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Il leader degli industriali dice no a un allentamento della disciplina di bilancio. Intanto, è attesa per il fine settimana la lettera della Commissione Ue al governo sull’aumento del debito. Spread su, Piazza Affari in rosso
Un secco “no alla procedura d’infrazione con uno sforamento del 3%”. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, risponde a stretto giro alle dichiarazioni post voto del leader leghista, Matteo Salvini. Il vice premier, infatti, nel corso della conferenza stampa in via Bellerio, parlando della prossima manovra e delle differenti vedute tra il Carroccio e il ministro dell’Economia sui parametri Ue da rispettare, è stato molto chiaro. “Giovanni Tria ha ragione ad essere prudente”, ha detto, ma “i prossimi saranno i mesi del coraggio e della crescita. Per eccesso di prudenza l’Italia ha rischiato di spegnersi, invece questo voto ci chiede coraggio. Io sono pronto”.
“Dobbiamo capire che lo sforamento per spese ordinarie e non per investimenti, su cui invece saremmo d’accordo, ma per fare debito pubblico – ha detto invece Boccia rivolgendosi agli industriali varesini – è un elemento che riguarda solo l’Italia e non l’Unione Europea. La campagna elettorale è finita. Bisogna terminare con le facili promesse per entrare nella fase del realismo e del pragmatismo”.
Ma non è stato solo Boccia a mettere in guardia il leader leghista rinvigorito dal risultato delle urne. Secondo indiscrezioni, infatti, dovrebbe arrivare entro il fine settimana la lettera della Commissione Ue all’Italia che chiede chiarimenti sui ‘fattori rilevanti’ che hanno portato all’aumento del debito. L’Italia sarà avvisata sul rischio di sforamento dei conti già per il 2018, come indicato anche nelle ultime previsioni economiche. La risposta italiana sarà presa in considerazione nel rapporto sul debito che la Commissione Ue sta preparando. Secondo Bloomberg, Bruxelles starebbe considerando di proporre per l’Italia una procedura di infrazione sul debito il prossimo 5 giugno. Citando fonti vicine al dossier, l’agenzia parla di una decisione che potrebbe aprire la strada a una sanzione da 3,5 di miliardi di euro.
Immediata la reazione dello spread alle notizie da Bruxelles e alle parole del vice premier sulle prossime mosse del Governo in materia fiscale. L’ipotesi di un allentamento della disciplina di bilancio legata ad un possibile taglio delle tasse ha fatto salire di qualche punto il differenziale di rendimento tra il BTp decennale e il pari durata tedesco a 276 punti base, dai 267 punti della chiusura di venerdì scorso. Balza anche il rendimento del BTp decennale benchmark, che ora viene indicato al 2,62% dal 2,55% del riferimento precedente.
Stessa reazione a Piazza Affari: l’indice Ftse Mib scende dello 0,1%, con una chiara limatura dei guadagni. In Borsa a Milano, che prima dell’ipotesi era il listino più forte in Europa con un guadagno dello 0,6%, sempre di corsa Fca (+10%) sulla proposta di fusione con Renault (+15% a Parigi), seguita da Fincantieri (+8%), promossa da Akros, ed Exor (+5,2%). Bene anche Atlantia che sale di oltre due punti percentuali, mentre si ampliano le vendite su alcuni titoli del credito: Banco Bpm -1,7% e Bper -2,1%, con Unicredit in calo del 3%.
Tornando a Boccia, il leader di Viale dell’Astronomia ha avvertito il governo, ormai a trazione leghista, senza usare giri di parole. “Dobbiamo stare attenti al linguaggio perché se lo spread aumenta solo con le parole, dobbiamo stare attenti, che è una magia che le imprese italiane non meritano”, ha avvertito. “Non possiamo avere uno spread più alto della Spagna – ha aggiunto – e un tasso di crescita inferiore alla Francia”. Dopo il voto europeo c’è uno “step immediato”, nel “trattare, ai fini di governo, per avere un commissario di rango e dirigenti di primo livello perché è chiaro che se l’Italia vuole giocare, come deve, una stagione riformista all’interno dell’Europa, dobbiamo avere delle posizioni strategiche importanti”, ha proseguito, chiarendo che “lo step successivo è aprire un fronte sulla prossima manovra finanziaria”, una questione, a suo dire “prevalentemente italiana e non solo, su cui affrontare una manovra non facile”.
“Penso che il Paese chieda occasioni di lavoro e di occupazione in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno”, ha continuato. “Evidentemente è una ragione in più per tornare ai fondamentali dell’economia, che sono la precondizione per risolvere la questione sociale del Paese”. Quanto alla Tav, alla domanda se dopo il voto è più probabile che si faccia, Boccia ha replicato che “auspichiamo che si faccia a prescindere dai voti in termini di proporzione”. “Lo stiamo dicendo da parecchio – ha aggiunto – non solo la Tav, ma che si apra un grande piano di infrastrutture nel Paese sia in chiave italiana che in chiave europea”. ” Per le imprese – ha concluso – le priorità sono la centralità del lavoro e dell’occupazione. Un piano di medio termine che metta al centro le infrastrutture significa un’operazione cosiddetta anticiclica e significa apertura dei cantieri, per prepararsi a una manovra di fine anno i cui numeri sono rilevanti”. Per Boccia, infatti, “bisogna essere molto attenti a scegliere le priorità del Paese”.