“È arrivato il momento perché i piani di sviluppo del business e l’innovazione prodotto tengano conto del ruolo che gli asset manager svolgono per un domani in cui la pianificazione sia una reale opportunità per tutti”, afferma Emanuele Bellingeri, head of Asset Management Italy di Credit Suisse
Emanuele Bellingeri, head of Asset Management Italy di Credit Suisse
“Investimento in economia reale, ESG e tematici sono certamente questioni importanti di cui tutti giustamente parlano e che sono, anche per ragioni di mercato, al centro delle attività delle case di gestione”, afferma Emanuele Bellingeri, head of Asset Management Italy di Credit Suisse. “È arrivato, però, il momento”, ed è un’integrazione decisiva, “perché i piani di sviluppo del business e l’innovazione prodotto tengano conto del ruolo che gli asset manager possono e devono svolgere per un domani in cui la pianificazione del futuro finanziario sia una reale opportunità per tutti”.
Il tema, in fondo, è quello della riduzione delle diseguaglianze e dell’inclusione sociale. Un tema centrale che possiamo definire sistemico in relazione al potenziale contributo che il risparmio gestito può portare in termini di crescita sostenibile. Se, infatti, l’impatto positivo in termini ambientali, sociali e di governance può passare dalla scelta degli asset investiti, oltre ovviamente dal rispetto dei principi di sostenibilità in quanto singole società, il ruolo dell’industria nel sistema economico e finanziario è da sempre quello dell’allocazione efficiente dei capitali per una loro crescita nel lungo periodo a beneficio di una platea di investitori più ampia possibile.
La sfida del lungo periodo
“Se uniamo i dati relativi a liquidità in conti corrente, depositi e risparmio amministrato arriviamo alle soglie dei 2.000 miliardi di euro di risparmio per quanto concerne le famiglie italiane. Per riuscire a mettere in moto questa massa di liquidità dobbiamo pensare a soluzioni più semplici. Gestioni plain vanilla in grado di contenere i costi, grazie all’utilizzo dei passivi, in un range che sia insieme vantaggioso per il risparmiatore e sostenibile da un punto di vista di business per chi le propone”.
L’head of Asset Management Italy di Credit Suisse ragiona dal punto di vista di industria e non semplicemente di singolo player. “Per fare questo è necessario che gli asset manager italiani decidano di scendere in campo”, dichiara Bellingeri, che rimarca il ruolo centrale degli investimenti indicizzati in funzione di democratizzazione dell’investimento. Un ambito che, secondo il manager non può continuare ad essere ignorato da case di gestione rilevanti per dimensione e radicamento nella catena del valore del nostro Paese. Tema recentemente affrontato nello studio annuale di Refinitiv sull’ecosistema degli Etf in cui è espressa la convinzione degli esperti del team di ricerca del data provider per cui “ogni gestore attivo dovrebbe lanciare la propria gamma di prodotti passivi”.
“Costruire una linea di business passiva”, spiega Bellingeri, “non significa necessariamente approntare un team di 50 persone. Si possono utilizzare soluzioni white label e semi-lavorati”. Il focus è ancora una volta sui portafogli più semplici “che possono fungere da core di strategie più complesse e di lungo termine anche per investitori istituzionali, ma soprattutto da strumenti retail facili da comprendere ed utilizzare”.
Inclusione finanziaria
“Parliamo molto, anche giustamente, di economia reale e di mercati privati. Facciamo molte richieste al governo, con cui come industria lavoriamo in uno spirito di collaborazione. Dobbiamo però sviluppare più consapevolezza della necessità di guardare oltre lo sviluppo di prodotti e servizi ad uso esclusivo della clientela di fascia alta. Dobbiamo ragionare sul concetto lungo termine e creare soluzioni per gli investitori più deboli, per chi ha bisogno di semplicità”.
Il riferimento diretto è all’ambito previdenziale. “Necessario uscire dalla concezione della pensione complementare come benefit”, afferma Bellingeri. “La nostra esperienza nel mondo degli istituzionali ci ha permesso di approfondire competenze e riflessioni”, dichiara, riferendosi all’expertise su soluzioni a capitale garantito sviluppata da Credit Suisse in partnership con importanti fondi pensione. “Siamo riusciti così a raggiungere persone che non necessariamente si rivolgono al risparmio gestito, ma che sarebbe molto utile lo facessero”, sottolinea.
“Il risparmio gestito deve entrare a 360 gradi su tutto”, allarga il ragionamento l’head of Asset Management Italy di Credit Suisse. “Sono molto contento del fatto che il private banking italiano stia assumendo un ruolo di primaria importanza, ma è nostro dovere ragionare e lavorare sulla fascia di clientela più debole. Nel farlo, dobbiamo evitare che succeda quello che è avvenuto in UK con la RDR dove si è verificata una disaffezione da parte dei consulenti nei confronti della clientela retail con le piattaforme tecnologiche che non sono riuscite a colmare questo gap. I consulenti italiani, che tanto hanno fatto per il risparmio gestito e più in generale per la clientela, devono ora, forti di questa esperienza, essere debitamente supportati per riuscire a proporre soluzioni di investimento per ogni tipologia di cliente”.
Anche soluzioni con costi contenuti e accessibili con importi bassi, quindi. Un traguardo raggiungibile solo lavorando su economie di scala, da implementare contando nell’aiuto che può fornire in tal senso il digitale. “Può essere un digitale offerto dalle banche-reti stesse che non devono aver paura a offrire soluzioni parallele o complementari alle esistenti a fasce di clientela diverse, anche pricing diversi. Perché è un dovere sociale servire tutta la clientela”. L’investimento come primo passo di un’inclusione finanziaria che nella visione di Bellingeri deve essere interpretata come allargamento della base di investitori. Con un obiettivo di lungo termine molto chiaro: rendere visibile e concreta la natura di servizio primario e universale della pianificazione finanziaria e patrimoniale e dunque della gestione del risparmio.
Un risparmio gestito che per primo investe le sue risorse, in termini di spesa per la costruzione prodotto e per l’innovazione dei modelli di business, con un reale orientamento al lungo periodo. Un modello commercialmente sostenibile, ma che non guarda solo a dati di performance finanziaria a sei o dodici mesi.
“Dopo la pandemia, la finanza, le banche e soprattutto il risparmio gestito hanno acquisito molta più gravitas. Il settore dell’asset e wealth management nei mesi difficili della crisi sanitaria ha funzionato. È rimasto vicino agli investitori e ai risparmiatori e si è messo a disposizione dei governi per discutere modalità di sostegno all’economia reale. Ora è il momento di un ulteriore cambio di passo”, conclude.
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