Italia a picco: l’Ue vede il Pil a -9,5% e il debito al 159%
Eurozona verso una recessione storica: -7,4%. Peggio di noi solo la Grecia. Gentiloni: “Per Roma la ripresa sarà più lenta”
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Nella gara dei tracolli da coronavirus la Gran Bretagna batte persino la Grecia, che ieri nelle previsioni di Bruxelles è risultata essere il Paese Ue che accuserà la contrazione maggiore. Secondo le stime della Bank of England, il Pil di sua maestà segnerà infatti un calo record del 14% nel 2020, con un meno 25% senza precedenti nel secondo trimestre, dopo il meno 2,9% del primo, e un rimbalzo nella seconda metà dell’anno.
Un dato scioccante, ma non sufficiente per l’istituto centrale inglese a giustificare per ora nuovi interventi sulla scia dei bazooka imbracciati prontamente dai colleghi di Fed e Bce. Al termine del meeting del Monetary Policy Committe, la BoE ha infatti annunciato di aver deciso all’unanimità di mantenere i tassi di interesse allo 0,1% e, a maggioranza, con sette voti favorevoli e due contrari, ha confermato il programma di quantitative easing da 200 miliardi di sterline.
I due membri contrari, Jonathan Haskel e Michael Saunders, avrebbero preferito un aumento di 100 miliardi di sterline del programma di acquisti. Da segnalare che l’istituto ha anche precisato che, al ritmo attuale degli acquisti, raggiungerà il limite del quantitative easing entro l’inizio di luglio. La conferma della politica monetaria da parte della BoE ha spinto la sterlina al rialzo, con il cambio gbp/usd che viaggia a 1,2369 da quota 1,2333 prima dell’annuncio su tassi e Qe.
Tornando alle stime, la banca centrale inglese ha anche detto di attendersi una discesa dell’inflazione ben al di sotto dell’1% allo 0,6% e un aumento della disoccupazione all’8%, mentre prevede il Pil rimbalzi del 15% il prossimo anno e che l’inflazione torni al target del 2% tra due anni. I rischi di tale scenario però sono orientati al ribasso.
Inevitabile la delusione dei mercati, con gli operatori che ora si aspettano, quasi senza eccezioni, un deciso intervento nelle prossime riunioni. “Dato che due membri hanno votano a favore di un aumento degli acquisti di asset e visto che l’inflazione probabilmente scenderà ulteriormente al di sotto dell’obiettivo del 2% della Banca centrale inglese nei prossimi mesi, mi aspetto un maggiore stimolo nei prossimi mesi”, afferma Jon Hudson, Uk equities investment manager di Premier Miton.
Sulla stessa lunghezza d’onda Kallum Pickering, economista di Berenberg, che vede un aumento del Qe di 200 miliardi di sterline entro agosto, di cui almeno la metà nella riunione di giugno. Anche per lui il fatto che due membri abbiano votato a favore di un incremento degli acquisti di asset, “fornisce un segnale di come sia probabile un maggiore stimolo”.
Anche Samuel Tombs, capo economista per il Regno Unito di Pantheon Macroeconomics, si aspetta che la BoE annunci ulteriori acquisti di asset nella prossima riunione del 18 giugno. Ma puntualizza che i mercati sono “chiaramente delusi” del fatto che la Banca sia rimasta ferma, con la sterlina e i rendimenti dei Gilt in rialzo. “Prevediamo che le colombe prevarranno e che un aumento del Qe da 100 miliardi di sterline sarà autorizzato a giugno”.
A convincere i falchi della BoE contribuirà, secondo gli economisti di Ing, il fatto che la ripresa dell’economia britannica sarà probabilmente più lenta di quanto ipotizzato. Ciò significa che probabilmente il Qe dovrà essere aumentato di nuovo “nelle prossime settimane e mesi”, concludono gli esperti.
Di diverso parere Gregory Perdon, condirettore investimenti di Arbuthnot Latham, banca privata con sede vicino a Moorgate nella City di Londra. “Appare ragionevole che la BoE si sia astenuta da un aumento del Qe, alla luce della stabilizzazione delle condizioni finanziarie dopo lo scenario da profondo rosso visto a marzo – afferma -. Inoltre è ancora presto per comprendere appieno gli effetti che il significativo aumento della disoccupazione nel Regno Unito avrà sulla propensione al consumo delle famiglie britanniche. Finora penso che le decisioni del governatore Bailey siano state tutte adeguate a fronteggiare l’emergenza”.
Da segnalare a questo proposito che Andrew Bailey, governatore della Banca d’Inghilterra dal 16 marzo scorso, ha preso le redini dell’istituto nel peggior momento possibile, tra coronavirus e, in prospettiva, la fine del periodo di transizione della Brexit fissato, salvo ulteriori proroghe, a fine dicembre.
E proprio la Brexit spingerà la BoE a intervenire prossimamente, sostengono gli analisti di Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ (Mufg Bank, la più grande banca del Giappone). Per gli esperti l’apprezzamento della sterlina dopo che la Banca centrale inglese ha confermato la politica monetaria si rivelerà probabilmente di breve durata a causa dell’incertezza sul coronavirus e sui negoziati relativi alla Brexit, affermano gli analisti di Mufg Bank. “Nonostante la decisione odierna della BoE di lasciare invariata la propria politica, restiamo cauti sulle prospettive di breve termine della sterlina”, afferma Lee Hardman.
Il Regno Unito e l’Ue hanno fatto pochi progressi nelle trattative commerciali mentre il governo del Regno Unito ha rifiutato di prolungare il periodo di transizione della Brexit nonostante le interruzioni causate dal coronavirus. Ciò comporta “rischi al ribasso” per la sterlina anche se Londra e Bruxelles dovessero trovare un compromesso per evitare “un altro shock negativo” quest’anno, conclude Hardman.