Francoforte non tocca i tassi e ribadisce l’approccio data-driven. Ma conferma che l’inflazione è in calo. Occhi sulle tensioni geopolitiche. Per gli asset manager, Francoforte pronta al cambio di rotta
Come ampiamente atteso dai mercati, la Banca centrale europea (Bce) ha inaugurato il 2024 in modalità “wait and see”. I tassi rimangono infatti fermi al livello record raggiunto a settembre, prima che l’istituto decidesse di mettere in pausa la maxi-stretta partita a luglio 2022, e nessun allentamento è per ora all’orizzonte. Ma, pur ribadendo che il costo del denaro dovrà restare a un livello restrittivo abbastanza a lungo da garantire il ritorno al target, Francoforte ha comunque confermato la tendenza al ribasso dell’inflazione. E, anche se parlare di tagli è stato bollato dalla presidente Christine Lagarde come “prematuro”, per molti gestori il tono usato è stato più morbido. Tanto da far pensare che a Francoforte sia stia preparando un un cambio di rotta.
La linea cauta era prevista, nonostante molti investitori siano convinti che l’Eurotower stia sbagliando strategia sia sulla crescita sia sull’inflazione. E che nei prossimi mesi sarà costretta a fare dietrofront, operando cinque tagli dei tassi in rapida successione già a partire dalla primavera. Il board ha concesso però qualche modifica sfumata nella sua dichiarazione post-meeting, pur confermando l’approccio totalmente dipendente dai dati. Lagarde ha anche sottolineato che i rischi per la crescita restano orientati al ribasso e che si stima una ripartenza dell’economia del blocco nel corso del 2024. Uno scenario sul quale, tuttavia, aleggiano le preoccupazioni per i problemi nel Mar Rosso.
I commenti dei gestori
Parla di tono leggermente più dovish Felix Feather, economista di abrdn. “Il messaggio aggiornato ha riconosciuto la riduzione delle aspettative di inflazione, nonché il continuo rafforzamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria più restrittiva ai prezzi al consumo”, analizza. Aggiungendo che nonostante Lagarde non si sia espressa sulla possibilità di un taglio dei tassi in estate, una riduzione è effettivamente in arrivo. “Quando non è ancora certo. Tuttavia, abbiamo ottenuto ulteriori indicazioni sui dati che gli investitori dovranno monitorare per anticipare la tempistica di un taglio dei tassi: oltre all’inflazione, sarà fondamentale tenere d’occhio l’evoluzione dei dati tempestivi sulla crescita dei salari”, sottolinea.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte. L’esperto fa infatti notare come i toni meno incalzanti sulla necessità che i mercati riadeguino il timing del primo taglio dei tassi abbiano riportato in auge le attese di partenza nella riunione di aprile. Questa possibilità è data ora all’80%, contro il 65% pre-conferenza stampa.
Anche per Martina Daga, macro economist di AcomeA Sgr, è rilevante il fatto che, sia nel comunicato sia in conferenza stampa, siano stati riconosciuti alcuni importanti progressi. “Nonostante non ci siano stati cambiamenti significativi nella comunicazione, l’analisi degli sviluppi economici e i positivi progressi sia dal punto di inflazione sia dal punto di vista del mercato del lavoro, mostrano una Bce più colomba”, spiega.
Secondo David Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, proprio l’evoluzione del trend dell’inflazione di fondo e alcuni rilevatori salariali indipendenti hanno consentito ai membri del comitato di acquisire maggiore fiducia nel fatto che l’attuale politica monetaria stia avendo l’effetto desiderato. Aprendo la porta a un cambiamento di passo forse prima del previsto. “Manteniamo il sovrappeso sui titoli di Stato europei, privilegiandoli rispetto ai Gilt britannici”, afferma.
Per Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, l’Eurotower ha proceduto con cautela nel gettare le basi per un cambio di rotta. “Il testo sull’inflazione esprime una maggiore fiducia nel proseguo del calo rispetto all’ultima riunione. Una delle ragioni principali è che l’aumento dei salari si ripercuote principalmente sui profitti e non sull’inflazione”, fa notare. A suo parere i dati salariali che arriveranno nel contesto delle proiezioni macro aggiornate alla riunione del 7 marzo saranno fondamentali per la tempistica dell’allentamento. “Dato il tono cautamente accomodante della riunione, il rischio di un taglio prima di giugno è leggermente aumentato. Noi però confermiamo la stima del primo taglio tassi solo da giugno”, precisa.
Di parere leggermente Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco, secondo cui Francoforte rimane fermamente in attesa e il rischio resta orientato a un allentamento un po’ più tardivo e meno aggressivo rispetto a quanto incorporato nelle aspettative del mercato per quest’anno. “Le aree chiave da osservare saranno le condizioni finanziarie, l’orientamento fiscale, i margini di profitto e l’evoluzione dei costi unitari del lavoro, con particolare attenzione alla crescita dei salari”, evidenzia.
Per Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, ora per il board di Francoforte decidere la prossima mossa non sarà semplice. “L’economia dell’Eurozona rimane piuttosto debole, mentre l’inflazione, seppure in calo, si mantiene al di sopra dell’obiettivo”, osserva. L’esperto si aspetta quindi che il costo del denaro inizi a scendere verso metà anno, ma chiarisce che molto dipenderà dall’andamento del contesto economico nei prossimi mesi.
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