Il mercato vede la sforbiciata entro luglio, Citigroup a giugno. Per i gestori, saranno decisivi il mercato del lavoro e l’inflazione
Dopo l’ultimo meeting della Banca centrale europea, gli investitori vedono rosa. Nonostante l’ulteriore stretta che ha portato il tasso di riferimento al massimo storico del 4,5%, il chiaro messaggio da colomba del board di Francoforte e la convinzione unanime che si tratti dell’ultimo aumento hanno portato i gestori ad anticipare le attese sull’avvio di un rallentamento. Gli analisti di Citigroup prevedono ora che l’Eurotower inizierà a tagliare il costo del denaro a giugno del 2024 anziché a settembre, come atteso in precedenza, mentre il consensus dei mercati stima una prima sforbiciata entro il prossimo 24 luglio. Un’ipotesi che solo mercoledì sera era data appena al 30%.
Per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, la Bce ha risolto il compromesso tra falchi e colombe concedendo ai primi il rialzo dei tassi e dando alle seconde il richiamo esplicito a una guidance molto vicina all’ipotesi di ultimo rialzo. Sia pur accompagnato da tassi fermi per un periodo di tempo lungo. “La stretta può suonare come una vittoria hawkish ma di fatto la contropartita appare più alta del rialzo”, sottolinea. Per l’esperto, la mossa di settembre consente quindi agli operatori di ribilanciare il peso attribuito al focus sui fattori macro e aumentare quello del rallentamento della crescita a svantaggio dell’inflazione.
Ottimista Tomasz Wieladek, chief european economist di T.Rowe Price, secondo cui un taglio arriverà prima del previsto. L’esperto fa notare infatti come in passato la Bce abbia ridotto i tassi di interesse quando il mercato del lavoro ha iniziato a peggiorare significativamente. “Credo che arriveremo a questa fase nei prossimi sei mesi circa. Ciò implicherebbe un ribasso anticipato rispetto a quello attualmente previsto dai mercati”, spiega l’economista. Che aggiunge: “Quando l’occupazione avrà cambiato direzione, la Bce opterà per una riduzione significativa del tasso di interesse il prossimo anno”. Non solo. Wieladek sottolinea che i mercati dovranno comunque prezzare ulteriori tagli alla curva nel corso del 2024, sulla base della debolezza dei dati che emergeranno nei prossimi mesi. “In questo scenario, l’euro dipenderà sempre più dai dati e si deprezzerà ulteriormente. È probabile che scenda a 1,05 contro il dollaro entro la fine dell’anno”, avverte.
Secondo Karsten Junius, chief economist di J. Safra Sarasin, è degno di nota il fatto che il board di Francoforte consideri il meccanismo di trasmissione più rapido rispetto ai cicli precedenti e che ritenga il calo dei margini di profitto delle imprese causa di un aumento dei salari. “Un lungo periodo di tassi costanti e la continuazione dell’attuale stagflazione è il percorso più probabile almeno fino alla primavera del 2024”, osserva, sottolineando come d’ora in poi le discussioni sui mercati verteranno appunto sulla tempistica del primo taglio.
Gli esperti di Ubs Global Wealth Management ricordano che da dicembre le proiezioni dello staff Bce includeranno le previsioni per il 2026, le quali mostreranno probabilmente un’inflazione pari o inferiore al target del 2%. “Man mano che il 2026 si avvicina all’orizzonte politico dell’Eurotower e supponendo che il carovita segua più o meno il percorso previsto nei prossimi mesi, ciò dovrebbe dare ai policy maker la possibilità di iniziare a ridurre i tassi di interesse intorno alla metà dell’anno prossimo. A nostro avviso, qualsiasi taglio è improbabile prima della riunione politica di giugno 2024”, spiegano.
Di diverso parere Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, che si mostra scettico sulla possibilità per Lagarde di ridurre il costo del denaro così presto come il mercato si attende. “L’incertezza incombe sulla traiettoria dell’inflazione. Sebbene lo slancio economico nell’Eurozona si sia indebolito in modo sostanziale, i mercati del lavoro rimangono forti e l’inflazione sottostante appare stabile. Di conseguenza, le nuove proiezioni dello staff dell’Eurotower indicano una crescita a breve termine notevolmente più debole di quanto previsto in precedenza ma un carovita ancora al di sopra dell’obiettivo nel 2025”, avverte.
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