Nel quarto trimestre 2023 retribuzioni su del 4,5%, meno del periodo precedente. Per i gestori, Lagarde aspetterà i numeri in uscita a maggio. E il dato tedesco potrebbe far slittare l’allentamento oltre giugno
Rallenta la corsa dei salarinell’Eurozona. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, la crescita delle retribuzioni oggetto di rinnovo si è infatti attestata in calo al 4,5% dal record del 4,7% registrato nel periodo luglio-settembre. Una notizia sì positiva per l’inflazione e per la Banca centrale europea, che considera questo indicatore cruciale per stabilire tempi e modi dell’allentamento monetario, ma non al punto da far intravedere una svolta a breve: il dato resta infatti ancora molto elevato e ben lontano dal quel 3% ritenuto coerente con un ritorno dei prezzi al target del 2%. Ecco perchè, secondo i gestori, il lavoro dell’Eurotower si complica e l’avvio dei tagli dei tassi si fa più lontano.
Guardando al bicchiere mezzo pieno, il dato del quarto trimestre sembra confermare il trend discendente e allevia almeno parzialmente i timori che il mercato del lavoro possa contribuire a una riaccelerazione del carovita: decisivo in questo senso sarà il dato di maggio, relativo ai primi tre mesi di quest’anno. La scorsa settimana la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato che le retribuzioni costituiscono “un fattore sempre più importante per la dinamica dei prezzi nei prossimi trimestri” e ha messo in guardia contro “decisioni affrettate” di politica monetaria.
Guardando al bicchiere mezzo vuoto, Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price,fa invece notare che l’indicatore sarebbe stato più alto se nel calcolo fossero stati inclusi tutti gli aumenti una tantum in Germania. “L’indice della Bundesbank è salito del 3,3% a dicembre e del 3,6% nel quarto trimestre 2023 ma la banca centrale tedesca ha dichiarato che il pagamento una tantum di 1.800 euro in alcune parti del settore pubblico sarà conteggiato solo nel primo trimestre 2024, mentre l’accordo salariale prevedeva che sarebbe stato pagato a dicembre”, spiega. Ne deriva, a suo parere, che i salari negoziati a ottobre-dicembre nell’Eurozona risultano significativamente ridotti mentre a gennaio-marzo probabilmente aumenteranno di nuovo.
In ogni caso, con una crescita delle retribuzioni ancora al 4,5%, Wieladek ritiene che il lavoro della Bce resti complicato. E certamente Francoforte sceglierà di aspettare almeno fino a giugno, quando avrà disponibili gli indicatori di inizio 2024, per avviare un ciclo di tagli. Se poi questi numeri dovessero mostrare una riaccelerazione, allora l’attesa di un allentamento rischia di durare anche di più. “A meno che il Consiglio direttivo non si senta sicuro che la crescita dei salari negoziati continuerà a decelerare, è probabile che aspetti fino a quando i dati non si comporteranno come previsto”, precisa l’economista. Facendo notare che, dopo tutto, l’economia reale non sta crollando come accaduto nei cicli precedenti.
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