L’election day blinda il governo: cala il rischio Italia
Spread ai minimi da febbraio. Per gli analisti il risultato delle urne favorisce la stabilità politica e le riforme. Ma il futuro dei Btp dipende da Bruxelles e Francoforte
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Rendimenti in picchiata per i titoli di Stato italiani. Stamane lo spread viaggia infatti intorno ai 136 punti base con un rendimento dello 0,848%, vicino ai minimi toccati a luglio 2019, mentre il tasso trentennale fa segnare il minimo storico a 1,75%. Il rally al ribasso, sulla scia dei risultati elettorali, ha spinto diversi analisti a interrogarsi sul futuro dei Btp e, mentre dalle sale operative si sottolinea il paradosso della situazione, in molti preferiscono mantenere posizioni tattiche rialziste.
Da Marzotto Sim arriva un’indicazione precisa: il Btp Futura è la migliore opportunità Relative Value tra i governativi europei. Il motivo è proprio il responso delle urne, spiegano gli esperti, che ha sciolto quasi definitivamente i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo italiano. “Un’ottima notizia in chiave debito pubblico per motivi piuttosto intuibili quali la totale abnegazione alla linea europeista, i buoni rapporti bilaterali con i più importanti Paesi europei e una continuità di gestione che fornisce maggiori garanzie agli investitori”, si legge. Non solo: per gli esperti la buona performance del Pd, il partito largamente più europeista, garantirà un maggiore peso specifico all’interno dell’esecutivo permettendo ai dem di portare avanti riforme care all’Europa e forse di ricorrere al Fondo salva-Stati.
“Il rendimento in termini assoluti del decennale è vicino ai minimi storici ed anche lo spread vs Bund, in area 140, è decisamente basso. Questi dati sarebbero ottimi in periodi normali ma sono strabilianti in questo momento, in cui un declino di 8 punti percentuali del Pil verrebbe accolto come una buona notizia”, affermano gli esperti, secondo cui visto che il paradosso sembra destinato a durare tanto vale cercare valore tra i ‘dimenticati’ di questo rally. E un esempio veramente interessante è appunto il recentissimo Btp Futura.
“Il titolo dalla sua emissione ad inizio luglio ha performato considerevolmente meno del pari scadenza nominale – sottolineano gli esperti -. In parte la sottoperformance è comprensibile vista la minore liquidità dei titoli destinati ai retail e lo scarso interesse del mercato verso la carta non convenzionale però in questo momento lo spread è difficilmente giustificabile. Tale titolo probabilmente non rientra nemmeno nel programma di acquisti della Bce nonostante sia eligible per i rifinanziamenti e che sia pari passu con ogni altro Btp. Il total return del titolo dall’emissione ad oggi è stata dell’1% mentre il Btp nominale nello stesso periodo ha generato un +3% secondo i nostri calcoli generando un differenziale del 2% circa”.
“La frenetica ricerca di rendimento tra i titoli di stato europei non può essere intimidita dalle differenze di questo titolo rispetto ai Btp nominali – concludono da Marzotto Sim -. Il Btp futura offre oltre 30bps di rendimento in più rispetto al decennale benchmark. Un premio ingiustificato che qualora dovesse ‘stringersi’ anche solo di 20bps farebbe balzare di due punti il prezzo del titolo”.
Commerzbank fa invece sapere che preferisce mantenere posizioni tattiche rialziste sui titoli di Stato italiani a 10 anni rispetto a Bund tedeschi di pari durata, mantenendo sullo spread un target a 115 punti base. Le probabilità di elezioni anticipate in Italia sono “remote” dopo le elezioni regionali e il referendum costituzionale, secondo i suoi suoi strategist dei tassi, per cui la coalizione di governo del Movimento Cinque Stelle e del Partito Democratico “è emersa più forte” da queste votazioni. “Gli investitori dovrebbero quindi rimanere a proprio agio nell’acquisire l’occasione di rendimento offerta dai Btp”, affermano.
L’obiettivo di Ing per lo spread decennale Btp/Bund è di 125 punti base, un livello previsto per il primo trimestre del 2021 ma che potrebbe essere raggiunto anche prima, affermano gli strategist obbligazionari della banca. “Ci aspettavamo questo nel primo trimestre del 2021, ma potrebbe esserci prima con l’aumento delle speranze su un allentamento da parte della Bce”, spiegano. Anche se le preoccupazioni per il Covid pesano ancora una volta sulla propensione al rischio generale, con i commenti “accomodanti” dei funzionari Bce e le prospettive di un contesto di tassi più bassi e per più tempo, “la ripresa dei titoli di Stato italiani dovrebbe avere un crescente appeal”, assicurano.
Frena invece Alessandro Tentori, Cio di Axa IM Italia. “Nonostante l’ottima performance dei titoli di Stato italiani (+4,6% da inizio anno), è prematuro parlare di via libera nel lungo periodo – avverte -. Temi come la sostenibilità fiscale di lungo periodo, l’efficacia e le tempistiche degli investimenti finanziati con il Recovery Fund e la capacità di innovazione tecnologica rimangono fattori cruciali per la crescita potenziale del Paese”.
Per l’esperto una fetta consistente dello spread decennale è legata a queste tematiche di lungo periodo, più che al livello di incertezza politico. “Per farla breve – chiarisce -, la domanda che l’investitore internazionale si pone con più frequenza è: per quale motivo si dovrebbe registrare un boom di crescita in un Paese, il cui potenziale è stato di appena 0,3% in media negli ultimi venti anni? È una domanda lecita a cui da economista non saprei dare una risposta”.
La stessa perplessità emerge oggi dall’Osservatorio trimestrale di Mazziero Research, che mette in guardia dal mix mortale costituito da calo del Pil e aumento del debito. “Pur con un possente rimbalzo nel 2° semestre, stimiamo che il Pil 2020 subirà un calo dell’8,2%. Se a questo dato associamo un debito a fine anno che potrebbe aggirarsi tra 2.566 e 2.598 miliardi ci troviamo con un debito/Pil che balzerebbe dal 134,6% al 161,6% e un deficit/Pil dal 1,6% al 10,8%”, si legge.
Gli esperti precisano che al momento non si vedono impatti negativi e le imponenti emissioni di titoli di Stato vengono abbondantemente acquistate dalla Bce, che ha ormai superato il 20% di detenzione rispetto al circolante. Ma sottolineano che questa situazione apparentemente tranquilla rischia di non dare la reale misura dell’affanno del Paese. “Nei primi sei mesi dell’anno si sono persi oltre mezzo milione di posti di lavoro e il timore di una nuova estensione del contagio condiziona la fiducia di imprese e famiglie. Il Governo ha predisposto le linee guida per richiedere i finanziamenti a Bruxelles, ma sembra non avere fretta nel definire i dettagli necessari per ottenere i contributi. Siamo di fronte a un passaggio delicato, è bene che ciascuno di noi se ne renda conto senza illusioni; non ci sono bacchette magiche”, concludono.
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