4 min
La regina delle criptovalute rivede quota 60mila dollari dopo quattro anni. E viaggia verso il superamento del record storico. Tre i motivi della corsa: i nuovi ETF, i tagli FED e l’halving di aprile
La volata del Bitcoin non accenna a fermarsi. La più famosa tra le criptovalute ha infatti abbattuto anche la soglia dei 60mila dollari per la prima volta da novembre 2021, mettendo nel mirino il suo massimo storico di 68.991 dollari. Il bilancio di febbraio diventa così da capogiro: +60%, risultato mensile che non si vedeva da almeno quattro anni. E il rialzo da inizio 2024 è del 36%. Senza tralasciare che, secondo la piattaforma CoinGecko, il valore complessivo di tutti i pezzi in circolazione ha superato i due miliardi di miliardi di dollari per la prima volta in due anni, mentre il prezzo del singolo token è raddoppiato in soli quattro mesi. Un’impennata che gli analisti attribuiscono ad almeno tre ragioni: i nuovi exchange traded funds, gli imminenti tagli della Federal Reserve e il cosiddetto halving. Con quest’ultimo evento, in particolare, che pare destinato a spingere ancora le quotazioni e che ha portato gli investitori a battezzare l’attuale corsa “FOMO rally”.
📰 Leggi anche “Non solo ETF. Tra i driver del Bitcoin anche tassi, Mica e l’imminente halving“
L’effetto Etf e la spinta Fed
Vero spartiacque per la regina delle criptovalute è stato a gennaio il via libera ai primi Etf da parte della SEC, la Consob americana. Soprattutto nelle ultime settimane questi fondi hanno registrato un notevole aumento dell’interesse: solo martedì sono stati scambiati 2 miliardi dollari. E i tre più popolari, gestiti da Grayscale, Fidelity e BlackRock, hanno visto i volumi lievitare. Per fare un esempio, lunedì e martedì l’Ibit ha segnato scambi giornalieri per oltre 1,3 miliardi di dollari. “Stiamo vedendo l’effetto degli ETF prima del previsto”, ha spiegato a Reuters Joseph Edwards, capo della ricerca presso Enigma Securities. “Gli afflussi sono aumentati rapidamente la scorsa settimana e sono stati sostenuti. Pensiamo dipenda dal fatto che i consulenti si sono attivati rapidamente per iniziare a vendere questi prodotti ai clienti”, ha aggiunto l’esperto.
“Secondo le stime di Galaxy, il settore della gestione patrimoniale statunitense ammontava a 48,3 trilioni di dollari nell’ottobre 2023 e un veicolo di investimento come un Etf potrebbe consentire a tutta questa platea di investitori di accedere al bitcoin in modo regolamentato e su larga scala”, osserva Adrian Fritz, head of research di 21Share. L’esperto ricorda anche che, secondo Glassnode, l’offerta di token detenuta da investitori di lungo periodo (che non hanno scambiato i loro btc per almeno 155 giorni) è salita a un livello record e si attesta a 14,9 milioni (il 76% del totale circolante).
Se quello dei nuovi Etf è però un effetto destinato ad attenuarsi col tempo la politica monetaria promette di rivelarsi un motore dalla spinta più decisa. La prospettiva di prossimi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve sta infatti alimentando l’interesse degli investitori per gli asset a più alto rendimento o più volatili.
Occhi sull’halving
A tirare la volata c’è però soprattutto l’halving, quel meccanismo in programma ogni quattro anni per mantenere la scarsità del bitcoin e che il prossimo aprile ridurrà le remunerazioni dei miner da 6,25 a 3,125 btc oltre a far calare l’inflazione della criptovaluta dall’1,70% allo 0,85%. “Lo shock da dimezzamento dell’offerta, assieme alla narrativa che si crea attorno ad esso, ha sempre portato la cripto a registrare delle sovraperformance nei dodici mesi successivi”, evidenzia Fritz. Che precisa: “E si è osservato come, nell’arco di 172 giorni, l’asset arrivi a superare il suo valore massimo storico mentre ne occorrono 308 per raggiungere un nuovo livello massimo del ciclo”.
L’esperto aggiunge poi che a contribuire al buono stato di salute della criptovaluta sono anche realtà quali Ordinals e i token BRC-20, che ne incrementano i casi d’uso e ne espandono le funzioni oltre al ruolo di riserve di valore. Creano infatti maggiore domanda e, di conseguenza, irrobustiscono i fondamentali. “È un elemento molto importante in quanto, all’aumentare delle transazioni, si assiste a un incremento anche delle commissioni percepite dai miner su queste ultime. Nel 2023, infatti, le entrate derivanti da transaction fee sono salite da circa lo 0,73% all’inizio dell’anno (a oltre il 10% a novembre) e hanno generato picchi di introiti che sono arrivati a superare i 10 milioni di dollari giornalieri”, analizza. Secondo Fritz, l’aumento delle commissioni è positivo per la sicurezza a lungo termine della rete in quanto potrebbe portare a una forte contrazione dei costi legati alle operazioni di piccole dimensioni e favorire l’adozione di soluzioni Layer 2: da Lightning Network a Stacks.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.