Bitcoin, per i consulenti rimane una chimera
Consulenti divisi: chi lo considera un asset alternativo per diversificare il rischio, chi uno strumento speculativo. La parola agli esperti
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Ci voleva un nuovo record oltre quota 23mila per ridestare le attenzioni del grande audience sul Bitcoin, anche se in verità gli addetti ai lavori più lungimiranti non hanno mai smesso di guardare con occhio critico ma interessato verso questo asset.
L’accordo siglato questa settimana fra Banca Generali e Conio è la dimostrazione che anche in Italia il mondo della consulenza agli investimenti cerca di muoversi per agganciare un treno che altrove è già partito da tempo.
“L’Italia si sta svegliando da un lungo sonno. Banca Generali si sta muovendo nella giusta direzione e ora i concorrenti non potranno più far finta di nulla e dovranno aprirsi di più anche loro. Il sistema bancario italiano è in ritardo sul capire il fenomeno delle criptovalute. Fortunatamente ci sono segnali come questi che indicano che qualcuno sta almeno cercando di recuperare”, afferma Massimo Siano, responsabile del Sud Europa per 21Shares, società specializzata in ETP sulle criptovalute, che si interroga “quanti consulenti lo hanno consigliato ai clienti? Quanti sono stati invece i consigli sui fondi obbligazionari a tassi zero virgola?”.
Secondo le rilevazioni della società, che proprio lo scorso mese ha superato i 150 milioni di dollari di asset under management, quest’anno si è osservato un appetito crescente verso il mondo cripto tra gestori, family office, hedge fund e banche private. Per l’esperto di 21Shares queste ultime – “con poche eccezioni” – fino ad ora hanno fatto pensare ai loro clienti che “le criptovalute fossero una moda stagionale piuttosto che la rivoluzione disruptive della blockchain”.
E così, col vento del Bitcoin in poppa, anche Coinbase, una delle più grandi borse mondiali di criptovalute che opera sotto la giurisdizione degli Stati Uniti, ha presentato domanda alla Sec (l’authority di vigilanza statunitense) per quotarsi a Wall Street.
Per Siano è un segno di visibilità. “Gli analisti azionari dovranno produrre maggiori ricerche sulle criptovalute per valutare meglio la società. Ricordiamoci che le criptovalute sono l’applicazione della blockchain su delle valute. La blockchain è una tecnologia disruptive, quindi non si tornerà più indietro. Le criptovalute vanno studiate”.
E a chi gli chiede una valutazione sulle prospettive del Bitcoin, l’esperto risponde: “Se andiamo a vedere anche il rapporto Eur/Usd è a livelli record negli ultimi 2 anni su dollaro a 1.225 così come la sterlina a 1.3550 sul biglietto verde. La differenza è che il record del Bitcoin è storico, non solo quindi rispetto agli ultimi anni. Inoltre, il rialzo relativo del Bitcoin sul dollaro è assai più elevato rispetto alle monete tradizionali. È ormai chiaro che il Bitcoin è più efficace come hedging sul dollaro rispetto alle divise tradizionali. Come dico da anni, il prezzo del Bitcoin è il flusso naturale di denaro generato dal Qe. La Fed ha fatto capire che non fermerà il Qe dopo la pandemia: nel mio linguaggio significa che non fermerà la caduta del dollaro e quindi anche il prezzo del Bitcoin”.
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