Piazza Affari, da Unicredit a Technogym: gli 11 best picks 2025 di Equita
La SIM ha una view leggermente positiva sui mercati azionari grazie a una serie di fattori. E tra i settori preferisce quello finanziario e l’ealthcare
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Il 2022 è stato un anno da dimenticare per i mercati, sia in termini di distruzione di valore a livello mondiale sia per il crollo delle nuove quotazioni registrato in Europa. Colpa del terribile mix di fattori monetari, macroeconomici, sociali e geopolitici. A tirare un bilancio è il settimo Osservatorio sul mercato dei capitali realizzato da Equita insieme all’Università Bocconi, che però intravede segnali di ripresa in questo inizio di 2023.
Il 2022 verrà ricordato sui mercati europei per il crollo delle quotazioni, che Equita calcola siano scese dell’80% rispetto al 2021. Non solo. Nel secondo semestre, si è anche verificata un’assenza pressoché totale di operazioni di dimensione significativa, ad eccezione del debutto di Porsche. Se si guarda poi al mercato italiano, lo scorso anno ci sono stati delisting per 40 miliardi circa e nuove quotazioni per soli 1,5 miliardi (0,6 miliardi su Euronext Milan e 0,9 miliardi su Euronext Growth Milan). Inoltre, sul fronte Equity Capital Markets, su Euronext Milan i volumi sono stati pari a 5,7 miliardi, in calo del 22% dai 6,3 miliardi del 2021. Anche il numero di operazioni è risultato in diminuzione, da 29 nel 2021 a 13 nel 2022 (-55%). Importante è stato il peso degli aumenti di capitale (3,6 miliardi), pari al 63% dei volumi complessivi, mentre le Ipo hanno raccolto soltanto 0,6 miliardi. Sul listino dedicato alle pmi, invece, i volumi di emissioni e offerte sono risultati in linea con l’anno precedente (967 milioni nel 2022 vs 966 milioni nel 2021) ma anche in questo caso il numero di operazioni è calato significativamente, da 58 nel 2021 a 34 nel 2022 (-41%).
Per quanto riguarda il debito europeo, limitatamente al mondo privato, nel 2022 il primato per volumi di emissioni è detenuto dalla Germania. Seguono Regno Unito e Francia mentre l’Italia si posiziona quinta dopo l’Olanda. Sul fronte Debt Capital Markets nazionale, i volumi di emissioni corporate sono diminuiti da 41,8 miliardi nel 2021 a 24,4 miliardi (-42%) mentre il numero di operazioni è passato da 68 a 39 (-43%). Si interrompe così il trend positivo che si era registrato dal 2018 sia in termini di volumi che per numero di operazioni. Le principali emissioni hanno riguardato il segmento investment grade (l’81% del totale per 19,9 miliardi), seguite dal high yield (12% per 3 miliardi).
Se poi si analizza il mercato per tipologia di emissione, i volumi del corporate Esg sono sì risultati in calo (17,1 miliardi nel primo semestre contro 26,4 miliardi di un anno prima), ma meno del corporate tradizionale (7,3 miliardi nei primi sei mesi contro 15,4 miliardi). Questo significa che sul mercato il 70% delle emissioni del primo semestre 2022 sono Esg, percentuale mediamente in crescita negli ultimi anni.
Nel segmento dei minibond nel 2022 sono state completate solo otto emissioni contro le 22 del 2021, per una raccolta in calo da 151 a 52 milioni di euro. A eccezione del biennio 2018-2019, il trend su questi strumenti conferma una continua diminuzione: basti pensare che nel 2014 si registravano 40 operazioni con afflussi di oltre 500 milioni. Una dinamica che Equita riconduce soprattutto al lancio dei basket bond. Per la società, questi strumenti hanno infatti creato un mercato alternativo contribuendo a instaurare un meccanismo per cui si realizzano economie di scala tra gli emittenti, offrendo al contempo opportunità di diversificazione del rischio agli investitori.
La tempesta perfetta dovuta alla guerra in Ucraina e le conseguenti dinamiche inflazionistiche, che hanno costretto le banche centrali ad aumentare i tassi di interesse rapidamente, hanno provocato una perdita di valore dei titoli azionari e obbligazionari che solo negli Stati Uniti è stata pari a oltre 16mila miliardi. Due volte di più che quelle registrate durante la crisi del 2008. Ma ora i segnali di rallentamento dei prezzi, l’apparente superamento della crisi energetica, la convinzione che i tassi siano prossimi al picco e la speranza che la riapertura cinese darà gas all’economia, hanno ridato fiducia agli investitori. Prova ne è la performance positiva dei primi mesi del 2023.
Oltre al difficile contesto, però, il 2022 ha anche visto alcuni primi segnali concreti da parte delle istituzioni nella direzione di semplificare le regole di accesso ai mercati dei capitali, sia a livello europeo che a livello domestico. “piazza I dati del nostro settimo Osservatorio confermano che le difficoltà perdurano da anni e sono dovute soprattutto a condizioni di sistema. Nonostante quanto fatto di recente a livello normativo dalle autorità europee ed italiane, c’è comunque la necessità di introdurre misure più strutturali per incentivare l’accesso ai mercati dei capitali, sostenere la ricerca finanziaria sulle piccole e medie imprese e sviluppare la base di investitori domestici così da sostenere la liquidità dei mercati”, sottolinea l’amministratore delegato di Equita, Andrea Vismara.
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