Il Covid ferma l’industria italiana: crollo record della produzione
A marzo -28,4%. Auto e abbigliamento i settori più penalizzati. Franco (Bankitalia): “Sì a misure a fondo perduto e a iniezione di capitale”
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Dopo un avvio di giornata teso, lo spread Btp-Bund è tornato a calmarsi grazie al successo messo a segno dal Tesoro italiano nella maxi asta di oggi. Segno che per ora il mercato non teme ancora per la sostenibilità del debito di Roma grazie all’estesa rete di sicurezza montata dalla Bce.
Così Roma ha visto andare a ruba il suo debito e ha collocato tutti i 9 miliardi di euro dell’offerta, seppure con tassi in aumento. Nel dettaglio, la quinta tranche da 4,5 mld euro del Btp a tre anni è stata collocata con un rendimento sostanzialmente stabile dello 0,87% dallo 0,86% di metà marzo, i 2,5 mld euro dell’undicesima tranche del Btp a 7 anni sono stati emessi a un tasso dell’1,53%, dall’1,37% di due mesi fa, mentre il rendimento del titolo a 20 anni è salito al 2,49% dall’1,97% e quello del Btp a 15 anni è risultato pari al 2,23%. Immediata la reazione del differenziale, che dopo l’asta ha segnato una leggera contrazione a 233,782 punti base rispetto ai 239,808 della chiusura di ieri.
Non solo Italia, però, visto che la seduta è stata ricca sul fronte delle aste. La Germania ha collocato 863 milioni di euro di Bund al 2048 con un rendimento al -0,13% e rapporto di copertura solido a 2,5 e il Portogallo ha collocato 1,492 miliardi di euro di Ot su due linee al 2025 e al 2030, al di sopra del target prefissato compreso tra 1 e 1,25 miliardi euro.
“Fino a quando non vi sarà un aumento significativo e duraturo dei tassi di interesse, ratio di debito più elevati possono essere gestiti”, spiegano gli analisti di Raiffeisen Bank, che fanno notare come le finanze pubbliche dei Paesi della zona euro stanno affrontando la sfida più impegnativa dalla crisi finanziaria, alla quale però non seguirà un’altra crisi dell’euro come nel caso del 2007-09.
Ovviamente però tali ratio aumentano la vulnerabilità dei Paesi agli aumenti dei tassi di interesse e ai rallentamenti della crescita. E il ragionamento vale soprattutto per l’Italia. “L’attuazione di una strategia, accettata nei rispettivi Paesi, per ridurre i rapporti debito/Pil, migliorando anche le prospettive di crescita a lungo termine, diventa quindi ancora più pressante”, avvertono quindi da Raiffeisen.
Sulla stessa lunghezza d’onda gli analisti di Deutsche Bank, secondo cui la sostenibilità del debito nell’Eurozona non dovrebbe essere messa in dubbio fino a quando il programma di acquisti di emergenza pandemica della banca centrale rimarrà in vigore e sarà senza restrizioni: “La sfida della sostenibilità arriverà dopo il Pepp”, puntualizzano, spiegando di aspettarsi che l’Eurotower raddoppi il programma a 1.500 miliardi di euro entro settembre 2020 e lo estenda almeno fino alla prima metà del 2021. Gli esperti prevedono poi che l’Istituto di Francoforte continui a perfezionare il framework delle misure in materia di acquisti di asset e liquidità al fine di mantenere la stabilità finanziaria e una trasmissione adeguata della politica monetaria.
Più cauti gli strategist di Mizuho, secondo cui anche se Francoforte e la Bundesbank dovessero procedere con un ulteriore quantitative easing, la politica monetaria rimarrebbe però insufficiente a risolvere la fragilità fondamentale delle economie dell’Europa meridionale. Per gli esperti, l’offerta di titoli di Stato italiani e spagnoli dovrà aumentare ulteriormente se l’Ue non dovesse trovare la quadra sui finanziamenti.
Da tenere in conto c’è anche il fatto che non è ancora chiaro se Roma ricorrerà al Meccanismo europeo di stabilità. Per gli analisti Mizuho, utilizzare il Mes farebbe aumentare i consensi per la Lega e potrebbe innescare un allargamento dello spread Btp/Bund.