato un rimbalzo dei prezzi al consumo a marzo e questo significa che l’ultimo miglio per raggiungere l’obiettivo del 2% non è scontato nemmeno per i Paesi europei”, avverte.
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