Secondo indiscrezioni, a Francoforte si tratta su una possibile stretta di mezzo punto. Ma per gli investitori Lagarde terrà fede agli annunci. Riflettori sullo strumento anti-frammentazione
Da un lato l’ansia da recessione dei mercati, acuita dalla crisi energetica. Da un altro l’inflazione, che oggi Eurostat conferma all’8,6% a giugno. E da un altro ancora, per non farsi mancare niente, la crisi di governo in Italia che potrebbe portare all’uscita di scena del fidato Mario Draghi. Non che i precedenti siano stati una passeggiata, ma l’attesissimo meeting della Bce di giovedì 21 non poteva avere contesto peggiore. Soprattutto considerando che si tratta del primo dopo 11 anni al termine del quale l’Eurotower annuncerà un aumento dei tassi e di quello da cui gli investitori attendono maggiori dettagli sullo scudo anti-spread.
I tassi
Mentre da Francoforte arrivano indiscrezioni, riportate da Reuters, circa una trattativa in corso per alzare il costo del denaro di 50 punti base già giovedì, sui tassi gli investitori hanno pochi dubbi: Christine Lagarde terrà fede a quanto preannunciato e l’aumento sarà di 25 pb.
“Le aspettative di inflazione non sono più ancorate al ribasso e l’inflazione headline rimane elevata, il che suggerisce che una certa normalizzazione dei tassi è necessaria. Detto questo, la crisi energetica in corso con la Russia indica una prospettiva economica fragile. Tutto ciò sconsiglierebbe una mossa azzardata, soprattutto all’inizio del ciclo di rialzo”, osserva Katharine Neiss, chief european economist di Pgim Fixed Income.
Gergely Majoros, membro dell’Investment committee di Carmignac
“In primo luogo, la Bce ha espresso la necessità di un approccio graduale. In secondo, la forward guidance è stata chiara riguardo a un primo rialzo dei tassi dello 0,25%, che per essere modificato necessiterebbe di valide ragioni. Infine, questo rialzo consente alla Bce di mantenere una certa flessibilità in caso di sorprese economiche o politiche avverse nel breve termine”, aggiunge Gergely Majoros, membro dell’Investment committee di Carmignac.
Per Konstantin Veit, portfolio manager european rates di Pimco, i verbali della riunione di giugno suggeriscono che i membri più falchi del board sono sostanzialmente riusciti a fissare un rialzo di 50 punti base a settembre in cambio di 25 punti base a luglio. “Dopo settembre – sottolinea -, il Consiglio ha ritenuto ‘che un percorso graduale ma sostenuto di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sarà opportuno’. Il mercato prevede circa 160 punti base di rialzo dei tassi entro la fine dell’anno, ossia 25 punti base a luglio e dicembre, 50 punti base a settembre e ottobre, con il rischio di un andamento più aggressivo”.
Lo scudo anti-spread
Konstantin Veit, portfolio manager european rates di Pimco
Non attendendosi sorprese sui tassi, i riflettori sono puntati sullo strumento anti-frammentazione. “Gli spread delle obbligazioni italiane sono stati finora ragionevolmente contenuti, considerando la crisi politica in corso – osserva la Neiss -. C’è quindi il rischio che la Bce non sia all’altezza della situazione e che i mercati rimangano delusi. In tal caso, ci aspetteremmo di vedere ulteriori pressioni al rialzo sui rendimenti dei titoli sovrani italiani, potenzialmente estese ad altri paesi periferici europei come Spagna e Grecia”.
Per Majoros, l’Eurotower potrebbe annunciare un programma illimitato di acquisto di debito sovrano concentrato su obbligazioni con scadenza breve di alcuni Paesi selezionati. “Il programma potrebbe comportare alcune condizioni più soft basate sui fondi NextGeneration EU per i Paesi interessati, o misure analoghe. La credibilità di questo nuovo strumento sarà fondamentale per l’andamento futuro degli spread periferici”, avverte.
“La frammentazione è essenzialmente una questione politica e, di conseguenza, vi è un’ampia gamma di opinioni su quanto dovrebbe essere gestita dalla banca centrale piuttosto che da membri eletti dei governi”, fa notare Veit, secondo cui Lagarde punterà a raggiungere l’unanimità del Consiglio direttivo, il che comporterà inevitabilmente un compromesso.
“Il nuovo strumento anti-frammentazione sarà probabilmente di natura assistenziale e non un programma di acquisto regolare – stima l’esperto Pimco -. Riteniamo che la Bce si accontenterà essenzialmente di uno strumento di tipo Omt (Outright Monetary Transactions) che consentirebbe di intervenire sui mercati del debito sovrano nel caso in cui la Bce dovesse stabilire che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria è compromesso, un giudizio probabilmente legato all’andamento ‘indebito’ degli spread dei Paesi periferici”.
Per Veit, la questione importante sarà il quadro di riferimento che la Bce deciderà di utilizzare per esprimere tale giudizio e i requisiti di condizionalità. “Un rapido ampliamento degli spread non può essere spiegato in modo adeguato dai fondamentali macroeconomici, che tendono a muoversi lentamente – chiarisce -. E mentre la velocità delle oscillazioni degli spread potrebbe talvolta fornire una giustificazione meno discutibile per un intervento, un ampliamento più graduale degli spread o movimenti sfavorevoli dovuti a eventi politici interni sono meno semplici da affrontare”.
Anche se la Bce imponesse delle condizioni per gli interventi nell’ambito del nuovo strumento, secondo l’esperto Pimco tale requisito sarà un po’ meno rigido rispetto a quello dell’Omt e potrebbe essere legato a qualche forma di conformità con l’attuale strumento Next Generation Eu. “È probabile che la Bce annunci anche l’intenzione di depurare gli acquisti effettuati nell’ambito del nuovo strumento: l’opzione più probabile è l’emissione di depositi a termine a una settimana per le banche, la prassi standard nell’ambito del Securities Market Program”, conclude.
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