Brexit, senza intesa doganale settore dell’auto a rischio
24 luglio 2018
di La Redazione
1,30 min
Didier Le Menestrel, presidente di La Financière de l’Echiquier, riflette sul futuro dell’industria automobilistica a due anni dal referendum sulla Brexit
Didier Le Menestrel, presidente di La Financière de l’Echiquier, si chiede se Phantom, Ghost, Continental, nomi mitici di Rolls-Royce e Bentley finiti in mani tedesche, non fossero dei predestinati ad anticipare la venuta della Brexit.
Il settore dell’auto offre spesso una corretta sintesi delle avventure e delle sfide industriali di una nazione. È così anche per la Gran Bretagna?
Didier Le Menestrel, presidente di La Financière de l’Echiquier
Due anni fa, il 23 giugno 2016, il 51,9% dei sudditi di sua Graziosa Maestà votavano per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. A meno di 9 mesi dalla fatidica data, molto ancora resta da fare. Una mancanza di visibilità che Stephan Freismuth, customs manager di BMW, ha riassunto così riferendosi alla produzione delle Rolls-Royce: ‘Se in fin dei conti la logistica si fermerà alla frontiera, significa che non potremo più produrre nel Regno Unito’. Già nel 1998 i britannici avevano dovuto risolversi a ingoiare una bitter pill e veder salpare i loro fiori all’occhiello dai Sassoni, dato che il marchio con la calandra a tempio greco sormontata dalla celebre statuetta ‘Spirit of Ecstasy’ veniva acquisito dalla BMW mentre la Bentley finiva nelle mani della Volkswagen.
Come si è evoluto lo scenario?
Oggi è ancora più estremo, giacché non si può non scartare l’ipotesi di una produzione delle Rolls-Royce sul continente. Una decisione non di natura politica quanto di ordine puramente pragmatico: il 90% dei componenti utilizzati negli stabilimenti Rolls-Royce di Goodwood, a 200 km dall’imbocco del tunnel sotto la Manica, proviene dall’Europa continentale.
Quali sono le prospettive del settore automobilistico britannico? La Brexit e il just-in-time non andranno molto d’accordo se non si arriverà a un’intesa doganale. Una minaccia che incombe sull’intero settore automobilistico britannico, un comparto primordiale per l’economia del Regno con i suoi 93 miliardi di euro di fatturato nel 2017 (1,1% del PIL, 9% del valore aggiunto).
Poi c’è la questione dazi a complicare ulteriormente le cose…. Nel momento in cui l’amministrazione Trump minaccia di tassare le importazioni di automobili europee, questa industria ha un urgente bisogno di visibilità sulle modalità della Brexit. Per essere salvata, nel 1971 la Rolls-Royce fu nazionalizzata, prima di essere rilevata dai tedeschi nel 1998… Questo gioiello degli anni ‘30 simbolo di una fiammeggiante Gran Bretagna diventerà l’emblema di un’Unione europea finalmente vincente?
Il riprezzamento degli spread creditizi che ha fatto seguito alle vendite massicce di corporate bond ha rimescolato le carte di un settore «anestetizzato» da anni di QE. Per Patrick Vogel, star manager di Schroders, le opportunità non mancano ma è comunque tempo di allacciare le cinture.
Nonostante la spada di Damocle di Brexit, la valuta britannica potrebbe offrire interessanti sorprese agli investitori, grazie a fattori più esogeni che endogeni
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